I CREATIVI DI CAMPAGNA E LO STRANIERO

In questi giorni ricorre il primo anniversario da quando è entrata in vigoreLegge 158/2017 che ha introdotto una serie di misure finalizzate alla valorizzazione dei piccoli comuni. Anche se tale norma non parla di fattura elettronica, di condoni, flat tax o qualche altra diavoleria fiscale dell’ultima ora, me ne occupo perché ritengo sia una disposizione che, nonostante non faccia scalpore (anzi passa del tutto inosservata), potrebbe avere degli effetti molto significativi e positivi sulle economie reali del territorio, sulla sensibilità e gli stili di vita delle persone, sui conti dello Stato e degli enti locali. Mi interessa ed affascina perché tratta di economie sostenibili, perché delinea una visione costruttiva e gentile del nostro futuro che, per quanto possa essere senz’altro perfettibile, mi fa piacere condividere e, nel mio piccolo, contribuire a realizzare.

Le riflessioni di cui sotto sono a vario titolo collegate al novellato provvedimento legislativo. Traggono spunto da workshop IMAGE (Incontri sul Management della Green Economy) tenutosi ad Alba lo scorso 27 ottobre ed alla bella analisi pubblicata sull’ultimo numero della rivista “Dislivelli Research”.

Sinceramente non mi aspettavo di sentir parlare così tante lingue nell’affollato cortile della Maddalena nei minuti che hanno preceduto il workshop IMAGE 2018 (Incontri sul Management della Green Economy). E mi ha ancor più colpito, pensando a quanto sia lontana l’Australia ed a quanto sia contenuto il numero dei suoi abitanti, sentire da Liliana Allena che l’anno scorso durante i due mesi di Fiera Tartufo sono transitati ad Alba e nelle Langhe, tra gli altri, oltre 5.000 australiani.

Tutta questa gente non era ovviamente venuta per approfondire il tema del lento ritorno alle campagne ed alla terra degli angoli più aspri e selvatici del nostro Bel Paese, ma è stata la prova vivente che un territorio povero e desolato come quello delle Langhe descritte da Beppe Fenoglio 60 anni fa sia potuto diventare elemento fondante e trainante per svariate attività economiche di natura non esclusivamente turistica o agricola.

L’elemento “straniero” è stato però più volte ed a vario titolo richiamato anche nella discussione avuta con i nostri ospiti come elemento caratterizzante il fenomeno tutto italiano in atto da alcuni anni che, con Andrea Gandiglio, ci è piaciuto definire dei “creativi di campagna”. Si tratta del ritorno alla terra da parte di giovani, piccoli imprenditori, professionisti, artigiani e manager che trovano proprio lontano dalle città il luogo migliore per proseguire la loro vita.

Precisiamo subito che questo primordiale controesodo dalle città è ancora ben lontano da riuscire ad essere rilevato dalle statistiche ufficiali. I dati di distribuzione demografica continuano ad evidenziare una popolazione che, sebbene a ritmi un po’ meno sostenuti del passato, tende a concentrarsi nei grandi centri abitati a discapito dei borghi e dei piccoli paesi. Il dato statistico fatica a mettere in luce che le terre marginali perdono ancora abitanti non tanto per ulteriori abbandoni da parte di giovani e persone nel pieno della loro vita attiva, ma per effetto del naturale venir meno dei più anziani che non è adeguatamente rimpiazzato da nuove nascite e dall’arrivo in pianta stabile degli ingegnosi forestieri di città che abbiamo cercato di intercettare.

Giacomo Lombardo, sindaco del piccolo comune montano di Ostana (CN), ha accolto tanti forestieri, molti dei quali anche stranieri, in circa 30 anni di amministrazione illuminata e gratuita per riuscire a portare il numero dei suoi concittadini dai 5 che residuavano intorno alla metà degli anni ’80 ai 45 di oggi.

E’ ancora lunga la strada per far sì che quelle splendide pendici di fronte al Monviso tornino ad ospitare in pianta stabile le 1.200 anime che vi hanno vissuto in un passato ormai remoto, ma sicuramente in quell’angolo di terra alta la tendenza allo spopolamento è stata invertita e di recente hanno ripreso a nascere anche i bambini!

Nel caso di Ostana la maggior parte degli attuali 45 residenti sono Persone che hanno scelto di trasferirsi da quelle parti, sovente senza particolari legami precedenti con il territorio, ma che hanno saputo adottarlo, apprezzarlo e valorizzarlo quanto meno al pari degli autoctoni superstiti. Il primo cittadino, visionario CUSTODE, inteso nel duplice senso di colui che ha sorvegliato ed al contempo preso cura di quel paese, ci ha però ricordato come il forestiero, nonostante arrivi in una terra ormai quasi disabitata e desolata, debba aver l’UMILTA’ e la pazienza di assimilare la CULTURA del posto e di rispettare gli usi e le tradizioni consolidate dei suoi abitanti originari.

