TRA LE RIGHE DELLA DELEGA PER LA RIFORMA FISCALE

Il Consiglio dei Ministri del 4 ottobre ha approvato il testo della Legge Delega da sottoporre a Camera e Senato per poi lavorare alla riforma di buona parte dell’intero nostro sistema fiscale.

La bozza si compone di una decina di articoli all’apparenza piuttosto generici in cui è difficile capire esattamente quali potranno essere i reali effetti della riforma. Di seguito provo a sintetizzare quanto letto e dare la mia personalissima interpretazione di quello che credo possa capitare in seguito in ragione di quello che vedo scritto tra le righe. Delle reazioni a caldo di giornalisti, opinionisti e politici mi limito a dire che le ho spesso trovate acritiche e/o pretestuose.

 

Il primo obiettivo dichiarato della riforma fiscale è quello di stimolare la crescita economica attraverso l’aumento dell’efficienza della struttura delle imposte e la riduzione del carico fiscale sui redditi derivanti dall'impiego dei fattori di produzione.

A seguire vengono principi abbastanza scontati come la semplificazione del sistema tributario, il mantenimento di un buon livello di progressività e la riduzione dell’evasione fiscale.

L’articolo 10 tratta le disposizioni finanziarie conseguenti dall’intera legge delega e precisa che dalla sua messa in atto non debbano scaturire maggiori oneri per le finanze pubbliche. Poi aggiunge che maggiori oneri saranno possibili solo se prima si saranno reperite nuove e maggiori risorse dalla riforma di altre imposte nell’ambito del medesimo ampio di disegno di legge delega.

Questo significa non solo che il carico fiscale complessivo difficilmente diminuirà, ma che alcune imposte inevitabilmente saranno destinate a modificarsi ed in alcuni casi anche ad aumentare.

Per quanto riguarda la riforma del catasto (che si farà!) all’articolo 7 prevede invece un semplice primo passo che consenta di migliorare entro il 1° gennaio 2026 la qualità, l’attendibilità e la facilità di fruibilità delle informazioni presenti in banca dati con specifico riferimento anche al valore patrimoniale degli immobili ed alla loro rendita tenendo conto dell’evoluzione dei prezzi di mercato, ma si precisa che tali nuove informazioni non dovranno essere utilizzate per la determinazione della base imponibile dei tributi la cui applicazione si fonda sulle risultanze catastali.

Con riferimento all’Imposta sui Redditi delle PErsone Fisiche (articolo 3) si vuole introdurre un drastico sistema duale che distingua nettamente i redditi da lavoro da quelli derivanti dall’impiego dei risparmi (e quindi dall’investimento di liquidità e capitali e dallo sfruttamento di altri patrimoni come sicuramente quello immobiliare e magari anche quelli rappresentati da beni mobili diversi da quelli utili per la semplice sopravvivenza). Questi ultimi saranno tutti indistintamente assoggettati ad una medesima “flat tax” in stile cedolare secca per intenderci.

I redditi da lavoro dovranno scontare un’imposta progressiva ma rimodulata in termini di scaglioni, aliquote e sistema di deduzioni e detrazioni in modo da stimolare la partecipazione delle persone (specie dei più giovani) al mercato del lavoro ed incentivi a volersi dar da fare piuttosto che ad essere mantenuti da qualcosa tipo sussidi e reddito di cittadinanza.

Anche il reddito d’impresa (articolo 4), al pari di quello di lavoro autonomo, a prescindere dalla tipologia di organizzazione o forma giuridica con cui si intenderà produrlo, dovrà essere tassato nel rispetto dei medesimi criteri previsti per la tassazione del lavoro e quindi nuovamente in modo da stimolare ed incentivare chi fa, intraprende e rischia.

Con riferimento all’IVA ed alle altre imposte indirette (tra cui le accise) si prevede invece l’introduzione di un sistema di norme volte a razionalizzare il prelievo su valore aggiunto, produzione e consumi in modo da cercare di contrastare l’evasione ed aumentare l’efficienza del prelievo. In questo articolo si pone inoltre l’attenzione sugli obiettivi dell’European Green Deal, sulla transizione ecologica e su produzione e consumo di energia.

Infine con riferimento all’IRAP (articolo 6) si prevede una sua graduale abrogazione a fronte del relativo assorbimento nell’ambito della tassazione dei redditi d’impresa.

