E’ appena iniziata l’estate del 1981 ed al vivace bimbo è stata regalata la sua prima bicicletta in occasione del suo quinto compleanno. Si tratta di una graziella color verde inglese, di quelle che avevano una cerniera sul tubo centrale del telaio per piegarle a metà, il sellino è in cuoio, manopole e guaine del filo dei freni sono color avorio, manubrio, leve dei freni ed il campanello sono cromati. E’ una vera bicicletta!
Anche se di dimensioni ridotte per il bambino di 5 anni la bici è tutt’altro che piccola, ma lui si ingegna per salirci e si prodiga dopo aver ricevuto una mano e due dritte dal padre per incominciare a girare. La sua pista è un tratto di strada pianeggiante, ben asfaltata, difronte ai garage di un gruppo di seconde case di recente costruzione che guardano un’imponente montagna la cui punta gli hanno detto essere stata spianata per poter costruire un forte militare (che storia!). La mamma del bimbo è un’insegnante di scuola media quindi con la fortuna di potersi permettere quasi 3 mesi di vacanza (da metà giugno, appena terminati gli esami, fino ad inizio settembre), ma quell’anno risultava particolarmente impegnativa dovendo accudire la sorellina che non aveva ancora compiuto un anno. E’ l’epoca in cui in estate non si andava in vacanza, ma in villeggiatura. Le famiglie più fortunate di quelle che vivevano in città si trasferivano nella seconda casa, di proprietà o in affitto, in montagna o al mare e vi trascorrevano l’intera estate. Nel caso di specie il papà arrivava in montagna il venerdì sera che i bimbi già dormivano e ripartiva il lunedì mattina che ancora dormivano. Ma torniamo alla bicicletta.
Dopo le prime pedalate mosse nel fine settimana sotto la supervisione del papà, il bimbo pare essersi presto guadagnato la fiducia dei genitori perché nei giorni successivi viene lasciato andare nella strada davanti ai garage in compagnia esclusivamente di qualche altro bambino del “villaggio”. Dopo guardia e ladri, l’andare in bicicletta è diventato il suo gioco preferito!
Un giorno, dopo qualche settimana, passano a far visita al bimbo la zia ed il cugino. Il cugino, più vecchio di quasi 5 anni, per il bimbo è l’equivalente di un fratello maggiore da cui si può solo prendere esempio: un vero e proprio mito.
“Guarda cosa so fare con la bici cugino!” esclama il bimbo mentre si impegna a pedalare fortissimo davanti ai soliti garage, a frenare al limite per fare un’inversione ad U e tornare indietro più veloce dell’andata. Dopo N tornate in cui il bimbo ha dato il meglio di sé chiede un parere al cugino il quale, dall’alto dei suoi quasi 10 anni, si limita a dire: “Tu non sai andare in bicicletta: hai ancora le rotelle!”. A quell’affermazione è stato ribattuto un energico “Non è vero.”, ma la bicicletta nei giorni successivi non è più uscita dal garage.
Nel fine settimana successivo alla visita del cugino, il papà del bimbo lo invita nuovamente a fare un giro in bici dopo avergli piegato leggermente verso l’alto le rotelle. Il bimbo prova di nuovo, ma non è contento: la bici, seppur di poco, traballa, lui non si sente stabile e nelle inversioni ad U, nonostante la velocità ridotta, si sente spinto verso l’esterno ed ha paura di cadere. Sebbene non gli piaccia più come prima andare in bici il bimbo comunque continua a pedalare e giorno dopo giorno il divertimento era diventato principalmente il sentirsi sbalzare via nelle inversioni ad U, tanto che, tra un’andata ed un ritorno, il bimbo aveva posizionato alcuni mucchietti di pigne per fare una sorta di slalom tra loro e poter ballare maggiormente. A forza di curve ed inversioni le rotelle si erano progressivamente piegate a tal punto da risultare sollevate da terra di un buona spanna (di un adulto però!), tanto che sui rettilinei risultava veramente scomodo pedalare completamente storti.
Ma un giorno avvenne qualcosa di meraviglioso e, come per magia, nel passare da una rotella all’altra il bimbo si accorse che passavano diverse pedalate in cui nessun rotella appoggiava sull’asfalto e senza poterci credere urlò di gioia!
Il venerdì sera di quella settimana il bimbo aspettò sveglio l’arrivo del padre per raccontargli dei suoi progressi e per chiedergli di togliere le rotelle. L’indomani senza rotelle aveva paura e per partire c’è nuovamente voluta una spinta del papà, ma dopo un po’ di tentativi e qualche caduta sventata in extremis dal papà il gioco era fatto!
Non saprei dire se sia stato sul finire di quella stessa estate o di quella dell’anno successivo, ma è sicuro che un giorno il cugino-fratello maggiore passò nuovamente a far visita ed il bimbo lo invitò a sedersi sulla coda della bicicletta perché potesse trasportarlo e dimostrargli quanto fosse diventato bravo. Ci riuscì per un lungo pezzo, ma dopo aver preso eccessiva velocità in un tratto di leggera discesa la bici si scompose e caddero insieme ammucchiandosi uno sopra l’altro con la bici in mezzo. Ci furono sangue e sbucciature, ma anche un sacco di risate: "ninoo, ninoo, ninoo!"
Quella graziella venne sfruttata talmente tanto ed in modi così variegati che alla fine cedettero i punti di saldatura della cerniera per piegarla. La bici successiva che venne regalata al bambino fu una BMX rossa che arrivò per Natale, ma questa è un'altra storia.