18 CASTAGNE – inno al LAVORO

Papà a che età posso iniziare a lavorare?!” mi chiede Maya con tono serio ed entusiasta mentre torniamo in auto dal mare.

“Potrai iniziare a lavorare ufficialmente dall’età di 15 o 16 anni, ma avrai senz’altro occasione di fare prima qualche lavoretto estivo per i nonni o per mamma e papà…” rispondo io con altrettanta serietà.

 

TANTI GIOVANI AL LAVORO

In questi giorni di vacanza è capitato di fantasticare ad alta voce su come organizzare e ripartire tra gli amici di Maya, in funzione delle doti di ciascuno, i vari lavori necessari per gestire in un futuro più o meno remoto il nostro rifugio di montagna, di osservare giovani cameriere e camerieri commentando le loro prime esperienze lavorative, incontrare una bagnina che tra un incombenza e l’altra leggeva e studiava Sartre in vista dell’ultimo anno di liceo classico, vedere un giovanissimo apprendista silenziosamente impegnato e concentrato con un motorino nell’officina di un meccanico mentre chiedevamo al titolare quando potergli portare il nostro vecchio Sì (e lui ci ha risposto a novembre inquadrando perfettamente i problemi che avevo riscontrato senza mai smettere di avvitare i bulloni che stava rimontando), chiaccherare con il giovane giardiniere del condominio al mare...

Abbiamo notato con gioia anti giovani al lavoro e probabilmente anche la nostra Poppy che fra qualche giorno inizierà la terza elementare si è fatta prendere dall’entusiasmo di rendersi utile.

In realtà c’era già stato un'altra uscita che mi aveva colpito. Quest’estate ha imparato a giocare a dama, a scacchi e diversi giochi con le carte tra cui scala40. Quest’ultimo gioco le piace particolarmente nonostante abbia dovuto insistere parecchio perché facesse bene le somme delle carte con cui poter aprire. Dopo aver verificato ad alta voce la bontà di una sua apertura ed essermi complimentato con lei se ne è uscita con qualcosa del tipo:

Se imparo bene a fare i conti sarò più brava a fare la cassiera!”.

Ho sorriso pensando tra me e me che una partita a scala poteva valere almeno quanto una paginetta di matematica del libro dei compiti che invece fa più fatica ad aprire…

 

MARIO CURNIS, 

classe 1938, ha iniziato a lavorare “seriamente” a 13 anni come apprendista muratore. Si presentava in cantiere di buon ora la mattina dopo aver percorso una dozzina di chilometri in bicicletta ed altrettanti ne percorreva la sera. Sua mamma gli preparava ogni giorno un fagotto per il pranzo che conteneva 18 castagne e 2 pezzi di pane che il ragazzino, pelle e ossa, aveva già finito prima di mezzogiorno.

Si legge nel suo libro edito da Rizzoli, da cui ho preso in prestito il titolo anche per questa mia paginetta, che la paga giornaliera dei suoi primi anni di lavoro corrispondeva all’equivalente di 2 o 3 kg di pane. A 15 anni ricevette il suo primo aumento di retribuzione tale per cui le sue 10 ore di lavoro gli avrebbero fruttato l’equivalente di circa un kg di formaggio. Quando la consegnò in casa, sua madre si commosse sentendosi “ricca” e lui si rese conto che non avrebbe mai più patito la fame.

 

I TEMPI SONO CAMBIATI

Più nessuno in Italia patisce la fame, ma dall’esperienza di quel ragazzino che poi è diventato, tra l’altro, un maestro muratore stimato e rispettato da tutti, capace di insegnare e dar lavoro nei tempi più fiorenti della sua impresa a 30/40 persone, ho molto apprezzato leggere quanto segue.

Sul lavoro il mio primo pensiero non era il denaro, ma la soddisfazione del fare…il lavoro mi ha dato gioia fin da ragazzino, ha migliorato la vita della mia famiglia e mi ha fatto scoprire la città, dove ho conosciuto persone che non avevano come unico scopo quello di togliersi la fame. Così ho capito che si poteva desiderare di più.”

