Questa è la storia di fantasia ma fiscalmente veritiera di Dis e Gual.
Due lavoratori dal nome spagnoleggiante ma italianissimi, due persone in gamba nel pieno della loro carriera che si sono dati parecchio da fare per un anno intero ciascuno nel proprio ambito e che, il caso vuole, abbiano esposto nella dichiarazione per il 2020 il medesimo reddito lordo complessivo.
Dis e Gual per qualità umane, cultura e competenze professionali potrebbero tranquillamente essere la medesima persona: se si conoscessero sono sicuro che andrebbero d’accordo e si stimerebbero a vicenda, se si scambiassero i lavori sono certo che nessuno dei due farebbe brutta figura nei panni dell’altro.
Per gli standard italiani Dis e Gual sono due contribuenti decisamente sopra la media in quanto in un anno complicato come il 2020 ciascuno è riuscito a maturare un reddito lordo nell’intorno di 60.000 euro.
La statistica del MEF ha recentemente reso disponibili i dati delle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche relativi all’anno 2019 https://www1.finanze.gov.it/finanze3/analisi_stat/index.php?tree=2020 mettendo in evidenza (come di consueto!) che il reddito medio dei 41.525.982 italiani che l’anno scorso hanno presentato una qualche forma di dichiarazione è stato di poco superiore ai 21.000 euro lordi (per l’esattezza 21.299 euro). Per il 2020 mi aspetto un dato medio ancora più basso e quindi il divario con i nostri protagonisti risulterebbe persino superiore.
DIVERSE MODALITA’ DI LAVORO IN UN ANNO COMPLICATO
Dis e Gual hanno entrambi acquistato rispettivamente con l’aiuto di banche e genitori un’abitazione di proprietà in cui risiedono con il relativo coniuge, non hanno figli e non hanno ulteriori redditi (derivanti per esempio da altre attività occasionali, affitti, dividendi, plusvalenze…) ma Dis è un agente immobiliare titolare di partita iva mentre Gual è un funzionario dipendente di una grande multiutility.
L’anno scorso il mercato immobiliare è stato molto altalenante: nel primo semestre il numero le compravendite sono diminuite drasticamente in ragione delle incertezze e delle paure causate dal Covid e dai mesi di forzato coprifuoco, mentre nel secondo semestre invece si è registrato un nuovo interesse verso il mattone (più case che uffici, negozi e laboratori, più per quelle con terrazzi e giardini e più per abitarci che per affittarle ad una schiera di universitari e lavoratori fuori sede o di turisti da airbnb che per un po’ si è pensato fossero specie in via di estinzione). Dis già nel 2019, guardando sempre avanti, aveva investito molto nella sua piccola attività affittando un ufficio più grande che ha ristrutturato per renderlo più accogliente e confortevole non solo per i clienti ma anche per i collaboratori che aveva ritenuto opportuno iniziare ad introdurre stante i numerosi immobili che gli venivano proposti grazie ad oltre 20 anni di gavetta in cui aveva potuto maturare esperienza, dimostrare serietà e professionalità e tessere una discreta rete di relazioni interpersonali. Le settimane di riposo forzato gli hanno dato la possibilità di affinare anche alcune innovazioni tecnologiche a cui aveva già lavorato in passato quali la gestione di tour virtuali degli immobili e la promozione anche tramite social e new media degli stessi. L’impegno, la lungimiranza e gli investimenti hanno portato a Dis molto lavoro tanto che tra all’inizio del 2021 dopo aver lavorato per diversi mesi 10/11 ore al giorno 6 giorni su 7 ha iniziato a formare (e pagare) altri due giovani collaboratori.
Gual invece lavora nell’ufficio marketing e comunicazione di una grande azienda. In realtà fin dai primi giorni in cui si è manifestata l’emergenza Covid lui in ufficio non ha più messo piede perché l’azienda gli ha imposto di stare a casa per opportuna precauzione ma anche per non correre il rischio di subire ripercussioni di alcun genere per ragioni di sicurezza sui luoghi di lavoro e per cercare di risparmiare un po’ di costi. Per Gual, grazie allo smart working ed alla fortuna di operare in un settore che non ha risentito dell’emergenza Covid, non c'è stato nemmeno un giorno di cassa integrazione e, a parte un po’ di disagio iniziale, la qualità della vita è decisamente migliorata. E’ aumentato il suo tempo libero, si è imposto un’alimentazione più sana e regolare, riesce a far più sport ed è tornato ad essere in splendida forma. Come già accennato i risultati aziendali sono stati molto buoni e alla fine dell’anno Gual è riuscito anche conseguire un premio di produttività su cui ha potuto beneficiare di una tassazione super agevolata di appena il 10%.
