DUE GAMBE E MEZZA

Dicono che la Passiflora simboleggi la passione di Gesù Cristo.

L'immagine di questo fiore accompagna questa nuova storia e la passione che sono costretti ad alimentare quotidianamente tutti coloro che si occupano direttamente o indirettamente di fiscalità.

QUANDO L'INERZIA STA PER FINIRE

Mentre la nazionale di calcio giocava l’ultima mezz’ora della sua esperienza europea io viaggiavo ascoltando la radiocronaca in direzione della montagna per andare a tagliare l’erba delle stradine che portano a Desertes e attorno a quanto sopravvissuto del giardino sperimentale.

La pandina  4x4 autocarro è carica di attrezzi, di taniche di benzina e di un bel cestino con tutto il necessario per apprezzare nell’ordine cena, colazione e pranzo al sacco…le strade sono deserte, persino in tangenziale non c’è nessuno, ma visto che è già tardi decido di proseguire in autostrada proprio mentre alla radio iniziava il processo al commissario tecnico e a tutta la delegazione azzurra. Nel mio procedere regolare, un po’ frastornato dalla stanchezza, dal caldo umido di una giornata particolarmente afosa e dal rumore dell’aria dei finestrini all’improvviso si spegne il motore. Il cruscotto si illumina di spie rosse ed arancioni.

Metto in folle e, nel proseguire per inerzia, tento più volte di girare la chiave per provare a riavviare il motore ma senza successo...proprio come Spalletti!

Controllo negli specchietti retrovisori: non c’è nessuno. E questo è l'unico effetto positivo della partita contro la Svizzera.

Accendo i lampeggianti di emergenza e mentre l’auto rallenta progressivamente la stanchezza di pochi istanti prima è miracolosamente venuta meno e sono nuovamente concentrato e attento sul da farsi.

E’ una brutta situazione perché sto viaggiando su un tratto di autostrada a doppio senso di marcia in ragione dell’ennesimo restringimento di carreggiata per lavori. La corsia di emergenza è ridotta, ma per fortuna sono nella direzione giusta e posso ancora sperare nelle piazzole di emergenza. Finalmente ne vedo una in lontananza, ma l’inerzia sta per finire.

Controllo gli specchietti per l’ennesima volta e scendo a spingere pochi istanti prima che la velocità venga del tutto meno. Ci sono quasi ma, preso dall’ansia di togliermi dalla corsia, appena si apre lo slargo sbaglio l’approccio e con la ruota destra finisco contro uno sparti traffico di gomma che frena la mia corsa. Aggiusto la direzione, spingo la panda avanti e indietro con tutta la forza che mi rimane e raggiungo finalmente la piazzola.  Salto nuovamente in auto, richiudo velocemente lo sportello e tiro, finalmente un sospiro di sollievo. 

Pochi secondi dopo passa un autotreno che mi fa traballare insieme all'intera scatoletta rossa per lo spostamento d’aria che ha provocato: sarà il primo di una lunga serie…

S.O.S. (SAVE OUR SOULS)

Cerco tra i documenti il certificato dell’assicurazione per trovare il numero dell’soccorso stradale. Risponde un call center virtuale. Ricevo un sms con un link. Clicco e come prima cosa mi chiedono l’autorizzazione al trattamento dei dati personali. Ovviamente do il consenso ad individuarmi con il geo-satellitare e compilo un form con i dati essenziali: nome, cognome, targa del veicolo e direzione del senso di marcia.

Richiesta di soccorso inviata!

Dopo pochi minuti mi chiama un operatore facendomi qualche ulteriore domanda per accertarsi della gravità della situazione, mi rassicura, mi dice di portare pazienza ancora per una mezz’ora e mi saluta raccomandandosi di tenere il telefono libero.

La mezz’ora diventerà oltre un’ora, ma sono tranquillo. Nel cestino delle vivande avevo messo anche un paio di birre e un pacchetto di patatine e dalla piazzola della salvezza mi “godo” un aperitivo con vista montagne e temporale in arrivo.

Quando arriva il carroattrezzi la birra è finita da tempo, diluvia e si è fatto buio. In meno di 3 minuti la panda viene caricata sul cassone e mi ritrovo nell’abitacolo del camion insieme all’autista coinvolto in un dialogo, a tratti surreale, oggetto di questa mia riflessione da “commercialista giardiniere”.

La sintesi di un confronto secco, veloce ed essenziale è la seguente.

L’assicurazione rimborsa il soccorso solo fino alla prima officina autorizzata o al deposito più vicino dell’organizzazione di autosoccorso. Ogni chilometro in più che eventualmente si rendesse necessario è a carico del malcapitato. Combinazione vuole che il loro deposito sia proprio a pochi minuti dal luogo dell’incidente e quindi per tornare a casa con tutti i miei attrezzi bisogna percorrerne una sessantina ad andare ed altrettanti per riportare il mezzo in posizione. Dopo mille questioni sul fatto che “per legge” (più facilmente per accordo contrattuale) avrebbe dovuto assolutamente lasciarmi nel deposito per garantire il pronto intervento in caso di nuovo incidente e che non poteva fare eccezioni perché il mezzo era geolocalizzato e costantemente monitorato dalla centrale operativa, mi fa contento e chiama il suo “capo” per cercare di trovare una soluzione.

