Ad oggi anche la tecnologia più evoluta non è ancora capace di leggerci nel pensiero e così, dimenticando di inviare per tempo l’SMS alla centralina del riscaldamento, la nostra casetta in montagna l’altra sera ci ha accolti con poco più di una decina di gradi. Brrr e ancora brrr, ma era troppo tardi per accendere il camino e quindi ci siamo buttati vestiti sotto il piumone...Maya con tanto di sciarpa, cappello e due coperte sopra il piumone. E’ sopravvissuta al “gelo” iniziale stando rannicchiata, immobile e con il fiato trattenuto, ma la stanchezza della giornata ha avuto la meglio in pochi minuti ed al mattino si è svegliata con due bei pumìn rus.
Prendendo spunto dall’imprevisto del riscaldamento il giorno dopo al mercato non ci siamo limitati a comprare solo patate, cipolle e formaggi per poter fare il pieno di calorie in serata con una ricca tartiflette, ma abbiamo investito anche una dozzina di euro per acquistare da un ferramenta il necessario per una nuova avventura: qualche metro di corda, un bel paio di guanti da lavoro ed una sega.
Anche se abbiamo ancora una discreta scorta di legna è stato divertente girare nei boschi sopra casa alla ricerca di rami di larice abbandonati sul terreno eccezionalmente asciutto e privo di neve. Siamo saliti sopra casa scarichi per poter poi tornare trascinando in discesa la nostra pesante ed ingombrante fascina di tronchi lunghi e scapigliati. All’andata abbiamo selezionato, raccolto e ordinato a bordo del sentiero ogni ramo degno d’interesse e sulla via del ritorno, dopo aver attraversato “in cordata” un torrente completamente gelato, abbiamo recuperato la legna legandola assieme per la punta. Per il trasporto io ho assunto il ruolo del “mulo” mentre Maya quello della conducente, controllando e recuperando da dietro qualsiasi ramo che si fosse sfilato dal cappio che stringeva la fascina. Nel tragitto abbiamo incontrato una coppia di anziani signori con i quali ci siamo scusati per averli costretti a qualche pseudo acrobazia per superare i tronchi che invadevano tutta la larghezza del sentiero. Hanno sorriso, ci hanno salutato ed in piemontese stretto hanno esclamato l’equivalente di: “Ce ne fosse tante di gente che tornasse a tirar via rami dai boschi abbandonati”.
Arrivati finalmente nei pressi di casa dopo qualche peripezia, un paio di ruzzoloni ed altrettante ripartenze più o meno divertite abbiamo improvvisato il banco di taglio sfruttando un muretto a secco. Maya non ha potuto accontentarsi di tenere fermi i tronchi, ma ha voluto contribuire anche lei al taglio. Ha quindi impugnato la sega di fronte a me per tirare e spingere con una discreta complicità in modo opposto al mio. Dopo un po’ di volte che ci siamo impiantanti e che la sega è saltata fuori dalla traccia ha toccato con mano l’importanza di essere leggeri nel metterci energia per assecondare la lama senza aver fretta. I bambini non hanno mai fretta, almeno sino a quando non si annoiano!
Per Maya l’ultima fase del lavoro è stata quella di caricare i ceppetti nella cesta ed a me sono toccati trasporto ed accatastamento contro la parete del balcone.
All’imbrunire nel camino il fuoco scoppiettava vivace alimentato dal frutto del nostro divertimento pomeridiano ed ad ogni ceppetto aggiunto ne abbiamo ricavato doppia dose di calore!
Da questa storia deduciamo qualche banale spunto di riflessione per imprenditori e professionisti.
- Tecnica e tecnologia possono essere di grandissimo aiuto per le nostre attività, ma solo se tempestivamente attivate ed utilizzate con consapevolezza e scopo.
- Da ogni disguido, ogni errore, ogni piccolo fallimento possiamo trarre insegnamento e stimolo per immaginare soluzioni nuove ed alternative volte a prevenire con una migliore organizzazione il ripetersi di tali accadimenti e possibilmente anche di quelli che abbiamo avuto la fortuna di non dover sperimentare sulla nostra pelle.
- Nei momenti di “bel tempo” ed abbondanza è opportuno accantonare, come fa la marmotta, le riserve per fronteggiare i tempi più duri e bui che potrebbero manifestarsi in futuro.
- Per alimentare riserve di energia non è però sufficiente limitarsi a non spendere o a non distribuire tutti gli utili pregressi, ma è opportuno mettersi nuovamente in gioco, sperimentare, reinvestire, dedicare tempo, lavoro ed impegno e magari anche qualche ulteriore investimento.
- Nell’avviare una nuova azione è bene dosare le proprie energie e programmare l’attività tenendo conto che per completarla (ed è fondamentale completare l’azione intrapresa per non sprecare tutto) si potrebbe fare più fatica o potrebbe richiedere più tempo di quanto originariamente preventivato.
- Quando c’è bel tempo (gli affari vanno bene) è il momento migliore per pianificare con lungimiranza e per operare la necessaria serenità e la giusta dose di leggerezza.
- Il coinvolgimento delle persone, il loro affiatamento e la consapevolezza da queste maturata durante l’attività quotidiana crea degli automatismi che potranno senz’altro tornare utile in futuro quando dovessero aumentare i ritmi e la pressione.
Alla fine magari si porteranno a casa solo l’equivalente di poche ceste di legna e qualcuno potrebbe dire che il gioco non valga la candela, ma noi ci siamo divertiti imparando un modo alternativo per scaldarci quando non ci fosse campo per l’SMS inviato per tempo, non ci fosse corrente elettrica per far partire la caldaia o per qualche motivo non dovesse più arrivare gas da bruciare.