3 GENERAZIONI INSIEME PER UN UNICO ORGOGLIO

Il 31 Luglio 1954 un gruppo di valorosi alpinisti coadiuvato da un’organizzazione logistica mastodontica che vedeva il coinvolgimento anche di centinaia di portatori pakistani raggiungeva la cima del K2, seconda vetta più alta del mondo, ma montagna decisamente più ripida e tecnicamente ancor più impegnativa dell’Everest che era stato raggiunto l’anno prima da una spedizione inglese.

La notizia arrivò alle radio e sui giornali di tutto il mondo il 3 agosto.

I tempi erano diversi ed anche le comunicazioni correvano meno velocemente di quanto non avvenga oggi, ma l’emozione e l’orgoglio che suscitò nell’intero Paese fu qualcosa che fece molto bene, che ha contribuito a riunire il Paese e a dare ulteriore fiducia ai singoli cittadini.

L’impresa realizzata andava ben oltre l’alpinismo, oltre a quello che la vita quotidiana, e persino lo sport nelle sue massime rappresentazioni, come alle Olimpiadi che stiamo vedendo in televisione in questi giorni, sono in grado di offrire. Il coinvolgimento e l’orgoglio di esser riusciti a fare qualcosa di grande che sarebbe entrato nella storia aveva toccato proprio tutti, compresi coloro che non erano mai saliti nemmeno su una collina. Vedendo i servizi e le immagini dell’epoca, di come è stata accolta la spedizione al proprio rientro in Italia mi è sembrato di vedere qualcosa di simile a quanto avvenuto per lo sbarco sulla luna una quindicina di anni dopo da parte degli americani.

In quell’estate di 70 anni fa il K2 era sulla bocca di tutti.  Pare che diverse attività commerciali lo utilizzarono come segno distintivo, si fecero reclame pubblicitarie, si cambiarono le insegne a negozi, bar e osterie, lo si usava dare come nome ai cuccioli di cane e chissà per chi altro.

UNA MONTAGNA DI TASSE

Il 31 luglio 2024 sono tornato a casa un po’ prima del solito per accogliere Maya che rientrava da qualche giorno trascorso al mare con i nonni. Non sapevo ancora nulla dell’anniversario di quella grande impresa rivista dopo cena per televisione, ma nel mio piccolo anch’io quella sera avevo portato a tavola e condiviso con la mia famiglia un po’ di personalissimo orgoglio. La ragione derivava dal fatto che ero riuscito a pagare l’intero ammontare delle imposte dovute in ragione del reddito conseguito nel 2023 grazie al mio lavoro e a quello di tutte le valorose persone che fanno parte del nostro studio.  

La somma di Irpef, addizionali regionali, comunali ed IRAP aveva portato ad un numero piuttosto significativo in valore assoluto. Un numero spropositato rispetto alle somme che sono stato in grado di prelevare per poterle destinare a me e alla famiglia con cui condividevo quell’esperienza che mi inumidiva gli occhi mentre la raccontavo.

Una montagna di tasse per contribuire a garantire i servizi pubblici essenziali, per aiutare persone bisognose e per prendersi cura dei beni comuni dello Stato, della regione Piemonte e del piccolo comune in cui ormai mi limito a venire solo più a dormire la sera, ma che al tempo stesso gestisce la scuola in cui Maya sta crescendo bene, le offre un buon pranzo tutti i giorni, la viene a prendere con lo scuolabus tutte le mattine e fa tante altre cose che non si vedono ma che se non le facesse ci accorgeremmo sicuramente della loro mancanza.

Orgoglio e gratitudine, intrisi di un po’ di rabbia nella consapevolezza che quel genere di prelievo, che non considera ancora la parte contributiva, è esagerato e come tale rischia di essere percepito come ingiusto ed iniquo anche da chi è in grado di comprenderne le logiche ed i retroscena. 

RISULTATI DI SQUADRE CROSS GENERAZIONALI

Ho scoperto che il primo comunicato stampa della salita al K2 aveva menzionato genericamente l’intera spedizione senza nemmeno citare gli unici due alpinisti che avevano raggiunto la vetta.

Erano arrivati in cima grazie al lavoro, al sacrificio ed all’impegno di centinaia di altre persone e sarebbe stato poco rispettoso nei confronti dei più far ricadere gli onori e la memoria solo su loro due. Un gesto e uno stile d’altri tempi che purtroppo però venne rovinato nei giorni e nelle settimane successive quando invidie, egoismi ed individualismi prevalsero.

Quell’impresa era stata il frutto della collaborazione fra diverse generazioni di “scalatori” ed in particolare dell’entusiasmo, della potenza e dell’energia dei ventenni come Walter Bonatti, del mestiere, della resistenza e dell’esperienza dei quarantenni come Achille Compagnoni che giunse in vetta e delle delle competenze organizzative e motivazionali, delle relazioni e della malizia dei sessantenni come Ardito Desio che fu il capo spedizione.

Ci vollero 50 anni di processi ed inchieste per riuscire a riscrivere in modo condiviso, veritiero e corretto la storia di quell’impresa e riconoscere il giusto merito anche ai più giovani che avrebbero avuto capacità e competenze per arrivare in cima, ma che accettarono di limitarsi a fare da portatori per senso di squadra e amor di patria.  

Purtroppo anche nella quotidianità, nel lavoro e nelle diverse forme governance e nei centri di potere si continui trascurare o quanto meno a non valorizzare abbastanza non solo la visione, l’impegno e la fatica delle generazioni più giovani, ma spesso non si riesca nemmeno a premiare adeguatamente i risultati che questi contribuiscono a far conseguire alle organizzazioni di cui fanno parte. 

Sono però fortemente convinto che ogni impresa ed ogni comunità possa esprimersi al meglio ed ottenere risultati importanti solo se riesce a avere un giusto equilibrio tra generazioni il che significa che ogni sua componente dovrà avere l’umiltà per essere disposta a rinunciare ad una parte di ori ed onori in nome di obiettivi, valori ed interessi di ordine superiore.

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