Con il capo le “leggi” non sono più un problema e la soluzione si fa semplice: “Due gambe e mezzo e ti riporto a casa!”

“Però me li fatturate?” esclamo io un po’ provocatoriamente.

Se vuoi la fattura bisogna aggiungere l’IVA e tutto il resto…” risponde lui ma nel frattempo aveva già ricomposto il numero del capo per chiedere quanto fosse tutto il resto.

La risposta del capo è ancor più rapida, tipica di chi ha grandissima competenza e dimestichezza con gli effetti derivanti dalla fiscalità: “Se vuoi la fattura sono 360 euro più IVA.”

Ribatto chiedendo se stessero scherzando, ma mi viene seccamente ricordato che mi stavano facendo un favore e mi invita a farmi andar bene le due gambe e mezzo perché loro non avevano tempo da perdere.

Comprendo il messaggio e accetto per i 250 euro.

“Non ho tutti quei soldi in contanti!” esclamo io in tono preoccupato.

“Troveremo senz’altro una banca da cui prelevare da qui a Baldissero…” risponde lui candidamente e poi aggiunge ”Comunque qui ho anche il bancomat!” facendomelo vedere.

Sono basito ma rispondo prontamente "Benissimo! Grazie!"

Finita “la trattativa” riprendiamo l’autostrada in direzione di casa. La raggiungiamo in meno di un’ora.

Pago l’efficiente servizio con il bancomat e l'autista con ulteriore mio stupore mi rilascia un modulo compilato in fretta e furia su carta copiativa, perché nel frattempo aveva ricevuto una nuova richiesta di intervento, con gli elementi essenziali del soccorso prestato e dell'azienda che lo aveva gestito.

DUE NUMERI E POCHE IDEE MA BEN CHIARE

Nel vivere un’esperienza del genere a me è venuto spontaneo fare due conti per stimare l’entità del fenomeno evasivo di una organizzazione come quella che mi ha soccorso con la massima efficienza.

Una tra le migliori della zona che lavora sistematicamente con tutte le principali compagnie assicurative, con le società di gestione delle autostrade e con le forze dell’ordine per le rimozioni forzate e per la gestione delle emergenze.  Servizio 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno con turni di 12 ore, 40 carri, 4 depositi e 2 officine, 8 dipendenti amministrativi. Quando in servizio ogni carro gestisce mediamente 5 o 6 interventi per turno e credo che i casi come il mio siano più frequenti di quanto si possa immaginare.

I calcoli fatti dal capo evidenziano che gli oneri fiscali, nell’ambito della sua attività, contribuiscono ad aumentare il prezzo da chiedere al consumatore finale di circa il 75% del valore economico del servizio.

Il costo a chilometro passa da 2 a 3,75 euro iva compresa.

Posso confermare che tale proporzione è corretta e ragionevole anche per tante altre attività.

Il CONTRIBUTO ALL'EVASIONE DI CIASCUN CONSUMATORE FINALE

Questa storia è dedicata principalmente ai consumatori finali, più che ai titolari di partita iva, perché possano rendersi conto della componente fiscale presente nei prezzi di molti dei prodotti e dei servizi che acquistiamo regolarmente.

Sovente siamo proprio noi, in veste di consumatori finali, che non siamo disposti a pagare un prezzo tanto elevato e, ove possibile, contribuiamo ad alimentare fenomeni di piccola evasione.

Cercare giustificazioni nel fatto che il nostro caso sia poca cosa rispetto ai fenomeni messi in campo dai grandi evasori è sbagliata perché quando i piccoli numeri si ripetono con grande frequenza portano matematicamente anch'essi a grandi forme di evasione massiva.

Sappiamo però che tutto ha un prezzo, anche non rispettare le regole.

Bisogna solo sperare che a pagare non siano sempre gli stessi.

Ieri ho liquidato le mie imposte personali che dovrò cercare di versare nei prossimi mesi. Dopo averlo condiviso con mia moglie, nel coricarmi a letto mi sono addormentato, sfinito, con le lacrime agli occhi.

Nel risvegliarmi questa mattina di buon ora, mi è venuto spontaneo raccontare questa storia.

Infine mi permetto di invitare tutti a tenere a mente i numeri e le riflessioni di cui sopra ogni qualvolta che sentiremo la notizia dell’ennesimo sciopero dei tassisti o delle proteste dei balneari rispettivamente contro l’utilizzo del POS per l’onere delle commissioni bancarie o contro la riforma delle concessioni delle spiagge…

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