8. IVA: C’E’ SEMPRE ANCHE SE NON SI VEDE

Potremmo definire l’IVA la “gramigna” delle imposte…come quest’erba che cresce ovunque e striscia in mezzo alle colture così l’IVA è sempre subdolamente presente nel prezzo di qualsiasi bene o servizio che acquistiamo. L’IVA colpisce indirettamente la capacità contributiva che ciascun consumatore finale manifesta ogni qualvolta acquisti qualcosa. Normalmente il prezzo include infatti il 22% di Imposta sul Valore Aggiunto anche se questa percentuale è destinata a crescere al 25% a partire dal prossimo anno 2018. Anche l’IVA però cerca di rispettare il principio costituzionale di progressività e quindi sono previste riduzioni di aliquota fino alla totale esenzione in ragione di quanto più il bene o servizio acquistato sia ritenuto essenziale per un vivere dignitoso. E così ad esempio ai medicinali ed alle assicurazioni a tutela propria, dei propri cari e dei terzi non si applica IVA (sono esenti), i prodotti agricoli non trasformati e l’acquisto di una prima casa di nuova costruzione scontano un aliquota piuttosto bassa (4%), i cibi e le bevande che vengono somministrati in bar e ristoranti e le spese per ristrutturare un’abitazione scontano un imposta un po’ più alta (ora 10% ma è già previsto che crescerà fino al 13%).

In realtà nonostante il buon proposito di modulazione delle aliquote per cercare di rendere meno oneroso il prelievo per le persone e le famiglie con minore capacità contributiva si verifica che l’IVA sia una delle imposte meno eque e rispettosa dei principi costituzionali andando a pesare proporzionalmente in misura superiore proprio sui soggetti più deboli. Questo dipende in buona parte da una progressiva evoluzione dei bisogni fondamentali delle persone a cui non è seguito un progressivo adattamento della Legge in parte anche per alcune rigidità imposte dalla normativa europea da cui trae origine.

Il bisogno di viaggiare o semplicemente di spostarsi quotidianamente, di mangiare fuori casa o con cibi confezionati, di parlare al telefono o di essere perennemente connessi ad internet sono bisogni oggi comunemente considerati quasi come primari, ma che vengono regolarmente gravati dal massimo prelievo IVA in quanto all’inizio degli anni ’70 dello scorso secolo (epoca di introduzione dell’IVA) non avevano la portata attuale ed in alcuni casi non si potevano nemmeno immaginare.

Con l’IVA lo Stato incassa circa 120 Miliardi di euro l’anno che rappresentano circa il 14% delle Entrate complessive. Sebbene l’imposta gravi esclusivamente sui consumatori finali questa viene materialmente versata ogni mese (o trimestre) dalle imprese che operando con il pubblico hanno incassato il prezzo comprensivo di IVA. Molto banalmente, da semplici consumatori, per far sì che l’IVA che paghiamo venga effettivamente versata allo Stato dobbiamo ricordarci di chiedere sempre lo scontrino (al bar, al ristorante, al mercato, in qualsiasi negozio) o la fattura (all’artigiano, al giardiniere, al commercialista, all’avvocato…). In questo modo contribuiremo anche a contenere le situazioni di concorrenza sleale che in alcuni casi patologici potrebbero costringere a chiudere proprio quegli operatori che si sono comportati nel massimo rispetto della legalità.

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