 

TAX SHIFTING TRA LE RIGHE

E’ sempre stato molto dibattuto se sia preferibile tassare il reddito prodotto o quello consumato. Come per qualsiasi cosa della vita si tratta di trovare il giusto equilibrio.

Negli ultimi 50 anni si è preferito far pendere la bilancia verso i redditi prodotti forse perché in linea di principio potrebbe risultare più equo e giusto, ma questo ha comportato diverse inefficenze ed alcune anomalie che negli ultimi decenni hanno senz’altro contribuito a pesare sull’economia reale e a mio avviso anche a rafforzare il trend demografico che oggi rappresenta il nostro principale problema.

Nella bozza di legge delega leggo la volontà di tentare di trovare un diverso equilibrio che ci si augura possa evitare di farci cadere e sbattere così forte da non consentirci più di rialzare.

 

I BENEFICI DELLA RIDUZIONE DEL CUNEO FISCALE

Il tentativo di ridurre il famoso cuneo fiscale che grava su aziende e lavoratori avrebbe il doppio benefico effetto di:

  • rendere più competitivo il nostro sistema produttivo agevolando le esportazioni e magari consentendo in alcuni casi di far anche rientrare in Italia alcune produzioni che da diverso tempo non conveniva più gestire internamente;
  • stimolare le aziende ad assumere in ragione di un minor costo del lavoro e le persone a lavorare non solo perché alla fine del mese o dell’anno potranno ritrovarsi in tasca qualcosa di decisamente più sostanzioso, ma anche perché si tornerebbe finalmente ad un contesto che premia l’impegno.

Visto che non possiamo permetterci di finanziare una riduzione della pressione fiscale sul lavoro gravando di ulteriore debito le generazioni future che non solo sono sempre meno numerose perché i padri degli ultimi 20/30 anni non hanno creduto alla sostenibilità del sistema che i loro padri avevano impostato, ma che scappano dall’Italia per non correre il rischio di rimanere con il cerino in mano, è necessario recuperare gettito da qualche altra parte.

 

QUALI IMPOSTE AUMENTERANNO

Pare invece ragionevole prevedere il reperimento del gettito necessario tramite:

  • un incremento delle aliquote IVA che passi soprattutto attraverso la riduzione dell’attuale elevatissima forbice che esiste tra quelle agevolate e quella ordinaria, la rimodulazione di alcune accise sui prodotti energetici e l’introduzione di qualche ecotassa indiretta utile per guidare consumi e produzioni verso comportamenti più sostenibili per il futuro;
  • un incremento della tassazione dei redditi da fabbricati accompagnato da una semplificazione generalizzata del prelievo mediante la forfettizzazione dell’imposta e magari con la contestuale introduzione di una semplice ritenuta operata dal sistema bancario al momento del pagamento del canone mensile da parte del conduttore;

 

GLI EFFETTI COLLATERALI DI TALI INCREMENTI

Questo genere di misure, almeno in teoria, dovrebbe avere anche l’effetto di contenere l’evasione fiscale visto che normalmente fanno la spesa al supermercato e mangiano la pizza anche coloro che riescono a pagare un po’ meno IRPEF di quella dovrebbero.

Inoltre c’è da aggiungere che nel breve periodo questi maggiori prelievi potrebbero anche avere una sorta di effetto redistributivo tra generazioni (scongiurando gli effetti sicuramente più traumatici che potrebbero derivare dall'introduzione di patrimoniali pure) visto che quelle più giovani sentirebbero meno il peso della maggiore IVA in ragione del maggior reddito derivante dal lavoro e visto che difficilmente si concentrano tra gli under 40 grandi patrimoni di immobili da reddito.

Infine da quanto indicato nell’articolo 3 se la tassazione dei redditi derivanti dai risparmi deve essere unica e nel contempo si vuole agevolare l'impiego dei fattori produttivi a sostegno dell'economia produttiva c’è da attendersi la riduzione dell’attuale imposta sostitutiva del 26% sui redditi di capitale.

Nel tempo che la riforma fiscale prenda forma ed entri in vigore (sono previsti un massimo di 18 mesi per emanare i vari decreti legislativi che disciplinino nel dettaglio le diverse imposte) ciascuno valuterà la convenienza ad anticipare o in altri casi a rimandare qualche decisione economica in vista di quello che a grandi linee speriamo di aver capito tra le righe.

I commenti sono chiusi