ECOPACK: IN 3 GENERAZIONI DA LABORATORIO A INDUSTRIA, DA USA E GETTA A ECOSOSTENIBILE

Sono ormai passate alcune settimane dall’incontro con Annalisa Ferri nelle campagne nei dintorni di Stupinigi e visto che, come nelle precedenti chiaccherate con gli altri imprenditori, non ho registrato l’intervista e preso ancor meno appunti del solito quella che seguirà potrebbe apparire una traccia un po’ sfuocata ed a tratti onirica.

CONTESTO ED ANTEFATTO A COLORI

Prendere appuntamento con Annalisa parlando solo con la sua segretaria è stato complicato perché in agenda non riusciva a trovare uno spazio libero per più di un’ora e visto lo spirito di questi incontri, che vorrebbero essere un momento di piacere oltre che di riflessione e memoria, ho pensato di proporle di vederci in pausa pranzo nella speranza di provare a raddoppiare il tempo che mi avrebbe potuto concedere.

Sono i primi giorni in cui i ristoranti hanno potuto riprendere a lavorare, ma possono accogliere gli ospiti solo all’aperto…il calendario indica che all’inizio dell’estate mancano poche settimane, ma quel giorno le montagne apparivano ancora cariche di neve e in pianura il terreno era zuppo d'acqua e l’aria decisamente frizzantina.  Così, in via del tutto eccezionale, il nostro pranzetto gourmet è avvenuto al limite tra l’aperto ed il chiuso, ma al caldo e all’asciutto.

Annalisa, elegante, alta, magra e tonicissima, si presenta in compagnia di OttO, una nuvola di pelo bianco con due occhini grandi in stile Hello Spank. Non c’è stato modo di convincerla a farle degustare l’intero “menù dell’orto” perché, nonostante fosse vegetariano, temeva che fosse troppo e che l’avrebbe “accusato” nel pomeriggio. L’amministratore delegato corre veloce con il pensiero e con le parole ed ancor prima che inizi a farle qualche domanda mi confessa di non aver letto nulla di tutte quelle che le avevo anticipato tramite la segretaria, ma inizia comunque a raccontare.

E’ un fiume in piena che sinceramente faccio un po’ fatica a seguire, ma che non mi va di arginare…dopo qualche esondazione trovo il coraggio di incanalare un po’ di tutta quell’energia.

Mi confessa, quasi scusandosi, che lei è un "cromotipo" Giallo-Rosso che non significa che è della Roma, ma che è caratterialmente un'entusiasta, piuttosto creativa e molto diretta.

Dopo una digressione sui colori che caratterizzano i componenti di tutta la famiglia (papà, mamma e suo fratello Francesco) le chiedo delle origini dell’azienda, quando non era ancora l’Ecopack industriale di oggi, con sede a Piobesi e centinaia di dipendenti sparsi in 4 continenti (manca l’Australia, ma solo per il momento).

La prima azienda era una semplice bottega artigianale cartotecnica avviata dal nonno con un altro socio poco tempo prima dello scoppio della seconda guerra mondiale.

LE ORIGINI

Il nonno, nato ancora in un’epoca ed in uno spazio in cui non si buttava via niente, nell’arrivare in una città ricca e raffinata come la Torino di allora, aveva notato che pasticceri e cioccolatieri facevano ampio uso di carta per separare, conservare e confezionare le loro golose creazioni. Confezioni e pirottini che dopo ogni boccone venivano necessariamente buttati via. La riflessione di allora deve essere stata qualcosa del tipo: “Qui il lavoro non mancherà mai!” ad indicare in termini un po’ più economici che la domanda sarebbe risultata pressoché infinita per le capacità produttive di un piccolo laboratorio artigianale. La prossimità fisica ai clienti, il rapporto di fiducia reciproco che si sarebbe potuto instaurare ed un prodotto semplice ma affidabile avrebbero fatto il resto.

Da lì a poco arrivò la Grande Guerra e nonno Ferri venne arruolato e costretto a lasciare al socio la conduzione della loro piccola attività. Il socio durante quei travagliati anni ebbe una gestione molto conservativa ed oculata, Ferri sopravvisse e quando rientrò a Torino al termine del secondo conflitto mondiale si ritrovò le casse vuote ma i magazzini stra-colmi di merci che, nel contesto di frenetico entusiasmo postbellico in cui c’era bisogno di qualsiasi cosa e tutto era da ricostruire valsero una fortuna.

