Quando Renzo acquistò il restante 58,5% della CFT dalla Colombo Filippetti Spa di Casirate si limitò ad aggiungere il proprio cognome alla denominazione originaria della società che aveva contribuito a fondare nel 1987 e di cui era stato alla guida per oltre 25 anni. L’introduzione di quel Rizzardi nel marchio è stato sufficiente a raccontare e trasmettere molti significati al settore dei cambia utensili.
QUANDO LE DIFFICOLTÀ SI TRASFORMANO IN OPPORTUNITÀ
Correva l’anno 2012 e la Colombo Filippetti Torino arrivava da 4 anni piuttosto complicati, i primi in forte perdita dalla costituzione della società, in cui la crisi finanziaria del 2008 aveva fatto strage di imprese metalmeccaniche e le prospettive di ripresa per il futuro erano incerte anche in ragione del fatto che le grandi imprese multinazionali del settore automotive stavano rivedendo completamente i propri piani di sviluppo.
Anche se il pretesto per quel primo inasprimento dei rapporti tra soci era stato di carattere commerciale, alcune migliaia di euro di provvigioni relative ad uno storico cliente piemontese che la casa madre lombarda aveva preteso di servire direttamente, le ragioni erano probabilmente più profonde e molteplici e tra queste potremmo senz’altro menzionare le già citate incertezze economiche e finanziarie dell’ultimo periodo ed il passaggio generazionale nella conduzione della capogruppo che aveva una visione strategica del futuro diversa da quella che i padri avevano immaginato 25 anni prima con Renzo Rizzardi. A quel punto Renzo, classe 1943, si era dichiarato disponibile a fare un passo indietro sia come amministratore che come socio, sebbene avesse piacere che almeno suo figlio Roberto, già responsabile della produzione, potesse trovare il modo di continuare a collaborare costruttivamente con i giovani Colombo. L’evolversi della trattativa fece sì che la famiglia Rizzardi trovò l’accordo per acquistare l’intero capitale della società invece che cedere la propria quota di minoranza e Renzo, nell’aggiungere il proprio cognome alla denominazione della CFT, seppe ritrovare nuovo entusiasmo per ridare fiducia e slancio ai propri figli ed ai propri collaboratori.
LE ORIGINI
Renzo è nato a Treviso nel pieno della seconda guerra mondiale, secondogenito di un ferroviere piuttosto ecclettico che sapeva fare molto di più di controllar biglietti e dirigere il proprio convoglio.
E’ cresciuto smontando i pochi giocattoli che ricevette in dono per poter comprendere come fossero stati costruiti e il vero gioco era poterli ricostruire! Quando aveva 16 anni il papà venne trasferito a Torino e tutta la famiglia lo seguì, ma l’accoglienza non fu di certo delle migliori. Nella Torino di fine anni ’50 i ragazzi, a scuola e nel tempo libero, si parlavano in piemontese e chiunque non lo sapesse era tagliato fuori, quantomeno dai rapporti di tipo più ludico e sociali, era comune trovare negli annunci immobiliari la precisazione “NON SI AFFITTA AI VENETI” e per quel giovane Rizzardi, abituato al colore ed al calore dei propri amici trevigiani, è stata parecchio dura.
Il primo anno di Torino coincise con l’ultimo di scuola e poi Renzo iniziò a lavorare. Sebbene il papà, vista la sua passione, sarebbe stato disposto ad indebitarsi per acquistargli una piccola officina, le origini lavorative furono nel contesto di un ufficio tecnico industriale in cui di meccanica se ne masticava comunque tanta.
Nel corso degli anni tornò sui banchi scuola alla sera per conseguire anche il diploma da geometra ed in quell’ufficio tecnico fece carriera fino a diventarne responsabile. Incontrò in quei tempi un certo Ingegner Bonansea, uno dei fondatori dell’UTS che dopo alcuni anni sarebbe diventata COMAU, che gli regalò un tecnigrafo ed iniziò a dargli del lavoro che Renzo smaltiva a casa dopo cena. In quella stessa casa in cui dal matrimonio con Renata sono nati prima Rossana e poi Roberto.
VOGLIA DI FARE E DI OSARE
A seguito della nascita del secondo figlio Renata smise di lavorare e Renzo si rivolse ai suoi dirigenti per chiedere un aumento di stipendio. Gli fu concesso, ma lui lo rifiutò considerandolo non adeguato e dopo qualche giorno si rivolse nuovamente a loro per chiedere se fossero stati interessati ad esternalizzare una parte del proprio ufficio tecnico a fronte di un minimo di ore garantito decrescente anno dopo anno.
