Il testo della legge di bilancio per il 2023 alla fine è stato licenziato dal Presidente della Repubblica e mandato a Bruxelles con la previsione di fare marcia indietro sull’obbligo di accettare pagamenti con strumenti elettronici per singoli importi inferiori a 60 euro.
La giustificazione raccontata senza troppa convinzione di questo assurdo ripensamento sta nel cercare di andare incontro ai maggiori costi che sarebbero stati costretti a sostenere tutti i piccoli titolari di partita iva dai primi di luglio ad oggi.
OBBLIGO SENZA PENA
Preciso che fin dal lontano 30 giugno 2014 in forza di una norma emanata nell’ottobre 2012 (articolo 15 del DL 179/2012) tutti i soggetti che effettuano un’attività di vendita al dettaglio di prodotti o di prestazione di servizi, anche professionali erano già tenuti ad accettare anche pagamenti elettronici, salvo nei casi di oggettiva impossibilità tecnica quale ad esempio il caso del rifugio di montagna in cui non c’è modo di avere campo telefonico se non per il tramite di collegamenti satellitari.
Qualcuno potrà chiedersi come sia possibile che un obbligo introdotto ben 10 anni fa abbia fatto scattare proteste e rivendicazioni solo a partire da quest’estate.
La risposta è semplice. L’introduzione del nuovo obbligo non era stata accompagnata dalla previsione di una qualche sanzione per il relativo mancato rispetto. Così nei fatti ha sempre solo avuto il peso di una semplice norma programmatica, di indirizzo, di buoni propositi lasciata esclusivamente alla sensibilità dei singoli esercenti.
Il Governo Draghi a novembre 2021 aveva ritenuto opportuno dare a questa norma un po’ più di forza introducendo la previsione di una sanzione pari a 30 euro fissi oltre al 4% del valore della transazione rifiutata. Questa nuova sanzione avrebbe dovuto entrare in vigore da inizio 2023 ma, diversamente dalla politica delle proroghe e rinvii dell’ultimo minuto, lo stesso governo Draghi questa primavera ritenne opportuno anticiparne l’entrata in vigore al 30 giugno 2022. Così è stato ed ecco spiegate, a partire da quest’estate le proteste di una parte dei tassisti romani e di qualche altro piccolo manipolo di imprenditori e professionisti molto poco lungimiranti, ma capaci di urlare molto forte.
Ma chi protesta parla sinceramente?!
E soprattutto è proprio sicuro di aver fatto bene i suoi conti?!
Racconterò ora due esperienze di vita vissuta per provare a dare evidenza di come tali proteste potrebbero risultare infondate, irragionevoli e di veramente poco conto.
IL COSTO DEL NOSTRO TEMPO
Il nostro studio rientra tra i soggetti tenuti all’obbligo in commento e, sebbene generalmente i clienti ci paghino a mezzo bonifico bancario, può capitare che qualche anziano pensionato trovi più comodo, più per forza dell'abitudine che altro, pagarci il suo 730 in contanti e che qualche altro cliente sia ancora particolarmente affezionato all’assegno bancario. Il denaro contante è ormai veramente raro e se capita lo conserviamo senza nemmeno depositarlo in banca per l’acquisto delle marche da bollo che, per assurdo, continuano a poter essere acquistate solo così.
Con gli assegni bancari invece siamo costretti a fare un giro in banca anche alla luce del fatto che ormai tutti riportano la dicitura “NON TRASFERIBILE”. Per il versamento degli assegni bancari, ma vale anche per quello del denaro contante, è necessario recarsi presso la banca con cui è attivo il rapporto di conto corrente diversamente da cosa accade per i prelievi di contante per cui qualsiasi sportello Bancomat può andare bene.
La nostra banca ha una filiale molto vicina all'ufficio e in 6/7 minuti a piedi la posso raggiungere. In quella sede ci sono due sportelli bancomat, ma solo uno è abilitato a gestire le più complesse operazioni di incasso e quindi può capitare di dover attendere qualche minuto che si liberi da chi con buona probabilità lo sta utilizzando per il semplice prelievo. Diciamo che siamo fortunati e lo troviamo libero e riusciamo a perfezionare il versamento. La macchina riesce a scansionarne l’immagine fronte e retro, ci chiede di imputare data di emissione, l’importo e, se questo fosse superiore a 1.000 euro, ci invita anche di verificare che ci sia l’indicazione di non trasferibilità.
Dopo aver processato l’assegno la macchina ci chiede cortesemente se vogliamo fare altre operazioni e se la risposta è negativa con atteggiamento molto poco ecologico chiedo la stampa della ricevuta dell’operazione per il nostro ufficio amministrativo che restituisce oltre ai dati essenziali dell’operazione addirittura una microscopica immagine dell’assegno depositato! A questo punto posso tornare in ufficio con altri 6/7 minuti di passeggiata. Totale tempo impiegato: 20 minuti e tutto è andato bene.
