EMOZIONI DA TAZZINE DI CAFFE’

Da qualche giorno a casa incominciamo ad essere un po' nervosi.

Alcune reazioni sono eclatanti e probabilmente, in parte, anche giustificate nella loro esagerazione come quella avuta l’altra sera dalla mamma per il “cerchietto” che ho disegnato sul bancone della cucina dopo aver inavvertitamente appoggiato la padella bollente per qualche secondo.

Altri segnali di insofferenza sono un po’ più subdoli e meno evidenti come il continuo trotterello di gambe esercitato da Maya sul divano mentre ci concediamo quello che è diventato il nostro appuntamento serale con le candid camera che si traduce in un mix di coccole e buon umore. Fino alla scorsa settimana la bimba si addormentava dopo pochi minuti dalla fine degli scherzi con il sorriso sulle labbra e senza troppa fatica, mentre ultimamente necessita di una #fase2 di rilassamento che prevede necessariamente il coinvolgimento dei suoi animaletti di pezza ed il racconto di una favola.

La mamma non esce di casa da 4 settimane, Maya non va a scuola dal 21 febbraio, data che ho scolpito nella mia testa perché coincidente con il giovedì grasso del carnevale 2020 e, ironia della sorte, con il primo giorno in cui abbiamo ricevuto notizia degli “scherzi” che ha iniziato a farci questo maledetto virus.

In casa abbiamo continuato a ripeterci che noi eravamo particolarmente fortunati perché vivevamo in campagna, avevamo lo sfogo del giardino, la vicinanza dei nonni e che tutto sarebbe andato bene e sicuramente sarà così, ma ora iniziamo ad essere tutti un po’ sfiduciati ed insofferenti ed anche il sonno notturno, a volte, non è più sufficiente per abbassare in modo adeguato i picchi delle emozioni vissute il giorno prima.

Mi accorgo di questa realtà, che temo diffusa anche in molte altre case d’Italia, in qualche modo anche dalla tazzina che scelgo la mattina per il primo caffè della giornata. Si tratta di un gesto che ripeto istintivamente da ormai un sacco di anni, dai tempi del liceo per l’esattezza, che mi aiuta a misurare la “temperatura” delle mie emozioni.

A casa dei miei quando iniziai a bere il caffè eravamo soliti utilizzare una serie di bicchierini in spessa terracotta smaltata che mia madre aveva acquistato una sera d’estate da un artigiano di Peschici in Puglia. Quei 6 bicchierini erano molto semplici, leggermente irregolari, tutti smaltati di bianco panna ma ravvivati da una pennellata di colore sul bordo. I colori erano i 3 primari (giallo, rosso e blu) ed i loro complementari verde, viola ed arancione.

All’epoca mi capitava di coccolare nostra mamma quando non era più mattiniera di me portandole il caffè a letto ed il colore del bicchierino che sceglievo per lei aveva la velata ambizione di trasmetterle un qualche messaggio silenzioso. Così al classico blu che apprezzava più di qualsiasi altro colore ogni tanto le portavo un giallo in segno di gioia, un arancione in segno di vitalità, un verde in segno di speranza e così via…il colore del bicchierino mi serviva non solo per comunicare con mia madre, ma anche per capire con che piede mi fossi alzato io visto che attribuivo ad ogni colore quello dello stato d’animo che pareva caratterizzarmi maggiormente quel giorno.

Ad un certo punto i bicchierini pugliesi vennero sostituiti da una serie di 6 tazzine un po’ più raffinate, ma caratterizzate ancora una volta da un forte legame con il mare. Sullo sfondo celeste del lato esterno ciascuna riportava il dipinto di un diverso simbolo marino: una piccola barca a vela, un’ancora, un gabbiano, un pesce giallo particolarmente vivace, un polipetto dagli occhietti tanto furbi quanto dolci ed una stella marina: la mia preferita.

Il gioco di riconoscere ed interpretare le emozioni con cui mi svegliavo si era fatto ancora più stimolante con le nuove tazzine perché ogni disegno era capace di descrivere uno stato d’animo in modo più complesso e sofisticato rispetto a quanto riuscisse a fare un semplice colore.

Crescendo iniziai a raddoppiare la dose di caffè rigorosamente espresso, ristretto, senza zucchero, ma macchiato con un filo di latte oggi diventato un più sfizioso cucchiaino di panna. La scelta della tazzina quindi divenne duplice.

Doppia tazzina, doppia emozione?

Non esattamente. Nel darmi le regole del gioco decisi che la prima tazzina continuasse a rappresentare lo stato d’animo con cui mi alzavo e la seconda scelta stesse ad indicare l’atteggiamento che mi sarebbe servito per affrontare la giornata in funzione degli impegni, delle persone che avrei dovuto incontrare, del tempo che faceva…

Non ho una statistica ufficiale, ma non serve per evidenziare la netta sensazione che spesso lo stato d’animo che provavo fosse l’esatto opposto di quello che mi sarebbe stato utile.

Per esempio mi sentivo di voler volare in alto e veloce come un gabbiano che volteggia nell’aria ed invece sentivo di aver bisogno della forza e della costanza molto meno fantasiose tipiche per esempio dell’ancora. Oppure mi svegliavo agitato come il vento che alza le onde e gonfia le vele ed invece avrei avuto bisogno di ritrovare un po’ del silenzio e della calma che si riscopre sott’acqua e quindi il secondo ristretto lo bevevo in compagnia del pesce o della stella marina.

Imparai così nel tempo che

volontà ed impegno giocano insieme alle emozioni

un ruolo fondamentale nella vita quotidiana delle nostre famiglie e per le economie delle nostre imprese.

Non rivedo i miei “amici del mare” da parecchio tempo, ma il gioco della tazzina continuo a farlo ogni mattina. Oltre che con il colore ed i disegni lo si può fare con le forme, le dimensioni, lo spessore, le parole.

In questa casa, in questi giorni, la scelta della prima tazzina ricade spesso su una che riporta un disegno astratto, vagamente cubista, composto di diverse forme geometriche dagli spigoli arrotondati e dai colori disparati: un bel casino!

La seconda tazzina invece riporta minuscole goccioline che cadendo dall’alto contribuiscono a creare il mare arancione e compatto in cui si confondono. Pare però che anche quelle goccioline, apparentemente insignificanti, riescano ad avere un attimo di gloria nel momento in cui, incontrando il resto del mondo, sollevano la loro magnifica onda.

L’arancione normalmente richiama in me senso di energia e vitalità, in questi giorni pare invece misurare semplicemente una febbre che vorrei presto tornare a veder color del mare da rossa che era.

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