Ormai manca poco alla tornata elettorale del 25 settembre…
A tal proposito ci è sembrato utile approfondire e mettere a confronto quello che ciascuna delle principali forze politiche ha proposto in materia di fiscalità generale e tassazione ad imprese e famiglie per provare a “pesare” e distinguere i buoni propositi da fantasiose utopie o semplici promesse da marinai.
Procederemo prima con un’asettica descrizione di quanto abbiamo potuto trarre dai programmi elettorali ufficiali e poi con qualche considerazione finale.
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COALIZIONE DI CENTRO DESTRA
FRATELLI D’ITALIA –MELONI
Propongono un nuovo patto fiscale per l’Italia che semplifichi drasticamente gli adempimenti e riduca l’asfissiante pressione fiscale inaugurando una nuova era nei rapporti tra Fisco e contribuenti, ispirata alla reciproca fiducia e al riequilibrio dei rapporti tra cittadini e Stato. Per partire da un nuovo anno zero propongono un accordo per sanare tutto il pregresso. Si tratterebbe di una “tregua fiscale” per le annualità non ancora iscritte a ruolo e di un “saldo e stralcio” per le cartelle già in essere. Leggasi condono fiscale con modalità da definirsi.
Con riferimento alla riduzione della pressione fiscale ipotizzano un ampliamento della flat tax attualmente prevista per i titolari di partita iva individuale elevando a 100.000 euro l’attuale limite di fatturato/compensi di 65.000 euro. Inoltre si prevede il regime flat tax anche per tutti gli incrementi reddituali rispetto al reddito (medio?) di un certo numero di annualità precedenti. Non è chiaro se questa tassazione flat possa valere per tutti a prescindere dal tipo di reddito prodotto e dalla forma giuridica con cui lo si generi o se possa valere solo per le partite iva individuali.
In generale per i contribuenti persone fisiche si propone la progressiva introduzione di una sorta di tassazione di famiglia (che dovrebbe significare un automatico livellamento del reddito fra coniugi e quindi diminuzione dell’aliquota media) ed estensione della cedolare secca anche alla locazione di immobili a destinazione commerciale. Con riferimento a bonus, detrazioni ed agevolazioni si propone una loro razionalizzazione con la previsione di misure stabili e durature.
Per le imprese si propone un sistema premiale per quelle che impiegano personale dipendente e per quelle che crescono dimensionalmente e che aumentano la loro solidità patrimoniale. Con riferimento al primo tipo di incentivo qualcosa tipo un moltiplicatore del costo del lavoro (in stile vecchio super ammortamento per intenderci) qualora si superino certi rapporti rispetto al fatturato.
Per le imprese minori invece si propone l’introduzione di una sorta di concordato preventivo della determinazione dei redditi (riteniamo qualcosa tipo la determinazione forfettaria delle spese già in essere per le partite iva individuali).
FORZA ITALIA – BERLUSCONI
Forza Italia sostiene l’opportunità di una progressiva introduzione della flat tax al 23% per imprese e famiglie. Ipotizza un percorso in 3 fasi di cui
La 1° Fase – Estensione della flat tax alle partite IVA con fatturato fino a 100.000 euro e sugli incrementi di reddito.
La 2° Fase - Flat Tax del ceto medio - Riduzione e ridefinizione delle aliquote IRPEF al 15%, 23% e 33 % con l'aliquota al 23% al cui interno confluiranno i redditi tra i 25mila e i 65mila euro.
3° Fase - Tassa unica al 23% per famiglie e imprese con sistemi di detrazione e deduzione a garanzia della progressività dell'imposta.
Per le imprese si ipotizza inoltre l’abrogazione dell’IRAP.
Per le famiglie si ipotizza l’introduzione del nucleo famigliare come soggetto passivo IRPEF, la progressiva eliminazione dell’imposta di successione e donazione e nessuna imposta patrimoniale su casa e risparmi e riduzione della pressione fiscale sul comparto immobiliare a partire dall’eliminazione dell’IMU per immobili occupati o inagibili.
Per imprese e lavoratori si ipotizza un taglio del cuneo fiscale e la reintroduzione dei voucher per facilitare l’emersione di lavoro occasionale offrendo le opportune tutele assicurative e previdenziali.