Anche per i creativi di campagna è quindi necessario un processo di INTEGRAZIONE al pari di quello che si auspica in relazione ai ben più significativi flussi di migranti che arrivano in Europa. Ad Ostana, essendo 4 gatti, lo straniero non può passare inosservato e l’integrazione è affare di ogni singolo cittadino. Dal suo racconto i 5 ragazzi sbarcati in Europa con i gommoni che sono stati accolti con non poca diffidenza iniziale su quelle montagne hanno saputo conquistarsi stima e fiducia tanto che tutti hanno iniziato a sperare che non arrivi mai il giorno della loro ripartenza. Il caso rappresentato dal film “Il vento fa il suo giro” invece è un esempio in cui l’integrazione purtroppo non è andata buon fine sebbene gli abitanti che avevano accolto quel pastore dei Pirenei fossero più o meno gli stessi.

La visione di quel sindaco è stata originale non tanto per i contenuti del modello di sviluppo proposto, anacronistici per i tempi, quanto piuttosto per il fatto che era ed è ancora proiettata nel lungo, lunghissimo periodo, caratteristica sempre più rara nella politica attuale. Ma solo la tenacia e la perseveranza sono riuscite a far sì che l’enorme fatica profusa potesse dare qualche risultato tangibile che ha contribuito a far collaborare ed includere anche i più scettici e diffidenti ad un progetto non di immediata comprensione.

Mi limito a segnalare che al fenomeno di coloro che scelgono di trasferirsi nelle campagne se ne accompagna un altro parallelo di coloro che, scappando da guerre, persecuzioni politiche o da luoghi principalmente dall’area sud del mondo in cui non ci sono le condizioni per sopravvivere, trovano rifugio in Europa e si ritrovano forzatamente ad abitare anche le terre marginali del nostro Paese. Andrea Membretti, ricercatore e professore di sociologia dell’università di Pavia ha dedicato a questa questione studi, ricerche raccogliendo le osservazioni in una rubrica denominata “Montanari per forza” a cui rimando per approfondimenti.

Lo straniero è stato richiamato durante IMAGE 2018 anche per il prezioso apporto che può portare in relazione agli ingenti investimenti che spesso richiedono il recupero e la ristrutturazione di singole case o intere frazioni e borgate abbandonate dal secondo dopo guerra in poi. L’esempio del comune di Ollolai in provincia di Nuoro può rendere bene l’idea. Siamo nella splendida Sardegna, ma nel cuore della Barbagia dove turisti e vacanzieri finora avevano fatto fatica ad inoltrarsi, anche in estate nonostante disti appena una quarantina di minuti dal mare. Qui l’amministrazione comunale, con l’obiettivo di restaurare, ristrutturare e riutilizzare il patrimonio immobiliare abbandonato dai proprietari originari (spesso molteplici eredi degli eredi), ha aderito al progetto case a 1 Euro, già sperimentato in diverse altre località d’Italia. Il progetto prevede che il Comune si faccia parte attiva nel rintracciare i proprietari di ruderi, edifici fatiscenti e case da tempo inutilizzate e che rappresentano solo più un costo per acquisirli e successivamente cederli nuovamente al valore simbolico di un euro a fronte dell’impegno di ristrutturarli ed utilizzarli sebbene non sia obbligatorio trasferirvi la residenza. I ruderi di Ollolai però sono diventati famosi perché sono stati letteralmente trasformati in teatro di un reality show trasmesso dalla televisione olandese che ha ulteriormente contribuito ad attrarre “investitori” stranieri in quel particolare angolo di Sardegna.

Concludo questa prima frastagliata pagina di riflessioni sul tema “creativi di campagna” rimarcando quando possa essere strategico il ruolo dello straniero per tornare ad avere economie sostenibili e stabili anche in territori marginali del nostro Paese.

Straniero quindi non solo come turista, ma anche come nuovo abitante (più o meno volontario), investitore, sostenitore ed innovatore di ambienti spettacolari.

La sfida è quella di riuscire a trovare nuovi equilibri sociali ed economici capaci di coniugare culture, stili ed esperienze di vita tanto diverse tra loro. Sono però convinto che in questo processo lento e spontaneo la condivisione di un territorio oggettivamente un po’ più complicato e faticoso, possa essere il contesto paradossalmente ideale per far esplodere creatività, innovazione e positiva “umanità”.

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