Questa estate è andata bene!
Sono innanzitutto riuscito a non farmi male, ma ho l’impressione che sia andata meglio di quanto si potesse immaginare anche per l’intero Paese ed una volta tanto per merito prevalentemente nostro.
Gli italiani hanno riscoperto l’Italia che hanno sotto casa: le sue coste, le sue montagne, le sue campagne. Hanno forse un po’ sofferto le città d’arte e le città in generale, ma nell’insieme ho l’impressione che ci sia stato un bel movimento e non di certo per effetto del “bonus vacanze” che anzi ci regalerà incredibilmente un significativo risparmio di spesa pubblica rispetto alle somme che erano state stanziate.
Per quanto mi riguarda ho innanzitutto avuto l’opportunità di riscoprire la famiglia nel senso più ampio del termine che, diversamente da molti altri, nei mesi precedenti avevo decisamente trascurato per l’extra lavoro e le preoccupazioni straordinarie di cui mi ero fatto carico. Ho gioito per la nascita di una nuova nipotina proprio il giorno di ferragosto e sono ancora una volta rimasto a bocca aperta di quanto Maya ed i bambini in generale possano regalarci in termini di serenità ed allegria e di come siano in grado di farci riscoprire come si dovrebbe vivere per stare bene.
Quest’estate è stata caratterizzata anche da diversi momenti che mi hanno fatto accendere delle lampadine. Ne racconto alcuni con la bizzarra idea che possano “illuminare” un po’ anche il lettore errante.
- LE SPINE
L’attenzione per le spine è iniziata questa primavera con il desiderio di provare a piantare qualche carciofo nell’orto. Sono venuti benissimo, ma se devo esser sincero ne abbiamo mangiati solamente 3 o 4. Tutti gli altri “boccioli” li abbiamo lasciati fiorire e quest’estate mi sono goduto a più riprese qualche secondo dell’evoluzione del loro colore e della loro forma spettacolare.
E’ proseguita con i cardoni che crescono rigogliosi sui pendii assolati e pietrosi di montagna e che mi hanno punto le dita spesso e volentieri mentre cercavo di evitare che soffocassero i ben più delicati e teneri piantini di lavanda. Questi se raccolti a fine estate, all’apice della loro fioritura sono in grado di regalarti per svariati anni un ottimo bollettino meteo se appesi ad una parete esterna della baita.
Si è rafforzata con la riscoperta della cosiddetta “Regina delle Alpi” nel giardino botanico del Colle del Lautaret di cui mia madre andava matta per la loro romantica tonalità di blu e di cui ormai è divenuto più unico che raro poterli incontrare spontanei in montagna. In un pomeriggio di vagabondaggio con Maya ne abbiamo incontrato un concentrato disordinato in piena maturazione all’interno del perimetro di una vecchia tomba di un piccolo cimitero di montagna. Abbiamo rubato una manciata di semi che speriamo possano far nascere qualche nuova “Regina” anche a Desertes.
E’ culminata scoprendo che ci vuole circa una tonnellata di petali di rosa per estrarre un solo litro del loro olio essenziale con cui, se ben dosato, vengono preparati profumi raffinati e sensuali.
- LE PENDENZE
Andando a piedi o ancor di più in bici si è molto sensibili alle pendenze che la strada manifesta. La medesima pendenza, a seconda del senso in cui la prendi, può generare fatica o sollievo, ma di sicuro mai noia perché pretende sempre un po’ di attenzione.
Ho trascorso molte ore quest’estate a togliere l’erba e quindi a zappare ed erpicare i filari del nostro nuovo giardino sperimentale d’alta quota. I filari di echinacea, iris, timo e lavanda sono stati tracciati cercando di seguire le curve di livello, quindi astrattamente in piano, ma con la zappa la pendenza del pendio si sente eccome. Per evitare di far franare a valle lo strato più superficiale e fertile di quei terreni estremamente aridi bisogna lavorare dall’alto per tirare verso di sé. La terra risulta quindi ancora più bassa di quanto già normalmente sia e la schiena di conseguenza ancora più curva. In assenza di allenamento i primi giorni resistevo appena un paio d’ore ed la prima sera ho dovuto prendere un’aspirina per il dolore ai muscoli di mezzo corpo. Alla fine dell’estate ci avevo preso la mano, l’intero campo è stato ripulito ed i 1.000 piantini ne hanno giovato. Il prossimo anno si farà un po’ meno fatica, ma per i nuovi campi l’esperienza mi ha portato ad aguzzare l’ingegno!
