A TORINO RIFLETTORI PUNTATI SUI COMMERCIALISTI E SUL FUTURO DI TUTTI NOI

Probabilmente 40 anni fa, quando venne chiusa definitivamente la fabbrica del Lingotto, nessuno avrebbe mai detto che sul suo tetto che ospitava la pista parabolica su cui per oltre mezzo secolo erano state collaudate le autovetture prodotte in 5 piani di catena di montaggio potesse nascere, crescere e prosperare un vero e proprio giardino cosparso di opere d’arte...

L’archetipo della fabbrica taylorista, progettata e realizzata come simbolo di modernità ed efficienza organizzativa e produttiva a distanza di meno di un secolo si è trasformato in un’oasi fiorita.

Un esempio presente di futuro!

Proprio in quella ex fabbrica si sono riuniti i commercialisti italiani, non tutti ovviamente, ma così tanti come mai si era visto prima d’ora.

Il tema del Congresso era il nostro futuro.

Se ne è parlato insieme alle istituzioni politiche, a quelle amministrative, alle università, alle imprese e persino a qualche rappresentante del mondo religioso.

Si è ragionato innanzitutto sull’evoluzione del capitalismo e sul fatto che le imprese non sono più chiamate a creare valore solo più per i propri azionisti, ma anche per i propri lavoratori, per la collettività sociale in sono insediate e per l’ambiente in generale.

Si tratta di un nuovo concetto di valore che noi commercialisti saremo chiamati a rendicontare, quantificare e valutare.

La complessità potrebbe essere elevata e la comprensione faticosa e tal proposito ho sentito introdurre nel discorso il concetto di Bilancio Pop proprio dal mondo accademico. Un documento sintetico capace di far comprendere risultati e prospettive anche ai non addetti a lavori.

In modo un po’ estemporaneo qualcuno dal palco ha detto che le tasse in Italia vengono pagate solo dai dipendenti: è stato calorosamente fischiato.

Era poi dai tempi del liceo che non sentivo più parlare di etica, filosofia e misericordia.

La velocità esponenziale con cui evolve l’intelligenza artificiale che, per sua natura non è neutra, ma porta con sé i valori e gli obiettivi di coloro che la implementano, richiede naturalmente etica e un’enorme dose di buon senso. Non si può attendere l’intervento del legislatore su temi del genere perché l’interesse è superiore ed in ogni caso i suoi tempi di reazione sarebbero senz’altro troppo lenti rispetto alla velocità degli effetti che potrebbero derivare dall’impiego di tali tecnologie.

Ho sentito parlare della nascita di un nuovo paradigma tra contribuente e amministrazione basato su collaborazione e trasparenza nel presente in cambio di minori rischi per il futuro.

Nonostante le potenzialità delle intelligenze artificiali e la volontà (e convenienza) di introdurre nuovi paradigmi, le certezze non appartengono al mondo presente e ci auguriamo nemmeno a quello del futuro.

Concludo questi giorni di “lavoro” con qualche soldo in meno in tasca e molti più dubbi di quando sono entrato in “fabbrica”, ma sono contento di aver ritrovato entusiasmo e soprattutto il senso di appartenenza a qualcosa di più grande del nostro piccolo studio e della nostra routine quotidiana.  

Per il futuro cercherò di mettere in pratica almeno qualcuna delle 10 mosse illustrate da Oscar Farinetti e dal geniale Leonardo con cui ha dialogato (era proprio Da Vinci in persona!)

L’ottimismo è l’idea di riuscire a trovare soluzioni per risolvere i problemi che si presenteranno.

Provarci è sinonimo di futuro e noi ci proveremo senz’altro, con rinnovata fiducia e con il consueto pizzico di ingenua follia.

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