DARE E AVERE CROSS GENERAZIONALE

In ragioneria vige la regola che il DARE e L’AVERE debbano sempre pareggiarsi alla ricerca di un continuo e perenne equilibrio universale.

In DARE registriamo a livello economico i costi, gli impegni e i rischi, mentre a livello patrimoniale iscriviamo i crediti maturati.

Al contrario in AVERE del conto economico contabilizziamo ricavi conseguiti e contributi ricevuti. A stato patrimoniale invece registriamo i debiti.

E’ facile! La contabilità pare aver preso spunto dalla vita di tutti i giorni.

E in modo analogo anche nella vita si è costantemente alla ricerca di punti di equilibrio, ma ho l’idea, al contrario di cosa si possa generalmente pensare dell’essere umano, che siamo animali che possano realizzarsi, tendere a sprazzi di felicità e trovare un senso al proprio passaggio cercando di DARE più che di AVERE.

Se questo pensiero avesse un qualche fondamento qualcuno eccepirà che anche questi individui si applicano, si impegnano, si prodigano, si spendono e si consumano non in modo disinteressato, ma per avere qualcosa in cambio: magari un semplice e momentaneo appagamento del proprio ego a fronte di un grazie, un apprezzamento o dell’illusione di poter lasciare un segno indelebile in questo mondo. Qualcun altro potrà invece condividere l’ipotesi ritenendo che possono esistere su questo pianeta anche uomini capaci di donare e donarsi a lungo pervasi da una qualche forma di amore incondizionato.

Tralasciamo però queste disquisizioni, troppo elevate per un semplice dottore commercialista, e veniamo al caso concreto di vita vissuta.

Abbiamo trascorso dei bei momenti festeggiando a pranzo il compleanno della nonna Rosina, la bisnonna di Maya e in quella domenica di inizio febbraio sono rimasto impressionato ed a tratti commosso nell’osservare i comportamenti tenuti dalla nostra bimba di 8 anni e mezzo. Tra l’una e l’altra corrono la bellezza di circa 88 anni di differenza.

Maya aveva preparato con ampio anticipo un biglietto d’auguri enorme, “formato famiglia” nel vero senso della parola. In considerazione dei pochi giorni di distanza tra il compleanno di nonna Rosina e quello di nonno Dario e dell’idea di festeggiarli insieme, aveva pensato di rivolgere loro un augurio unico, più grande e corale in cui attorno ad una gigantesca torta con solo un paio di candeline (una ciascuno) aveva disegnato tutti noi. I medesimi che in quel momento erano raccolti attorno ad un tavolo rotondo, con in più solo la nostra cagnetta Joy (lei sì che capace di distribuire, se non proprio amore, certamente un sacco di affetto incondizionato), mettendo in luce in perfetto stile satirico i nostri peggiori difetti caratteriali. Le persone care riunite rappresentavano per Maya il più bel regalo possibile per la nonna.

Maya si è voluta sedere a tutti i costi vicino alla bisnonna e le ha tenuto compagnia tutto il pranzo, facendole vedere le foto dei suoi recenti progressi sugli sci, della neve e raccontandole un sacco di altre storie. Ha alzato il volume della voce, scandito bene le parole e semplificato le frasi un po’ come facevamo noi genitori con lei nei suoi primi anni di vita.

Il desiderio di DARE di Maya è cresciuto inverosimilmente verso la nonna che aveva bisogno di maggiore aiuto al termine dei festeggiamenti quando si è trattato di uscire per tornare all’auto. Ha aiutato la nonna ad infilare le maniche del cappotto, il suo cappello di lana che un tempo aveva realizzato con le sue stesse mani oggi stanche, e non c’è stato modo di non farle spingere la carrozzina.

Le ho camminato a fianco, vigile che non le sfuggisse di mano in discesa o che non la travolgesse in salita. Maya con i sui 25 chili carichi di entusiasmo ha trovato le forze, puntando i piedi e stringendo i denti per accompagnare la nonna fino alla porta dell’auto.

Si è quasi offesa quando le ho chiesto di farsi da parte per poter sollevare la nonna per aiutarla a sistemarsi sulla poltrona dell’auto.

Nel corso della propria vita tutti gli uomini trascorrono la propria infanzia e una parte più o meno lunga della propria giovinezza ricevendo cure, attenzioni, formazione e sostegno non solo dai propri genitori e dalla propria famiglia, ma dall’intera società in cui vivono. Viene poi il tempo del DARE, dell’impegno, del prodigarsi e della restituzione. Probabilmente all'inizio lo si insegue per desiderio di autonomia e indipendenza, poi per ambizione ed autoaffermazione, spesso solo per necessità.

Il tempo del DARE è piuttosto lungo anche se strada facendo si modifica per contenuti, intensità e qualità.

Se si è fortunati di vivere a lungo è molto probabile che poco per volta si sia costretti prima a consumare un po’ di riserve (altro concetto che la ragioneria ha preso in prestito) per poi ricadere in un nuovo tempo dell’AVERE.

Il mio maestro Pino piangeva tutte le volte che andavo a trovarlo alla casa di “riposo” perché era triste di non potermi più aiutare a fare legna nel bosco, di non potere più insegnarmi trucchi del mestiere e invece con l’esempio continuava a DAR(mi) molto anche in quei momenti in cui era seduto su una carrozzina.

Nonna Rosina ha ancora forza e voglia di cercare di alzarsi in piedi e di tornare a camminare con le sue gambe e noi siamo contenti, ma a questo giro è stata Maya a darmi molto con il suo esempio e farmi molto ben sperare per il futuro.

LA CONCLUSIONE DEL COMMERCIALISTA.

Anche tra generazioni deve esserci un equilibrio tra DARE ed AVERE e non solo per la questione delle pensioni!

Probabilmente la sempre più ridotta natalità degli ultimi 30 anni è stata almeno in parte un istintivo ed incosciente rimedio al progressivo invecchiamento di una popolazione bramosa di AVERE sempre di più.

Come "società signorile di massa" e come famiglie consumeremo riserve fin che ce ne saranno e, prima o poi, speriamo che possa tornare una nuova epoca del DARE in cui si possa riprendere a maturare crediti individuali e collettivi a beneficio delle generazioni future in cui ripongo grandissima fiducia.

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