Possono esserci però giornate in cui qualcosa va storto come per esempio il caso in cui:
- la macchina sia fuori uso per aggiornamento del software, per manutenzione o per qualche altro possibile inconveniente e tu venga invitato a tornare un’altra volta più tardi e poi un'altra ancora e poi un'altra ancora ma, questa volta, scegli di andare in orario di sportello per poterlo depositare direttamente nelle mani del funzionario di cassa;
- ci si accorga di non aver firmato l’assegno quando si sta per metterlo in bocca al bancomat, ma non hai una penna a portata di mano e non c'è nessuno a cui poterla chiedere in prestito;
- i rulli dello scanner si perdano l’assegno e, dopo un paio di minuti in cui li senti agitarsi con continui movimenti avanti e indietro, compare sul display l’indicazione di rivolgersi allo sportello perché è successo un problema, fai quindi la coda allo sportello e riferisci al funzionario il quale si scusa, cerca le chiavi del retro del bancomat, toglie l'allarme, va al bancomat, lo apre, lo smonta, cerca l’assegno senza trovarlo, torna allo sportello, si scusa nuovamente, chiama il tecnico che non si sa bene quando arriverà, si scusa per la terza volta e ti saluta; il giorno dopo arriva il tecnico, smonta la macchina meglio di quanto potesse fare il funzionario, trova l’assegno, il funzionario lo versa e con estrema gentilezza ti chiama al telefono ma tu non puoi rispondere, ti chiama una seconda volta e ti dice, scusandosi per l'ennesima volta, che tutto è bene quel che finisce bene!
- venga richiamato il giorno dopo dal funzionario della banca per tornare in filiale perché nel firmare l’assegno per girata ti sei dimenticato di apporre anche il timbro dello studio cui è intestato.
In tutti questi casi di vita vissuta, quasi tutti, ahimè, ben più di una volta, i 20 minuti si dilatano a tempi di cui è meglio perdere il conto…
ma anche il nostro tempo ha un costo o sbaglio?
IL COSTO DELLA SICUREZZA
L’altra esperienza di vita vissuta fa riferimento ad una discussione avuta con i candidati di una lista civica per le elezioni del piccolo comune in cui abito e per cui per qualche settimana ho avuto la pazza idea di candidarmi per mettermi al servizio degli altri concittadini. In quei giorni si stavano iniziando a mettere giù alcune linee guida del programma e ciascuno esprimeva le proprie idee e priorità. Un candidato sulla sessantina ritiene che per aumentare la sensazione di sicurezza sarebbe stato opportuno incrementare l’illuminazione pubblica e il numero di telecamere di video sorveglianza sparse nel territorio. Porta l’esempio della parrucchiera della zona che tutte le sere percorre alcune centinaia di metri per tornare a casa a piedi con l’incasso della giornata con il terrore di essere seguita, aggredita e derubata.
Mi permetto di far osservare al collega che esisteva un modo per fare in modo che la signora corresse meno rischi e si sentisse più sicura a costo zero per le finanze comunale che sia chiama POS. Nel momento in cui provo a sostenere con maggior forza l’opportunità ed i vantaggi dei pagamenti elettronici a beneficio della sicurezza dei singoli esercenti e del tempo che gli stessi avrebbero potuto dedicare ad attività più produttive o piacevoli il collega mi fa notare in malo modo che vivevo su un altro pianeta e che non avevo capito nulla di come funziona il mondo. E nemmeno troppo velatamente si riferiva al "MONDO dei CONTANTI".
LA PROTESTA DEI "ROMPI PALLE" E ALCUNI NUMERI
Dopo quel sabato di acceso confronto non ho più dato seguito alla ventata ipotesi di una mia candidatura perché, anche se non pago ancora elettronicamente il caffè, non volevo passare come uno dei “Rompi palle” come recentemente definiti da Matteo Salvini.
O meglio non mi andava di essere considerato tale almeno dalle persone con cui mi sarebbe piaciuto e avrei dovuto condividere un insieme di valori, una visione di futuro e proporre un progetto concreto per provare a migliorare la vita collettiva della nostra piccola comunità.
Secondo alcune ricerche elaborate da Banca d’Italia, fonte che qualcuno considererà senz’altro di parte e non indipendente, il costo medio di una transazione per i nostri esercenti al dettaglio è pari:
- all’1% del prezzo se incassata per contanti;
- allo 0,65% se incassata tramite strumenti di pagamento elettronico;
- allo 0,06% se incassata a mezzo bonifico bancario.
Secondo lo Studio n. 27 pubblicato nell’ottobre 2022, sempre da Banca D'Italia, si evidenzia come la spesa media gestita con carte sul circuito Bancomat (che però include anche le transazioni con carta di credito) è di circa 56 euro, mentre la spesa mediana è di appena 35 euro.
Questo significa che le transazioni più frequenti gestite con strumenti elettronici avvengono proprio per importi mediamente piccoli sia per la comodità e sia per la rapidità degli stessi specie a seguito della diffusione del "contact less" e di applicativi collegati ai nostri smartphone.
Le transazioni di importo più rilevante normalmente vengono invece gestite con altri strumenti di pagamento come il bonifico o gli assegni bancari e circolari. Non mi è mai capitato di vedere girare gente per strada con pacchi di banconote.
In conclusione mi permetto di sottolineare come tutta questa futile discussione sui costi delle transazioni elettroniche abbia poco fondamento sostanziale in quanto ogni operazione commerciale comporta dei costi diretti ed indiretti, dei rischi e delle opportunità che ciascuno potrà valutare ed apprezzare in base alla propria esperienza ed alla propria organizzazione.
Quello che è certo è che i costi strettamente correlati all’incasso ed al pagamento sono di importo trascurabile sia in termini assoluti che in termini relativi sul valore delle singola transazione a prescindere dal metodo di pagamento.
Il costo non è più trascurabile solo nei casi patologici.
E per patologia in questa sede mi limito a considerare bonariamente solo qualcosa tipo le mie disavventure al bancomat in occasione del versamento degli assegni bancari!
Per chi invece volesse approfondire le correlazioni puntuali tra pagamenti per contanti e economia sommersa rimando al già menzionato studio n. 27 elaborato da Banca d'Italia.
Non vorrei continuare a sembrare eccessivamente rompi palle.