Non è ancora iniziata l’88^ edizione della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco di Alba, ma questo fine settimana mi sono anticipatamente e felicemente sentito strapazzato “tra terra e luna”. Ho però invertito il giro: sabato luna e domenica terra!
Sabato al Sellalab di Biella. Con la mia mogliettina e la nostra piccola Maya siamo stati proiettati nel mondo digitale più evoluto del presente ed insieme ai tanti ospiti abbiamo potuto immaginare la sua evoluzione nel prossimo futuro. Il contesto è quello di una vecchia industria tessile distribuita lungo le scoscese sponde del torrente Cervo, riconvertita da alcuni anni, dopo altrettanti di abbandono in spazi di co-working ed in ambienti affascinanti capaci di ospitare persone dinamiche e desiderose di inventare nuovi lavori e realizzare imprese innovative. La giornata offre come al solito una grande varietà di argomenti, trattati in relazioni puntuali e concentrate in una mezz’ora, intervallate da 10 minuti per scambiare qualche battuta con il relatore, con gli altri ospiti o semplicemente per spostarsi in un'altra aula della ex fabbrica o prendere un caffè. Quest’anno però ci sono alcuni elementi in più che hanno trasformato la giornata al Sellalab in BiDigital. Le istituzioni del territorio hanno patrocinato l’iniziativa e partecipato ai lavori, le startup hanno avuto uno spazio dedicato per raccontarsi e tessere relazioni analogiche ed infine i ragazzi giovanissimi (dai 12 anni in su) hanno potuto partecipare a laboratori tutti dedicati a loro.
Tra i promotori della giornata c’è sicuramente Simone Marino che nel suo speech ci ha ricordato come la velocità con cui il progresso tecnologico avanza sia esponenziale e, sebbene nessuno sia oggi in grado di prevedere quando, molto probabilmente si arriverà ad un momento di #singolarità tecnologica. Questo accadrà il giorno in cui, dialogando con un’intelligenza artificiale, non ci accorgeremo più che non si tratta di un essere umano. Gli altri relatori che ho potuto seguire hanno approfondito come il digitale stia modificando e modificherà ulteriormente le nostre abitudini ed in particolare il nostro modo di comunicare, di lavorare, di fare la spesa, di perfezionare i pagamenti, di divertirci e persino di mangiare.
Internet ci avvicina a Persone, luoghi e cose lontane, ma al contempo un po’ paradossalmente ci sta allontanando a Persone, luoghi e cose vicine a noi e questo sta iniziando destare qualche preoccupazione. Ci è stato ribadito che l’IOT entrerà pesantemente nelle nostre case, nei nostri luoghi di lavoro e nelle nostre città, ma per la prima volta ho sentito che i display dei nostri smartphone tenderanno a scomparire per lasciare il posto ad un’interazione continua più spontanea e “naturale” con una pluralità di devices multisensoriali, capaci di liberare mani e sguardo e pertanto meno assorbenti di attenzione, ma ancor meno “controllabili”.
Dopo un sabato entusiasmante, ricco di stimoli, foriero di qualche ansia e tante nuove conoscenze digitali e qualcuna in carne ed ossa ho trascorso l’intera domenica a fare legna. Sono tornato nel bosco, ancora troppo verde per la stagione, dove lo scorso inverno avevo finito di accatastare le piante che i guardia-parco mi avevano consentito di tagliare negli ultimi due anni e, facendo un po’ di rumore ed un po’ di cattivo odore, ho rovinato per una manciata di ore la pace di quell’ambiente a me tanto caro tagliando in ceppi per stufe e camino qualche tonnellata di legna. I tronchi erano ben secchi e talmente duri che con la motosega abbiamo deciso di alternarci al lavoro con incessante ritmo. Come al Sellalab ogni mezz’ora le concedevo una pausa in cui la rifocillavo di olio e miscela ed io ne approfittavo per caricare i ceppi sul rimorchio del trattore. Il pomeriggio invece sono stato in compagnia di accetta e carriola per spaccare alcuni dei ceppi più grossi e per trasportare tutto il carico del trattore in legnaia. La giornata si è conclusa al tramonto con un ultimo lavoro che mi ha sempre regalato serenità e tanta soddisfazione. Si tratta della sistemazione dei tronchetti in legnaia. E’ un’attività dal tono di voce più sommesso rispetto a quelli fatti in precedenza, ma fondamentale per fare ordine e consentire il completamento dell’essicazione e la conservazione ottimale di tanta fatica. Spesso i vari ceppi che mi passano tra le #mani in quest’ultima fase del lavoro mi regalano un po’ del loro profumo, il ciliegio è il mio preferito, del loro calore ancora prima di bruciare, ma soprattutto mi stupiscono per come riescano ad incastrarsi perfettamente gli uni con gli altri nonostante siano enormemente diversi fra loro per specie, colore, forma e dimensione.
La legnaia rappresenta la nostra piccola riserva di energia rinnovabile e sebbene domenica abbia lavorato tutto il giorno in maglietta e pantaloncini presto potrebbe essercene bisogno anche per godersi il prossimo “viaggio” sulla luna!