EQUITY CROWDFUNDING: FORZA DIGITALE, FIDUCIA NATURALE

La raccolta di capitale di rischio tramite piattaforme di equity crowdfunding incomincia ad essere una modalità conosciuta e diffusa soprattutto tra startup e PMI innovative, ma quali sono le ragioni ed i fattori che stanno contribuendo allo sviluppo di questo fenomeno?

Senza pretesa di scientificità mi permetto di offrire alcuni spunti di riflessione maturati frequentando più o meno dalla loro nascita un paio di piattaforme di equity crowdfunding e più recentemente assistendo con l’amico Marco Gardino Axieme (prima assicurazione peer to peer italiana) nel primo ambizioso round di raccolta lanciato da un’innovativa e giovanissima piattaforma come Clubdeal online.

Le più recenti iniziative imprenditoriali risultano sovente favorite più che da veri e propri nuovi ritrovati tecnologici, dalla semplice applicazione e combinazione innovativa di tecnologie esistenti per la creazione di nuovi prodotti e servizi. Il fermento tecnologico dell’ultimo decennio è in parte stato amplificato da un proliferare di incubatori, acceleratori ed organizzazioni di vario genere che cercano di creare le condizioni ideali per l’avvio e lo sviluppo di nuove imprese. Il panorama delle partite Iva aperte negli ultimi anni diverse da quelle di puro lavoro tipicamente in regime forfettario appare variegato e frammentato ma accomunato da attività caratterizzate dai volumi di fatturato modesti, da poca fisicità e da tanta creatività, per sua natura immateriale sebbene potenzialmente in grado di creare effetti piuttosto concreti nelle nostre vite.

Il sistema bancario, ancora in sofferenza per l’enorme dose di fallimenti di imprese tradizionali che ha sconvolto il nostro Paese negli anni compresi tra il 2010 ed il 2015, ed in parallelo costretto a rivedere il proprio modo di operare sul territorio alla luce della rivoluzione che sta portando il cosiddetto fintech e della contrazione delle proprie marginalità non è ancora strutturato per comprendere, classificare, valutare ed eventualmente finanziare imprese senza storia.

Al tempo stesso il medesimo sistema bancario, ma parimenti tutti gli intermediari finanziari che gestiscono i risparmi degli italiani, in questi ultimi anni di scarsa inflazione e dall’Euribor prossimo allo zero, hanno fatto molta fatica ad offrire rendimenti adeguati alle proprie commissioni di gestione.

In questo contesto macroeconomico il nostro legislatore ha operato con lungimiranza e convinzione, non solo disciplinando insieme a Consob il mondo dell’equity crowdfunding dandogli certezza e valore come pochi altri Stati sono riusciti a fare, ma anche inventandosi dal nulla la categoria delle imprese innovative su cui ha deciso di investire insieme ai privati molto denaro. Lo Stato non è ovviamente in grado di capire quale iniziativa imprenditoriale sia più o meno meritevole e pertanto ha saggiamente evitato di riconoscere contributi a pioggia direttamente alle imprese innovative, ma ha preferito cercare di contenere il rischio di coloro che, conoscendo più da vicino tali imprese, decidono di investire concedendo capitale di rischio o finanziamenti bancari. I nuovi soci si vedono infatti riconosciuto sotto forma di detrazione (deduzione per le imprese) il 30% dell’investimento, mentre le banche che finanziano le imprese innovative sono assistite da una consistentissima controgaranzia del Mediocredito Centrale.

Iniziative tanto giovani ed innovative fanno fatica anche solo a spiegare la propria idea imprenditoriale ed ancor di più a reperire la finanza necessaria al proprio sviluppo tramite i canali tradizionali. Inoltre per imprese poco strutturate l’attività di raccolta dei capitali distoglie una quantità enorme di energie all’attività tipica di gestione anche perché sovente il campo strettamente finanziario non rappresenta l’ambiente ideale con cui gli imprenditori sono soliti operare.

Al tempo stesso potrebbe risultare particolarmente faticosa e dispendiosa la selezione delle imprese gestita in autonomia da parte del singolo aspirante investitore alla ricerca di rendimenti potenzialmente molto elevati per una piccola parte del proprio patrimonio o da colui che magari abbia il desiderio di tipo più mecenatico di retrocedere al territorio una piccola parte della fortuna che lo stesso gli ha permesso di accumulare.

Una piattaforma online di equity crowdfunding diventa il posto più comodo e semplice dove cercare di far collimare le diverse esigenze di cui sopra. Il valore aggiunto offerto dalla piattaforma si concentra principalmente nella selezione degli investimenti proposti e nella qualità di partner ed investitori istituzionali di cui si circonda anche per accompagnare, successivamente alla raccolta, le imprese nel proprio percorso di crescita.

Ancora una volta mi sembra di poter concludere che le enormi potenzialità tipiche del mondo online non fanno nient’altro che amplificare i valori di fondo sottostanti: la reputazione dei soggetti interessati, l’impegno e la qualità delle Persone coinvolte giocano un ruolo fondamentale per il successo di qualsiasi campagna di equity crowfunding.  A tal proposito mi fa enorme piacere vedere che Clubdeal organizzi sistematicamente occasioni di incontro per permettere che imprenditori innovativi ed aspiranti investitori si conoscano di persona e possano far sbocciare quell’intima intesa che, nonostante la nostra recente evoluzione digitale, passa ancora attraverso lo sguardo o una semplice stretta di mano.

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