L’impegno e il lavoro dovrebbero continuare ad essere il principale modo per emanciparsi, responsabilizzarsi, ma soprattutto per migliorare le proprie condizioni di vita, dei propri cari e del nostro Paese.

Dovrebbero essere motivo di orgoglio personale, rispetto e riconoscenza altrui, elemento per aumentare la propria autostima, per alimentare dignità.

Quella stessa dignità con cui Mario cercava di ripulirsi alla meglio ogni sera e si cambiava pantaloni, maglietta e camicia per non tornare a casa con gli abiti sporchi del lavoro.

Spero che Maya cresca conservando più a lungo possibile il suo entusiasmo e riesca a far propri questi valori con cui anch’io sono ancora cresciuto.

Spero perché ho l’impressione che la cultura del lavoro si stia modificando molto velocemente e stia assumendo alcune derive a beneficio del NON LAVORO o dell’idea che il lavoro in generale non debba comportare particolare responsabilità personale, fatica o addirittura un impegno superiore a quello richiesto per stare davanti alla TV.

Questo non significa che non si debba cercare di migliorare continuamente le condizioni di lavoro ed il livello di sicurezza sui luoghi di lavoro, ma mi capita sempre più spesso di osservare che anche su questo tema vengono messi in evidenza favolosi diritti e trascurate semplici indicazioni di buon senso.

 

CASSA INTEGRAZIONE OLTRE I 35 GRADI PERCEPITI

L’ultimo esempio è il comunicato stampa congiunto di INPS e INAIL di fine luglio con cui i nostri Enti ricordavano alle imprese (ed indirettamente ai lavoratori) il diritto di accedere alla Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria quando la temperatura sui luoghi di lavoro dovesse superare i 35 gradi (percepiti!).

Questa estate è stata molto calda e i rischi per la salute derivanti dall’esposizione ad elevate temperature ed ancor di più alla disidratazione che queste possono provocare non sono da sottovalutare, ma alla luce di un mondo che è purtroppo destinato a surriscaldarsi nei panni dell’INAIL in quel comunicato stampa avrei posto l’accento su diversi aspetti.

Avrei per esempio ricordato l’importanza:

  • della formazione dei lavoratori su una corretta alimentazione anche fuori dai luoghi di lavoro, sulla necessità di bere regolarmente grandi quantità d’acqua e di contenere invece l’assunzione di caffè, bevande alcoliche e persino degli integratori;
  • dell’opportunità di una riprogrammazione dei turni e degli orari di lavoro a beneficio delle ore più fresche della giornata dicendo esplicitamente che per alcune attività, con gli accorgimenti oggi esistenti per illuminare a giorno, sarebbe preferibile lavorare di notte;
  • della sensibilizzazione di appaltatori e consumatori alla particolare difficoltà o al semplice disagio sopportato dai lavoratori nell’eseguire certe attività (si pensi all’asfaltatura delle strade, alla raccolta di frutta e verdura, alle lavorazioni sui tetti) in modo che questi siano maggiormente disponibili a pagare qualcosa di più rispetto al normale in modo da poter sostenere gli extra costi del lavoro notturno o a riconoscere a cascata un piccolo premio per l’impegno di quei lavoratori che hanno lavorato in condizioni più difficili…

 

ABBRACCIARE GLI ALBERI

Domani inizia settembre, le vacanze sono ormai finite o volgono al termine, riprende il lavoro, si torna a scuola e le castagne presto inizieranno a cadere. Concludo questo breve inno al lavoro con uno stralcio del secondo paragrafo del primo capitolo del menzionato libro di Mario Curnis intitolato con mia somma gioia “Abbracciare gli alberi”.

Io racconto la mia storia, del bambino che sono stato, della miseria che mi ha inchiodato fino all’adolescenza, fino a quando con il lavoro ho cominciato a liberarmi dalla fame e dall’ignoranza. Di quante volte ho perso tutto … Ma ho reagito sempre, ho chiesto aiuto alla montagna e ho trovato la felicità, sì.”

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