IL RISCHIO DI SBAGLIARE

Il laboratorio artigianale ebbe modo di consolidarsi e diventare nel tempo un po’ più azienda. Il socio venne liquidato e Luigi Ferri (papà di Annalisa) dovette presto mettere da parte l’idea di diventare un pilota dell’aeronautica per laurearsi ed andare a lavorare in azienda. Con lui il laboratorio artigianale si trasformò in industria. Ebbe il coraggio di indebitarsi per acquistare in Germania dei macchinari molto più evoluti e performanti. Poco per volta si iniziò a fornire la propria carta opportunamente trasformata anche all’industria alimentare ed in particolare a quella dei prodotti da forno. I volumi crebbero esponenzialmente, gli spazi di Via Belfiore a Torino non erano più sufficienti e fu necessario trasferire la sede nell’allora nuova area industriale di Moncalieri. Il passo fu impegnativo e non sempre tutte le ciambelle escono con il buco. Gli enormi volumi ordinati da clienti molto più industria di loro consentirono di superare le difficoltà, di riorganizzarsi e migliorarsi.

La “Cartotecnica Ferri” divenne l’attuale Ecopack. Annalisa e Francesco erano poco più che dei ragazzi quando il padre Luigi alla fine degli anni ’80 intestò loro la maggior parte delle quote della nuova Società.

UN "VIAGGIO" IN CIAO

Ad Annalisa sarebbe piaciuto lavorare nel mondo degli eventi, organizzare mostre ed invece si ritrovò in azienda a cercare di vendere per poche lire i rotoli di carta di seconda scelta.

La prima volta che gliene fu affidato uno, lei lo infilò nello zaino ed in sella al suo Ciao venne spedita da Moncalieri al mercato all’ingrosso dei fiori di Torino. Su quel motorino a pedali anche solo il viaggio da Moncalieri al lungo Dora di Torino potrebbe rappresentare un’avventura degna di essere menzionata, ma l’aspetto più interessante è che la giovane ragazzina non trovò nemmeno un commerciante di fiori disposto a comprare il suo rotolo di carta. Delusa dei suggerimenti sbagliati che le erano stati dati si mise sulla via del ritorno e per caso ormai prossima all’azienda le capitò di attraversare il mercato di piazza Bengasi. L’orgoglio ed un pizzico di intuito la fecero fermare per provare a vendere la sua carta ai banchi dell’orto-frutta.  Tornò in azienda con ordini per oltre 500 kg di carta.

Francesco sognava di studiare oceanografia ed invece si è laureato in ingegneria e da ormai 25 anni si occupa di tutte le infrastrutture dell’azienda. Dagli oceani agli stabilimenti, dalla biologia marina agli impianti industriali le affinità parrebbero veramente poche ed invece anche Francesco si è innamorato dell’impresa di famiglia.

LA VISIONE

Papà Ferri, anche lui salito in cielo nel terribile 2020, oltre al coraggio ebbe anche tanta visione del futuro. Lui al rosso della determinazione abbinava il blu della riflessione.

In un’epoca in cui la sensibilità verso l’ambiente, l’ecologia e l’ecosostenibilità non erano certamente di moda lui battezzò la nuova “cartotecnica” ECOPack nella convinzione che la carta, opportunamente accoppiata e lavorata, potesse costituire un ottimo sostituto, ma rinnovabile e biodegradabile, della plastica e dell’alluminio nel campo degli imballaggi alimentari.

La seconda intuizione è rappresentata dalla componente inglese della denominazione con cui aspirava ad uscire dal contesto provinciale per spaziare in quello internazionale di un mercato globale.

Ecopack oggi è presente con tanti dipendenti e veri e propri stabilimenti produttivi in Brasile, India, Russia, Canada e Tunisia. Nel percorso di crescita anche la nuova sede di Moncalieri divenne troppo piccola e ci si spinse a Piobesi: ancora più lontani dall’originaria via Belfiore, ancora più in mezzo a quelle campagne da cui tutto ha origine.

Quando ho chiesto ad Annalisa che intenzioni avessero i suoi figli lei mi ha detto che stanno percorrendo strade decisamente lontane da quelle di Piobesi e dintorni e che i figli di Francesco sono ancora troppo giovani e spensierati per pensare all’azienda. Sono però convinto che qualcuno di loro presto si accorgerà dell’impresa compiuta da nonni e genitori e si sentirà onorato di poter provare a dare anche il proprio contributo per accompagnarla a festeggiare i suoi primi 100 anni.

Ad ognuno spetta il proprio percorso: tutto sta nell’uscire di casa ed iniziare a camminare.

I commenti sono chiusi