Veniamo ora alle dolenti note delle imposte e dei contributi da dover versare su frutti del lavoro di Dis e Gual.
IL CONTO SALATO DI DIS
Dis essendo un titolare di partita IVA ha potuto beneficiare di diverse proroghe per il versamento di quanto dovuto a titolo di saldo per il 2020 e acconto per il 2021. Il termine per tale versamento senza maggiorazioni di interessi e sanzioni scadeva il 15 settembre. Quando alcuni giorni prima ho chiamato al telefono Dis per comunicargli quanto avrebbe dovuto pagare mi tremava la voce. Quando l’ho incontrato nel mio ufficio per concordare come procedere è stato umanamente ancor più doloroso.
A fronte di un reddito complessivo lordo di 60.000 Dis ha da versare circa 36.000 euro già al netto delle ritenute che ha subito durante l’anno a fronte del pagamento di alcune provvigioni da parte di qualche sostituto d’imposta e di qualche detrazione di cui ha potuto beneficiare. Fra meno di 3 mesi dovrebbe versare altri circa 12.000 euro a titolo di secondo acconto IRPEF e di secondo acconto dei contributi dovuti alla gestione commercianti per la quota eccedente il minimale del 2021 (circa 4.000 euro). Preciso che in questo conteggio non ho considerato l’IRAP per rendere omogeneo il confronto con Gual ma in realtà c’è anche quella.
A chiunque potrebbe sembrare iniquo ed insostenibile un prelievo di circa 52.000 euro a fronte di 60.000 di reddito, ma Dis si è venuto a trovare in questa sgradevole situazione perché nel corso del 2020, nonostante abbia ottenuto qualche modesto contributo ed un piccolo finanziamento bancario a condizioni agevolate, non è riuscito finanziariamente a trovare le risorse per pagare né i contributi all’INPS (che avrebbero potuto contribuire a ridurre il reddito imponibile e quindi l’IRPEF) né gli acconti su base storica dell’IRPEF.
Questo è accaduto anche perché il reddito fiscale di Dis, sebbene sia calcolato come differenza fra i ricavi materialmente incassati e costi effettivamente sostenuti, è più alto di quello economicamente conseguito in ragione principalmente
- del recupero a tassazione in tutto o in parte di alcune spese considerate promiscue con la sua sfera privata o addirittura non inerenti come per esempio gli interessi sui debiti IVA trimestrali o l’IRAP;
ed è ancora più alto di quello che finanziariamente è riuscito a produrre in ragione di:
- investimenti pagati per intero ma il cui costo non è un costo (partecipazione in una nuova iniziativa commerciale)
- investimenti il cui costo può essere dedotto solo nel corso di più annualità sotto forma di quota d'ammortamento;
- pagamenti di debiti di esercizi precedenti (commerciali, bancari, fiscali, previdenziali);
- ritenute a titolo d’acconto subite durante l’anno .
PER GUAL VACANZE PAGATE
Con Gual invece a fine giugno l’incontro è stato molto più sereno e spensierato perché nel consegnargli il suo modello 730 ho potuto felicemente annunciargli la liquidazione nella busta paga di luglio di un considerevole rimborso IRPEF (dovuto principalmente ai lavori sostenuti alcuni anni prima per la ristrutturazione e l’efficientamento energetico della loro casa) con cui avrebbe potuto regalarsi una gran bella vacanza.
CUNEO FISCALE: CONFRONTO IN SINTESI TRA DIPENDENTE E PARTITA IVA
Nella seguente tabella si riepilogano sinteticamente i numeri essenziali delle dichiarazioni dei redditi di Dis e Gual arrotondati e ripuliti delle peculiarità di ciascuno (uno ha il mutuo, l’altro le spese di ristrutturazione, uno non è riuscito a pagare i contributi, l’altro ha conseguito il premio di risultato…) per renderli direttamente comparabili.
