L’AGRICOLTURA DEI PIU’ GIOVANI VA BEN OLTRE L’ECONOMIA PRIMARIA

Mi accade raramente di viaggiare in auto e quando mi capita di solito sono accompagnato dal trambusto della famiglia. Quel sabato invece, in perfetta solitudine, ho avuto modo di percorrere tanti chilometri rigorosamente a bassa velocità su strade provinciali e statali, incredibilmente ben tenute, molte delle quali mai percorse prima. Agevolato inoltre dal fatto che ero trasportato da una vecchia mazdina “scapottata” ho avuto modo di osservare il variare del paesaggio, di percepirne i suoi odori, di apprezzare nuovamente il calore del sole, ma soprattutto di far viaggiare anche i pensieri, cullati dai lunghi rettilinei di pianura ed agitati dalle frizzanti curve di collina.

Il pretesto del viaggio è stato scatenato da un originale “concentrato” di piacere, studio e lavoro a cui è corrisposto un cocktail di esperienze vissute in tre giovani aziende agricole molto lontane ed ancor più diverse tra loro, ma accomunate da un medesimo fattor comune.

Di prima mattina nella piana di Cossato (BI) la famiglia Pellerei ha invitato in azienda clienti, fornitori, consulenti, autorità e naturalmente i dipendenti e le loro famiglie per festeggiare il decimo anniversario dalla costituzione della loro società agricola a responsabilità limitata. Il palco da cui sono state pronunciate poche, ma toccanti parole, era un rimorchio forestale con alle spalle una vera e propria montagna di cippato di legno. Trattori, autotreni, pale meccaniche, abbattitrici e tre enormi cippatori delimitavano l’anfiteatro improvvisato per l’occasione, mentre sullo sfondo l’Impianto non ha mai smesso di funzionare. L’impianto, alimentato da quelle montagne di biomassa vergine, produce ed immette in rete 3 MW di energia elettrica ogni ora e, senza grandi dispersioni, con l’energia termica di risulta sarebbe in grado di scaldare una buona parte delle famiglie della cittadina se ci fosse un sistema di teleriscaldamento. Per il momento, solo una minima parte di quel calore scalda in inverno le case dei Pellerei e circa 2.000 mq di serre in cui vengono coltivati ortaggi e primizie. Per il futuro chissà.  Alla festa hanno partecipato anche i più alti funzionari di Biverbanca (gruppo Cassa di Risparmio di Asti) perché da alcuni mesi tale banca ha finanziato la società e la famiglia per consentire loro di rilevare le quote dei soci finanziatori oltre che partner tecnici ed industriali con cui 9 anni prima era iniziata la progettazione, realizzazione e messa in opera di un ritrovato di alta tecnologia da oltre 13 milioni di euro che non ha tanti simili in Italia. I 3 fratelli Pellerei, fondatori dell’azienda, presto andranno in pensione, ed anche se sono sicuro che continueranno a lavorare senza contar le ore, hanno lasciato sul “palco” esclusivamente figli, figlie, generi, nuore ed i primi nipotini, segno che questo evento ha voluto celebrare più che un anniversario una nuova “primavera”.

Dopo aver applaudito i giovani Pellerei, attraversato le risaie del vercellese e le colline dell’astigiano, sono arrivato giusto in tempo per il caffè del dopo pranzo a Sinio (CN). Siamo a poche decine di chilometri da Alba nel cuore delle ormai preziosissime terre di Langa ospiti dell’azienda agricola Rivetto.  Sono viticoltori dal 1902, ma chi ha accolto me e gli altri allievi di Cristina Marello è stato un esuberante ragazzone che rappresenta la più giovane generazione della famiglia. Da quando Enrico Rivetto è entrato in azienda ha avviato una dolce, ma sicuramente onerosa ed impegnativa, trasformazione delle tecniche colturali della vigna e di vinificazione orientandosi ad un prodotto biologico e biodinamico. A tal proposito sono stati espiantati filari di vite per fare spazio a piccole oasi boschive, alberi da fiore, siepi di lavanda, rose sartimentose, lillà, ginestre ed altre svariate specie di erbe aromatiche. Questa campagna tende a diventare un enorme giardino capace di accogliere uccelli, insetti ed altri animaletti ancor più piccoli in grado di donare maggiore biodiversità ad un ambiente che negli ultimi 50 anni in zona è diventato piuttosto “monotono” per quanto apprezzato da turisti e viandanti.  Per cercare di misurare il livello di biodiversità abbiamo aiutato Enrico ad “andare per farfalle” tra le sue vigne. Abbiamo passeggiato muniti di retino, carta e matita per conoscere e censire, sotto l’esperta guida della biologa Simona Bonelli le diverse specie di lepidotteri presenti in zona. Per un corretto censimento analoghe passeggiate dovranno essere ripetute sistematicamente e chissà che gli ospiti dell’agriturismo, i clienti della cantina o gli eventuali stranieri arrivati proprio lì per ricercata combinazione non nutrano il piacere di accompagnare i biologi!

          La terza fotografia della giornata l’ho scattata nel tardo pomeriggio in un angolo di collina/montagna ai confini tra Piemonte e Liguria. Siamo a Levice, la provincia è sempre quella di Cuneo, ma attorno alla cascina Pianpicollo regna un territorio decisamente più selvatico di quello attraversato nella prima parte della giornata. Quando arrivo nella tanto bella quanto isolata conca di Cianpicul è l’ora del thè ed Alice mi introduce gradualmente nel suo mondo offrendomene una tazza con anglosassone spontaneità.   Alice non è figlia di agricoltori, ma recentemente ha scelto di diventare imprenditrice agricola dopo un passato da fotografa ed artista. L’azienda agricola Pianpicollo è partita con la cura esclusivamente di boschi, alcuni piantamenti di alberi da lavoro (ciliegio e rovere) e dei prati cresciuti spontaneamente in quelli che un tempo erano stati ottimi campi di cereali. Di recente è stato realizzato un piccolo orto, impiantati un bel numero di alberi da frutta, alcuni in un contesto di simil permacoltura e sperimentata un’antica varietà di grano.  Qui, per il momento, di solo fieno e legno non si sopravvive, ma questi insieme al laghetto, al vecchio cavallo, al sole ed alla discreta allegria di una giovane famigliola brasiliana ospitata in cascina rappresentano elementi fondamentali per percorsi di ricerca artistica, scientifica e filosofica di uomini e donne provenienti da ogni parte del mondo. In quei momenti ho potuto conoscere uno scrittore americano ed un’artista australiana.  Succede infatti che un’associazione culturale strettamente collegata all’azienda agricola, attraverso una sorta di chiamata pubblica seleziona progetti nei più svariati campi dell’arte e della conoscenza da realizzarsi e svilupparsi in loco. Tornare ad abitare, coltivare ed interpretare l'ambiente naturale di quel territorio che è stato abbandonato o comunque ritenuto marginale per decenni sta dimostrandosi un efficace strumento per avvicinare l'arte e le pratiche estetiche ai bisogni specifici delle sue piccole comunità locali che hanno accolto con interesse ed entusiasmo quanto Alice che è stata in grado di realizzare da “forestiera”.

Quando sono tornato a casa era ormai quasi buio nonostante la giornata fosse una delle più lunghe dell’anno e Federica mi ha giustamente rimproverato. Quel giorno però anchi’io, al pari del fotografo, avevo fatto un bel percorso alla ricerca di quello che ci circonda e catturandone alcuni frangenti in uno scatto avevo potuto scoprire qualcosa di nuovo dell’economista che è in me.

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