LEGA –SALVINI
Anche la Lega propone di proseguire il percorso verso un’estensione generalizzata della flat tax attualmente prevista per le partite individuali fino a 65.000 estendendola in prima battuta fino a 100.000 euro di compensi per poi prevedere, analogamente a Fratelli d’Italia, una Flat Tax per tutti gli incrementi di reddito sia ai fini IRPEF che IRES (a prescindere dalla tipologia di reddito) per finire ad estenderla indistintamente a tutte le persone fisiche e giuridiche senza limiti di reddito.
Anche la LEGA prevede una “Pace Fiscale” (leggasi condono), l’abolizione dell’IRAP, una serie di semplificazioni procedurali e amministrative tra cui addirittura l’eliminazione di Certificazioni Uniche e 770.
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COALIZIONE DI CENTRO SINISTRA
PARTITO DEMOCRATICO
Nel suo programma, il PD rifiuta esplicitamente le proposte di flat tax della destra a favore di un «sistema fiscale equo e progressivo». Anche il PD propone però una riduzione delle aliquote IRPEF, a partire dai redditi medio bassi, ma la sua proposta più corposa per aumentare il reddito netto delle famiglie (anche per loro «fino a una mensilità in più» all’anno) è di ridurre il versamento dei contributi previdenziali di dipendenti e assimilati mantenendo però l’invarianza del computo a fini pensionistici (che significa che devono comunque essere reperite risorse da altre parti).
Per le piccole partite IVA (artigiani, autonomi e professionisti) ipotizza una sorta di autoliquidazione mensile delle imposte dovute in sostituzione dell’attuale sistema di conteggio puntuale a saldo delle imposte dovute per l’anno precedente e pagamento di 2 acconti in corso d’anno sulla base di tale conteggio.
Per le imprese di maggiori dimensioni viene proposta l’abolizione dell’IRAP ed un sistema di riduzione della pressione fiscale tanto maggiore quanto più le stesse siano disposte a reinvestire i propri utili (e quindi più patrimonializzate e solide) e tanto più siano virtuose sulla base di un rating ESG (e quindi secondo parametri ambientali, sociali e di governance).
Propongono inoltre un unico sistema di tassazione per i produttori di reddito d’impresa a prescindere dalla forma giuridica della stessa e un’estensione delle detrazioni del 50% per tutti i capitali privati investiti nelle imprese under 35 e quindi a prescindere dal fatto che siano innovative.
Non prevedono condoni, ma al contrario l’introduzione di premi ed agevolazioni per i contribuenti che nel tempo si dimostrano più leali e corretti anche se per aumentare la loro fedeltà intenderebbero rafforzare ulteriormente i sistemi di tracciabilità dei pagamenti, controllo delle operazioni ed incrocio dei dati.
Infine anche il PD ritiene che debba essere razionalizzato e semplificato il sistema tributario e soprattutto il numero di adempimenti da gestire.
+EUROPA – UNA GENERAZIONE AVANTI
Le proposte di +Europa partono dalla premessa che ogni ipotesi di contenimento della pressione fiscale su imprese e famiglie debba essere compatibile con la necessaria previsione di stabilità delle finanze pubbliche e quindi escludono per tali scopi necessariamente l’assunzione di ulteriore debito pubblico a carico delle generazioni future.
Auspicano ad una rimodulazione verso il basso delle aliquote IRPEF riducendo quella massima dal 43% al 38% per redditi superiori a 70.000 euro e prevedendo uno scaglione per redditi compresi tra 40.000 e 70.000 al 28%. Quella del 23% rimarrebbe l’aliquota IRPEF minima, ma con un allargamento a 10.000 euro della fascia di esenzione totale (NO TAX Area).
Per le partite IVA marginali (sino a 65.000 euro di compensi) si potrebbe continuare ad applicare l’attuale tassazione forfettaria se più conveniente.
Per le partite IVA in generale si propone un unico criterio per la determinazione del reddito superando l’attuale distinzione tra redditi di lavoro autonomo ed impresa a favore di una nuova categoria “da attività economica” che privilegi il criterio di cassa e quindi del reddito effettivamente conseguito. Per quelle con ricavi o compensi inferiori a 500.000 euro si ipotizza la possibilità di perfezionare su base volontaria un accordo preventivo con il fisco per la determinazione del reddito tassabile a fronte dell’impegno a rispettare un piano di pagamenti prestabilito.
Per artigiani, commercianti e professionisti in perdita si ipotizza la possibilità di ridurre l’ammontare dei contributi fissi.
