Nell’epoca che stiamo attraversando si sente sempre più forte l’esigenza di comunicare. La scusa, promossa come opportunità, è che i nuovi media che sfruttano internet possono raggiungere in qualsiasi angolo del pianeta, a costi prossimi allo zero, controparti inimmaginabili per numero, varietà e spessore.
La ragione, a mio avviso più profonda, che forse è anche conseguenza dell’opportunità di cui sopra, è che in questo gran vociare più nessuno ascolta, il livello di attenzione si sta abbassando sempre di più, anche perché si ha l’impressione e la presunzione di aver già visto e compreso tutto nel tempo di uno scroll.
E così per colmare l’ansia di rimanere soli cresce il desiderio di comunicare e l’istinto porta ad alzare il tono di voce, a mettere gli striscioni, a creare effetti speciali ad urlare esattamente come allo stadio.
Questo libro, di cui al momento non ho ancora letto una pagina, nasce sicuramente con l’intento di comunicare (presto scopriremo cosa!), di lasciare un piccolo segno, ma soprattutto con il desiderio di approfondire, di dedicarsi un po’ tempo per conoscere, per riscoprire noi stessi, il gruppo di lavoro di cui facciamo parte o per scoprire un tratto che non avevamo mai notato prima della persona con cui tutti i giorni condividiamo la scrivania, lo stesso tetto o magari addirittura il medesimo letto. Spero comunque che le nostre storie possano essere in grado di coinvolgere anche qualche storico cliente che ci conosce molto bene e magari anche coloro che incontreremo in futuro.
L’incontro con Geef Narrazioni (l’azienda che si è occupata della realizzazione del libro) è invece avvenuto di sabato, in una storica fabbrica tessile che contribuì un paio di secoli fa a dare origine alla rivoluzione industriale del territorio biellese e che recentemente, dopo diversi anni di abbandono, è stata recuperata e trasformata in uno spazio capace di ospitare imprese e professioni diverse per il lavoro quotidiano, eventi e occasioni d’incontro per mescolare le idee e far nascere nuove opportunità non solo di business. Con noi la magia ha funzionato!
Geef è stata coinvolta con l’idea di darci una mano per “confezionare” un biglietto d’auguri natalizio, di cui però poi non s’è fatto nulla, ma presto abbiamo rilanciato (al buio!) chiedendo loro di contribuire a preparare un regalo speciale da dedicare a una Persona ancora più speciale e un po’ anche a tutti noi dello Studio.
Adina, Alessia, Carla, Debora, Giada, Luana, Nadia, Stefania, Rita, Fausto sono i coautori delle loro storie che hanno come protagonista e filo conduttore del libro la Ragioniera, il Grillo, la Zia che non è zia o semplicemente Lidia. La stessa che pochi giorni fa in un rovente tardo pomeriggio di fine giugno si è assentata dall’ufficio per ripresentarsi dopo una manciata di minuti con una vaschetta di gelato, coppette e palette facendoci una sorpresa dal sapore d’altri tempi.
Mi piace rilevare che le interviste, le chiacchierate e le “confessioni” con il gruppo Geef sono avvenute nel tempo di altrettante pause pranzo mangiando un boccone dagli amici di 16Pincopallo, un barbiere-bistrot in cui lo chef è un grafico pubblicitario e il maestro barbiere/parrucchiere ha la barba, i capelli incolti e l’animo bambino e po’ contadino.
Dalle parole passiamo ai numeri, proprio quelli con cui giochiamo tutto il giorno tutti i giorni. Sebbene uno studio di Commercialisti con i numeri ci lavori, non tutti li approcciamo allo stesso modo: c’è chi li spacca in quattro e per i rotti dopo la virgola vorrebbe non fermarsi mai con l’idea che con i numeri ci si possa avvicinare alla “perfezione”, c’è chi invece prende solo gli interi, chi addirittura si accontenta di arrotondare alle migliaia o chi cerca sempre una quadratura di conferma. C’è chi i numeri li ha sempre in testa, chi non li vuole vedere nemmeno in cartolina e chi invece li osserva per provare a comprendere il senso delle cose e per proiettarsi verso il futuro.
In ogni caso anche i numeri sono segni e seppur in modo diverso rispetto alle parole anche loro raccontano storie che nel bene o nel male ci portano nuovamente alle Persone, alle loro “Imprese”, alle loro Vite.
Dedichiamo arbitrariamente questo libro al numero 7. Lo zero in numerologia non conta!
Chi porta con sé i tratti di questo numero ha la caratteristica di assaporarsi la vita, ricercando gioia, piacere e bellezza di ogni giorno perché è intimamente consapevole che potrebbe essere l’ultimo. I 7 calcolano e pianificano parecchio, elaborano facilmente strade alternative nella convinzione che il futuro possa offrire opportunità ancora più piacevoli ed eccitanti di quelle che si godono nel presente. I 7 godono generalmente di un’ottima visione di insieme, riescono a percepire il quadro generale traendo spunto da una insaziabile giocosa curiosità. Se in vena buona sono pervasi di leggerezza, ottimismo e sovente contornati da una buona dose di caos. Lidia non è un 7 di nascita, ma da quest’anno questo numero entra prepotentemente nella sua vita e noi le auguriamo di cuore di volersela godere.
Anche se le storie normalmente guardano al passato ci piace l’idea di leggerle per acquisire consapevolezza circa le nostre origini, dell’eccellenza e del duro lavoro che abbiamo ereditato e che vorremmo poter meritare facendone tesoro per il futuro.