E’ finalmente estate e la giornata pare promettere bene nel senso che a metà pomeriggio non presenta all’orizzonte nessuno dei nuvoloni minacciosi che hanno caratterizzato gli ultimi 10 giorni.
Mentre costruisco un bistrot e la filiale di una banca insieme a Maya con il suo Lego mi chiama al telefono un caro amico che mi racconta, tra l’altro, di un bel giro in bici fatto in mezzo ai campi di lavanda di Sale San Giovanni che potremmo definire la nuova Provenza italiana. Mi manda qualche immagine ed al termine della chiaccherata sento anch’io il bisogno di una sgambata in bicicletta.
A questo giro niente sentieri, fango e pietraie, ma asfalto in direzione della Francia. E’ quasi ora di merenda quando mi alzo tutto anchilosato dal pavimento ancora cosparso di pezzi di Lego. Mi sciolgo in fretta iniziando a fantasticare di potermi concedere una golosissima tarte au myrtille da acquistare nella piccola boulangerie patisserie del grazioso paese di Nevache che si trova esattamente dietro le montagne che vedo dal balcone sull’orizzonte.
Pronti-VIA!
Preparo lo zaino con attrezzi, ricambi ed indumenti per il ripararmi dal freddo ed in men che non si dica sono in bici! Tradisco subito l’idea di dedicarmi esclusivamente all’asfalto e per scendere a Bardonecchia non resisto alla tentazione di fare scalini, sentieri e qualche slalom e salti tra rami caduti, radici affioranti, dossi e sassi di ogni genere! Dopo poche centinaia di metri pedalati su asfalto vengo superato a tutta velocità da un’ambulanza con le sirene spiegate. La incrocerò poco più avanti sul lato opposto della strada mentre il medico ed i volontari della Croce Rossa assistono un giovane ciclista (da strada) circondato da un nutrito gruppo di compagni di squadra. Ci sono anche i vigili urbani che discutono e compilano verbali insieme ad un paio di ciclisti un po’ più maturi che immagino essere gli allenatori o i responsabili della squadra che ha tutta l’aria di essere di quelle serie.
Proseguendo la salita inizia a farsi più impegnativa, ma sono entusiasta, le gambe rispondono bene e l’idea della tortina come ricompensa contribuisce a darmi ulteriori stimoli sebbene il passo sia comunque piuttosto lento. Ad un certo punto, poco dopo quello che rimane del gabbiotto della polizia di frontiera che ricordo essere stato popolato dai gendarmi francesi fino a quando ero poco più di un bambino, l’asfalto si fa decisamente più liscio. E’ proprio come se avesse una consistenza diversa, la pezzatura del pietrisco sembra più fine e sembra anche che sia stato utilizzato più bitume per tenerla insieme. Pedalare diventa su quella strada in salita diventa non solo meno faticoso, ma addirittura piacevole. Il gesto delle gambe si fa più fluido, il sacrificio delle mie chiappe minore, gli occhi spaziano più facilmente sui magnifici panorami che si aprono dopo ogni tornante e la mia testa non solo riesce ad apprezzarli meglio, ma può iniziare a spaziare e divagare in svariati pensieri tra cui quello della tortina ai mirtilli che è ormai diventato un chiodo fisso!
Pastafrolla, crema pasticcera ed una montagna di piccoli frutti! Gnam GNAM che buona!
Arrivo al colle, infilo la giacca a vento e mi fiondo giù per la discesa sul versante opposto della montagna ancora esposto al sole. Al termine della discesa percorro ancora qualche chilometro nel fondo valle risalendo lungo un torrente bello carico e finalmente giungo nel paesino, a cui è interdetto l’accesso alle auto, che è ormai ora dell’aperitivo. Alla Patisserie scopro con grande rammarico che le tarte au myrtille sono terminate…con l’amaro in bocca mi siedo comunque al tavolino di un bar e mi concedo una birretta alla spina in compagnia di una cavalletta gigante che ha molto apprezzato il cerchietto di schiuma colato dal bicchiere.
Tornare a casa è stato faticosissimo e nell’ultimo chilometro percorso ormai all’imbrunire, nonostante il rapporto agilissimo di un rampichino d’altri tempi, ho dovuto camminare e portare la bici a mano perché avevo esaurito tutte le energie.