Per i soggetti IRES si ipotizza la riduzione dell’aliquota al 23% ed un sistema che premi maggiormente rispetto a quanto già avvenga oggi le imprese che alternativamente investono, innovano, riducono le emissioni di C02 ed incrementano la propria solidità patrimoniale (e tutto questo anche per le attività economiche soggette ad IRPEF).
Si propone un’unica imposta secca (da portare gradualmente al 23% pari all’aliquota IRPEF minima) su tutte le rendite e sui redditi di capitale ad eccezione di quelli provenienti da titoli di Stato per cui rimarrebbe la tassazione agevolata del 12,5%. Per favorire l’impiego dei tanti risparmi attualmente depositati in forma liquida sui conti correnti si propone anche una tassazione agevolata per le rendite derivanti dai primi 3 anni di nuovi impieghi nel capitale di rischio del sistema produttivo italiano.
AZIONE – ITALIA VIVA
Inseriamo anche le proposte di Renzi e Calenda nell’ambito allargato della colazione di centro sinistra sebbene all’ultimo abbiano deciso di correre in modo indipendente. La nostra scelta in ragione del fatto che anche loro avevano chiesto il supporto del Professor Carlo Cottarelli per definire alcuni punti del loro programma di politica fiscale e di bilancio pubblico e per le oggettive analogie che abbiamo riscontrato.
Propongono anche loro una rimodulazione del sistema IRPEF che consenta un contenimento del prelievo fiscale esentando completamente i redditi prodotti da coloro che hanno meno di 25 anni ed abbattendo del 50% quelli prodotti da coloro che hanno meno di 29 anni (riceveranno un sacco di voti dai calciatori!). Prevedono però la trasformazione di tutto il sistema delle detrazioni in un sistema di rimborso mediante accredito diretto da parte dello Stato a fronte del pagamento tracciato di ogni genere di spesa oggi detraibile.
Accennano ad un innovativo sistema di tassazione negativa in cui lo Stato si impegna ad integrare i redditi dei lavoratori che non raggiungono il minimo previsto per la sopravvivenza (che coincide con la fascia di esenzione – NO TAX Area) in misura crescente al crescere dell’impegno del lavoratore (anche se non viene spiegato chiaramente come).
Anche loro ipotizzano l’abolizione dell’IRAP ed una tassazione dei redditi d’impresa che premi il reinvestimento degli utili, la compartecipazione dei lavoratori, la crescita dimensionale tramite fusioni aziendali, i comportamenti virtuosi e quelli finalizzati alla transizione ecologica.
Ipotizzano per i soggetti IRES di utilizzare il bilancio civilistico anche per fini fiscali senza rettifiche della base imponibile e forme di “cooperative compliance” per la predeterminazione dei carichi d’imposta.
Ai fini della riscossione non propongono condoni, ma una “rivoluzione manageriale” della stessa che abbandoni l’approccio formalistico a vantaggio di uno rivolto all’efficienza.
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MOVIMENTO 5 STELLE
Il programma fiscale dei 5 Stelle è piuttosto essenziale. Prevede “un fisco più semplice e leggero”.
Propone il cashback fiscale con cui, al pari di quanto già visto per Renzi e Calenda, il cittadino riceve direttamente l’accredito sul conto corrente dell’equivalente delle detrazioni mano a mano che sostiene le spese meritorie e a condizione che paghi attraverso strumenti tracciati.
Propone il taglio del cuneo fiscale, la cancellazione definitiva dell’IRAP e di rendere stabili e definitive le norme relative al cosiddetto “superbonus” del 110% che il Movimento ha introdotto durante con il governo Conte.
Per la riscossione degli importi iscritti a ruolo non prevede condoni, ma una maxi-rateazione delle cartelle esattoriali.
IMPEGNO CIVICO – DI MAIO
Dal Manifesto di Impegno Civico è difficile estrapolare una chiara linea di politica fiscale da attuarsi nei prossimi 5/10 anni. Possiamo però immaginare che saranno favorevoli ad introdurre misure volte a favorire la salvaguardia del territorio e dell’ambiente, a favorire i giovani, le famiglie, i lavoratori e gli anziani maggiormente bisognosi di assistenza medico sanitaria.
Intendono poi “liberare le imprese dalle zavorre che non le fanno decollare” riferendosi agli adempimenti amministrativi ed ai lacciuoli burocratici, ma anche al nanismo del nostro sistema produttivo, al costo del lavoro eccessivo per effetto del cuneo fiscale, alla difficoltà di reperire risorse finanziarie.