DIS |
GUAL |
|
Reddito lordo |
60.000 |
60.000 |
Contributi a carico lavoratore |
-14.400 |
-5.820 |
Reddito imponibile |
45.600 |
54.180 |
IRPEF lorda |
-13.648 |
-16.908 |
Addizionale regionale |
-1.254 |
-1.490 |
Addizionale comunale |
-365 |
-433 |
Reddito netto teorico |
30.333 |
35.348 |
% di prelievo su reddito lordo |
49,44% |
41,09% |
% di prelievo su costo azienda del lavoratore |
55,81% |
Per Gual è stata aggiunta un’ultima riga in ragione del fatto che per quest’ultimo il datore di lavoro ha versato un'ulteriore quota di contributi previdenziali pari a circa un terzo del suo imponibile previdenziale (mal contati circa 20.000 euro). Il costo azienda o se vogliamo il valore prodotto da Gual non è quindi pari ai 60.000 euro di reddito evidenziati in dichiarazione, ma è di ben 80.000 euro alterando e rendendo ancor più diseguale un confronto che finora, pur con tutte le precisazioni che abbiamo cercato di raccontare, avevamo ritenuto, almeno sulla carta, paritetico.
Quando si parla di cuneo fiscale normalmente ci si riferisce alla differenza tra il costo azienda di un lavoratore e il reddito che questo riesce concretamente a monetizzare al netto di tutti i prelievi fiscali e contributivi. Analogo discorso si potrebbe fare come differenza fra il reddito lordo e quello netto del titolare di partita IVA solo che per quest'ultimo, come abbiamo avuto modo di vedere sopra, ci sarebbero un po' più di variabili da considerare.
In ogni caso in entrambi i casi senza troppi giri di parole il prelievo è nell'insieme talmente elevato che rischia di disincentivare coloro che hanno voglia di lavorare, impegnarsi e intraprendere.
PROGRESSIVITA’ O DISUGUAGLIANZA?
La questione del cuneo non è però il fulcro di questa storia.
Dis e Gual vogliono preferiscono insegnarci quanto, in alcuni casi, possa risultare ingannevole ed iniqua la rappresentazione dei redditi di lavoro dipendente rispetto a quella di tutti gli altri lavoratori titolari direttamente o indirettamente (in quanto soci lavoratori di una qualche società o di un’associazione professionale) di partita iva.
Un caso a sé è rappresentato dalle partite iva individuali in regime forfettario (cosiddetti contribuenti marginali) su cui per chi avesse piacere rimando alla lettura di quanto commentato a suo tempo https://www.studiofabbromartini.it/pillole-fiscali/2531/
Ingannevole perché, a prescindere dai luoghi comuni secondo i quali i titolari di partita iva sono dei mezzi ladri ed i dipendenti specie se pubblici sono dei fannulloni, il reddito che evidenzia in dichiarazione il Dis di turno molto probabilmente è superiore a quanto materialmente è riuscito a monetizzare, mentre al contrario quello evidenziato nella dichiarazione di Gual è inferiore a quanto ha potuto effettivamente incassare o che prima o poi incasserà (si pensi per esempio a TFR, ratei ferie e permessi maturati e non ancora goduti, premi assoggettati a tassazione ridotta, ma soprattutto a quell’ampia fetta di contributi previdenziali di cui si fa interamente carico il datore di lavoro).
Iniqua perché la dichiarazione dei redditi dovrebbe quantificare l’effettiva capacità contributiva di ciascuno in modo da tassarla nel rispetto dei principi costituzionali e quindi anche all’insegna della progressività. Se i redditi evidenziati in dichiarazione non rispecchiano quelli reali (nuovamente chiedo al lettore di dimenticare i luoghi comuni) non solo il prelievo fiscale non è equo e vi potrebbe essere l’effettiva tentazione per il titolare di partita iva di cercare di adeguare il proprio reddito ad un prelievo che solo lui ritiene più giusto (contribuendo così a rafforzare i luoghi comuni di cui sopra), ma potrebbero determinare altre piccole o grandi ingiustizie quali per esempio falsare l’ordine delle liste di ammissione all’asilo nido o quelle per accedere a borse di studio, assegni e sussidi di vario genere, potrebbero alterare la fascia di determinate tariffe per servizi pubblici (dalle strisce blu per il parcheggio dell’auto sotto casa al costo di alcuni servizi sanitari…).
Visto che è allo studio del Governo una proposta di legge delega per riformare l’intero nostro sistema fiscale sarei felice se qualcuno che siede nelle stanze dei bottoni potesse leggere (e capire) la storia di Dis e Gual.