In Liguria le pendenze sono, se possibile, ancora più accentuate che a Desertes. Nonostante ciò tutti i versanti ben esposti al sole erano stati terrazzati con un immane lavoro di estrazione delle pietre dal terreno e con il loro impiego per la realizzazione a valle di migliaia di chilometri di muretti a secco. Quelle terre sono state regolarmente coltivate per centinaia di anni e per qualcuno hanno sicuramente rappresentato una fortuna. Oggi sono in gran parte state riconquistate dal bosco e dalla macchia mediterranea, ma i terrazzamenti si percepiscono ancora e molti muretti a secco resistono sebbene in condizioni sempre più precarie.
- I PONTI ROMANI
In un giro in bici mi è capitato di imbattermi in un sentiero che ho poi scoperto essere stato un’importate strada romana (la via Iulia Augusta) realizzata tra gli anni 12 e 13 a.C. per collegare Piacenza alla Gallia. Lungo quella via erano stati realizzati diversi ponti. Dei 4 che ho potuto incontrare nel tratto percorso, dopo oltre 2.000 anni, solo uno era crollato, mentre gli altri sono ancora esistenti ed in discreto stato di conservazione con tanto di selciato e buona parte dei parapetti. Quello più vicino alla civiltà è addirittura stato rivestito da uno strato di asfalto e viene regolarmente attraversato dalle auto e dai mezzi che vogliono raggiungere l’agriturismo di Valle Ponci.
Mi ha colpito scoprire che in quell’epoca, nello stesso arco temporale in cui noi oggi siamo riusciti a ricostruire il Ponte Morandi, tra l’altro celebrando il fatto come un evento del tutto straordinario tanto da prenderlo come modello di efficienza per il rilancio del Paese, i Romani con il solo impiego di testa e braccia erano riusciti ad ampliare ed in alcuni tratti a realizzare ex novo non so quante centinaia di chilometri di strada in mezzo ad una natura che non oso immaginare come potesse apparire.
- CONCLUSIONI
Quest’estate mi sono ancora una volta meravigliato di quanta bellezza ci circondi e di quanto buono (leggasi opportunità) si possa trovare anche in quello che al primo apparire si presenta irto ed insidioso.
Per chi ama curiosare e per le menti affamate di connessioni l’Italia è una fantastica palestra in grado di stimolare ogni volta che ci si sposta anche solo di pochi chilometri da casa. Siamo un eccezionale concentrato di varietà tanto da continuare ad affascinare, attrarre e far innamorare chiunque approdi nelle nostre contorte e ripide terre per la prima volta.
Per il resto del mondo continuiamo ad essere un Paese bucolico e fatato in cui una natura meravigliosa si fonde con l’architettura, l’arte ed il quotidiano lavoro di tanti uomini diversi, volenterosi ed ingegnosi.
Un Paese unito sulla carta, ma non uniforme e probabilmente non uniformabile, in cui l’eccezione prevale sulla regola, in cui non esistono le mezze misure, in cui vivere è faticosissimo ma anche estremamente stimolante.
Che spettacolo sarebbe se quest’estate avesse regalato anche a noi italiani la presa di coscienza di tutto ciò ed ora, nel guardare al futuro (leggasi pianificando l'impiego dei fondi NEXT GENERATION), riuscissimo a trovare il coraggio per disegnarlo recuperando il meglio dell'esistente e creando il nuovo con l’intraprendenza, l’ingegno, lo stile e l’eleganza che ci ha contraddistinto.
Si dovrà senz’altro faticare, ma sono sicuro che, una volta partiti, l’allenamento e l’entusiasmo ce la farebbero presto dimenticare.
Questa è la speranza!