Dicono chiaramente che è necessaria una razionalizzazione dei vari bonus fiscali ed il taglio definitivo dell’IRAP.
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CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Ogni lettore saprà distinguere in autonomia le proposte fiscalmente interessanti, da quelle oggettivamente irrealizzabili.
Al fine però di consentire di dare i giusti pesi e le giuste misure ci permettiamo di richiamare l’attenzione del cittadino/contribuente meno avvezzo ai macro numeri del nostro gettito fiscale che attualmente in Italia il reddito medio lordo delle persone fisiche è di poco superiore a 22.000 euro e che oltre il 75% di tutta l’IRPEF riscossa (che rimane l’imposta che garantisce il gettito più grande di tutte) proviene da poco più del 25% dei contribuenti più ricchi (intendendo come tali quelli che maturano oltre 26.000 euro lordi all’anno).
Questo nella sostanza significa che la stragrande maggioranza degli elettori italiani oggi paga già decisamente meno del 23% previsto dall’attuale aliquota nominale minima. Qualsiasi ipotesi di portare l’aliquota media del prelievo IRPEF al di sotto o anche solo vicina al 23% è deficitaria in partenza e per essere sostenibile (e credibile) dovrebbe essere accompagnata da un drastico taglio delle spese correnti e da un contenimento significativo di quanto oggi viene prelevato dal gettito IRPEF per essere destinato al pagamento delle pensioni ad integrazione dei contributi previdenziali mensilmente incassati dai lavoratori.
Di seguito provo a riepilogare gli aspetti su cui mi sembra che tutte le principali forze politiche siano sostanzialmente concordi nella speranza che chiunque vada al governo dopo il 25 settembre si ricordi di queste macro problematiche e trovi l’intesa per fare qualcosa per affrontarle in modo costruttivo e sostanziale.
1) L’attuale pressione fiscale/contributiva è eccessiva e probabilmente anche meno equa di quanto possa apparire sulla carta e pertanto è opportuno cercare di ridurla e rimodularla per stimolare nuovamente il desiderio di lavorare, intraprendere, inventare, creare, fare, migliorarsi…
2) Anche la complessità burocratica ed amministrativa del nostro sistema fiscale è eccessiva e sottrae tempo prezioso e fette di marginalità alle nostre partite iva. Inoltre la complessità del sistema burocratico, la scarsa fiducia reciproca tra cittadini e amministrazioni pubbliche alimentano dubbi e incertezze aggiuntive ad una realtà già estremamente competitiva e difficile.
3) Non ha senso che una parte tanto significativa dei risparmi degli italiani venga lasciata sui conti correnti bancari, specie ora che l’inflazione sta iniziando a mordere, e non venga impiegata direttamente nel sistema produttivo per farlo crescere culturalmente e dimensionalmente e renderlo ancora più competitivo e solido a livello internazionale.
4) I giovani ed il territorio (l’ambiente nella sua accezione globale) sono risorse di cui è opportuno prendersi cura e su cui è opportuno investire senza scaricare su di loro tutti i capricci ed i grattacapi del presente.
5) I problemi dell’evasione, della riscossione e dell’equità tributaria e previdenziale a livello intragenerazionale, (sebbene non ne abbiamo parlato specificamente in questa sede) devono essere affrontati in modo sistematico. Per ottenere qualche risultato è probabilmente necessario riscrivere integralmente l’attuale quadro normativo in vigore da oltre 50 anni e pensato con la cultura e l’esperienza di un mondo di oltre un secolo fa che oggi è radicalmente cambiato e di cui presto esisteranno solo più alcuni frammenti.
6) Segnalo ancora con una certa preoccupazione come nessuna forza politica abbia fatto menzione della necessità di introdurre nuove forme di tassazione finalizzate a cercare di colpire, a fronte di accordi transazionali quanto più ampi e condivisi possibile, quei redditi che sono sempre più immateriali e lontani da un concetto di territorialità intesa in senso tradizionale.
7) Mentre accolgo con favore che nessuno si è pronunciato in relazione alla riforma del catasto immobiliare avviata e già disciplinata dal governo Draghi che mi auguro possa dunque proseguire ancora più spedita.
Andare a votare è un diritto che non deve essere sprecato.
Per farlo a ragion veduta è opportuno esercitarsi nel pesare le parole e soprattutto le persone. Per fare questo non esiste un'unica bilancia e questo è il bello della democrazia.