Gli fu concesso anche questo e Renzo lasciò la Vagnone e Boeri portando con sé tre giovani tecnici con cui fondò la sua prima società.
Alcuni anni prima era entrato in contatto con la Colombo Filippetti di Gavirate che aveva scoperto produrre delle camme con le quali avrebbero potuto realizzare dei cambia utensili per i loro impianti industriali che sarebbero costati 3 volte meno di quanto venivano pagati al fornitore tedesco a cui si rivolgevano. Anche in quell’occasione Renzo ottenne il benestare dai suoi dirigenti a costruire internamente l’attrezzatura e così per dimensionare correttamente i pezzi di cui aveva bisogno ebbe l’occasione di approfondire la conoscenza diretta del giovane ingegner Colombo, di suo fratello Pier e di loro padre, cavalier del lavoro ed appassionato di meccanica persino più di lui.
Quella conoscenza tornò utile quando, dopo aver aperto la propria partita IVA, propose loro di poter commercializzare i prodotti Colombo nell’area di Torino a fronte di una piccola provvigione. Ottenne il mandato più per aver dimostrato sincera ammirazione e piena comprensione dei loro prodotti piuttosto che per le doti o le relazioni commerciali che poteva avere quel giovane ormai quasi quarantenne.
I prodotti erano molto validi, ma non erano ancora adeguati agli standard di qualità e di sicurezza richiesti da Fiat e dalle industrie della filiera che le gravava intorno. E così per non perdere le vendite Renzo e soci iniziarono a supportare la Colombo nella progettazione necessaria per adattare i prodotti e per offrire al cliente un servizio ed un’assistenza su cui raramente la grande industria aveva potuto contare.
Il lavoro commissionato da Torino cresceva sempre di più e ad un certo punto la Colombo Filippetti chiese a Renzo se fosse stato interessato a partecipare alla Colombo Filippetti Torino ed a condurla insieme a loro con l’idea di offrire prodotti dall’anima CF, ma arricchiti delle peculiarità e degli accessori che il mercato chiedeva e che Torino era in grado di disegnare e realizzare.
Così nacque la CFT.
COMPETENZA AL PRIMO POSTO
Quando ho domandato quali fossero i 3 elementi fondamentali per il successo di un’impresa Renzo ha risposto senza esitazione che la competenza veniva prima di tutto. A seguire vengono le persone di cui ti circondi ed in terza battuta il denaro necessario per riuscire a lavorare con una certa serenità e quindi senza aver continuamente l’acqua alla gola.
La CFT si è sempre contraddistinta per la capacità di personalizzare prodotti standard per adattarli a specifiche esigenze del cliente e questa capacità di trovare nuove soluzioni, di innovare è probabilmente ancora oggi la caratteristica che la rende competitiva rispetto ad analoghi prodotti provenienti da Taiwan o dal sud est asiatico a prezzi significativamente inferiori.
L’aneddoto di cui Renzo va fiero è che un giorno ricevette un fax direttamente dall’ufficio di progettazione degli ingegneri Fiat con cui gli chiedevano di verificare alcuni calcoli per lo sviluppo di un nuovo particolare. Rispose che forse avevano sbagliato destinatario visto che loro non producevano quel pezzo. Lo chiamarono dicendogli che non si erano sbagliati, ma che avrebbe fatto loro una cortesia se avesse dato loro il suo parere. Renzo diede il parere ovviamente a titolo gratuito, ma da quel giorno iniziò a considerare la piccolissima CFT un po’ meno piccola a dispetto della GRANDE industria.
IN AZIENDA COME A CASA
Ora che ognuno ha la sua casa è bello quando capita di ritrovarsi nuovamente tutti in ufficio: Roberto, Rossana, mamma e papà. Di solito capita quando si deve discutere di dipendenti o collaboratori. E’ un po’ come se si volesse sentire il parere di tutti prima di far entrare qualcuno in “famiglia”…
Come ogni genitore anche Renzo vorrebbe il meglio per i propri figli, ma ha sempre cercato di farli crescere in autonomia, limitandosi a dar loro l’esempio e ad osservarli da lontano. Finora pare abbia funzionato bene eccezion fatta per il nome che ciascuno ha scelto di dare ai rispettivi due figli: nessuno ahilui inizia con la R!
Studia e cresci bene R-Enea che al nonno brillano gli occhi quando ti menziona!