Ho dato la colpa alla birretta, alle buche, alle pendenze più ripide, ma in realtà so benissimo che è solo mancanza di allenamento.
A conclusione di questa storia svelo un ultimo dettaglio che mi serve poi per un commento finale di carattere più generale.
Tornando a Bardonecchia ho ripercorso esattamente la strada dell’andata e nel tratto di leggera discesa che passa davanti all’ex villaggio olimpico dei tempi di Torino 2006 presto attenzione ad alcuni grossi tombini di almeno mezzo metro di lato che sprofondano in modo anomalo ed irregolare a bordo strada. In prossimità del punto in cui alcune ore prime si era fermata l’ambulanza per soccorrere lo sfortunato ciclista noto sporgere due coni segnaletici bianchi e rossi da uno di questi tombini. Rallento per vedere meglio: il tombino era incassato rispetto al manto stradale di almeno 25 centimetri. Lo sfortunato ciclista sicuramente procedeva in gruppo e non vedendo davanti a sé il pericolo ci sarà finito dentro ai 40/50 km all’ora. I vigili urbani dopo aver verbalizzato l’accaduto hanno opportunamente segnalato la buca: lo avrebbero dovuto fare con almeno altre 7 o 8 più o meno della stessa profondità.
Morale della storia.
Le nostre strade sono specchio del nostro Paese.
Sono vecchie, piene di crepe, con buche rattoppate che si riaprono dopo il primo temporale, canaline di scolo dell’acqua piene di ghiaia, muretti in cemento armato scrostati che mostrano i ferri arrugginiti, tratti di guardrail piegati, cartelli stradali inclinati dal vento o più facilmente dal cedimento dei bordi stradali, segnaletica orizzontale sbiadita…
Siamo il Paese in cui dobbiamo introdurre detrazioni del 110% della spesa di riqualificazione energetica o di adeguamento antisismico per fare in modo che i condomini deliberino questo genere di interventi di manutenzione straordinaria. Ma nel frattempo se ne parla da due mesi e nessuno ha ancora fatto niente perché a pochi giorni dalla sua entrata in vigore si era già annunciato che sarebbe cambiata la norma e quando troveranno l’intesa per cambiarla dovremo poi attendere i decreti attuativi. Poi arriverà l’autunno e si dovrà fare tutto in fretta e furia…
Siamo il Paese in cui per prendersi cura dei nostri bimbi i nonni, ma anche zii e parenti vari (purchè non conviventi!), possono ricevere 10 euro all’ora del voucher baby sitting, ma anche quello in cui la maestra che qualche settimana fa ha organizzato di leggere delle storie ad alcuni bambini in mezzo ad un prato è stata rimproverata dai sindacati di aver tenuto comportamenti irresponsabili…
Siamo il Paese in cui, secondo l’Istat, nel 2020 sono previste almeno 10.000 nascite in meno rispetto allo scorso anno accentuando una dinamica di una ridotta natalità e di un invecchiamento medio della popolazione che non è certo conseguenza del Covid-19.
Tutto questo è strettamente collegato e non è solo frutto di scelte politiche miopi e di troppo breve periodo, ma di un più generale e diffuso modo di pensare e di comportarsi che guarda al futuro in modo negativo, in cui preoccupazione, incertezza e vittimismo hanno preso il posto a speranza e fiducia in sé stessi e nelle nostre capacità di Comunità.
L’epoca dell’assistenzialismo, della spesa per pensioni enormemente superiore a quella per scuola, ricerca, investimenti, manutenzione e cura del nostro Bel Paese non può durare a lungo.
Tutti lo sanno benissimo eppure tutti si aspettano qualcosa dagli altri e nel frattempo, se possono, accantonano e risparmiano quello che riescono mentre lo Stato si indebita a livelli sempre più insostenibili per la mia generazione e quella di Maya.
Mi ostino a voler inseguire una tarte au myrtille e mi adopero ogni giorno con tutte le mie forze, ma sembra una lotta contro i mulini a vento che passa nell’assoluta indifferenza.
Sono sicuro di non essere solo e quindi PER FAVORE QUALCUNO MI AIUTI perché al prossimo giro mi piacerebbe tanto riuscire ad arrivare in tempo per assaggiare almeno un pezzettino di quella tortina prima che le cavallette imparino ad apprezzare anche questo genere di prelibatezze.