Il nuovo ufficio è piacevole e confortevole, ma ci si ambienta un po’ alla volta: c’è sempre qualcosa da rivedere e si ha l’impressione che non sia mai finito.
Solo vivendolo si comprende come un mobile che si riteneva indispensabile sia in realtà di impiccio, che nella nicchia in cui si era immaginato di poter ospitare comodamente una serie di mensole, la parete in cartongesso o i miei tasselli hanno fatto fatica a sopportarne il peso, che l’ingresso necessiterebbe di un secondo bel tappeto morbidoso per ridurre le pedate sulla moquette che si è scoperta più delicata di quanto fosse stata richiesta…
Sabato mi sono impegnato per cercare di rimediare.
Ho portato il mobiletto in metallo all’ecocentro ed ho caricato le mensole ancora imballate per provare a farmele sostituire con un tappeto nonostante la fattura dell’acquisto indicasse chiaramente che erano passati più di 3 mesi…
In un magazzino quasi spettrale per quanta poca gente ci fosse, essendo consentito l’accesso per effetto della zona rossa, esclusivamente a titolari di partita iva, scopro con mia grandissima sorpresa che le mie mensole possono tranquillamente essere rese stante il fatto che il colosso svedese concede a tutti i suoi clienti la bellezza di 365 giorni per cambiare idea! 90 giorni per i soli materassi!
Il tutto a prescindere dal fatto che l’acquisto si stato perfezionato on-line o in negozio!
DIRITTO DI RIPENSAMENTO ALL’ENNESIMA POTENZA
Hai sempre tempo per cambiare idea recita lo slogan e per farlo è sufficiente restituire il prodotto integro e pulito insieme allo scontrino o alla fattura dell’originario acquisto.
Non è un problema se hai gettato via l’imballo e non importa se restituisci loro il mobile montato ne tanto meno se lo hai utilizzato regolarmente per ben 364 giorni. E’ sufficiente un’auto bella spaziosa e una passata di straccio!
Se da un lato vedo questa politica come un’eccezionale opportunità per il consumatore, dall’altro temo che possa contribuire ad aumentare il nostro già elevato livello di disattenzione e deresponsabilizzazione. Credo che IKEA giochi proprio su questo:
Non ti preoccupare se pensi che questo non sia il mobile della vita, intanto compralo e portalo a casa e poi, se proprio non farà per te, senza fretta fai un salto in negozio e me lo restituisci.
Inoltre temo che questa politica alimenterà nuove abitudini di consumo che solo pochi giganti del commercio potranno permettersi di sostenere, contribuendo ad accelerare il già inesorabile declino della più tradizionale forma di vendita al dettaglio.
Il codice del consumo prevede che il reso dei prodotti non a rapido deperimento per ragioni diverse dal difetto di fabbricazione sia possibile se perfezionato entro i 14 giorni successivi alla consegna dei soli acquisti perfezionati da remoto. Il diritto di recesso per il consumatore trova le sue ragioni nel fatto che l’acquisto perfezionato on-line o per corrispondenza non consente di acquisire la medesima consapevolezza del prodotto che si può maturare vedendolo e toccandolo concretamente come nel tradizionale punto vendita al dettaglio. Avere 365 giorni per un acquisto fatto in negozio è qualcosa di veramente eccezionale!
Il reso rappresenta un onere enorme per il commerciante in quanto oltre al costo amministrativo (ripresa in carico a magazzino dei beni, nota di variazione dell’originaria fattura o scontrino di storno e rimborso del cliente che nel mio caso nonostante tutta l’automazione della procedura IKEA, del codice a barre ancor presente sulle confezioni originarie ha comportato circa un quarto d’ora di lavoro) si aggiunge l’onere ancor più grande di gestirne la logistica e, ove sia possibile, tentare una seconda vendita per il medesimo prodotto che in ogni caso raramente si potrà trattare al pari del nuovo.
L’unico modo per non rimetterci eccessivamente è che con il buono di spesa ricevuto (IKEA non restituisce denaro) si perfezioni un acquisto dal valore più elevato oppure che capiti di far scadere i termini (2 anni!) senza acquistare nulla di nuovo …
PREZZI OCCULTI DA PAGARE
Internet ed i motori di ricerca coccolano la nostra conoscenza ed impigriscono la nostra memoria garantendoci qualsiasi genere di informazione al tempo di un battito di ciglia.
Amazon ci ha viziato facendoci credere che sia normale che un qualsiasi bene anche di valore irrisorio possa essere consegnato in poche ore comodamente a casa nostra ad un prezzo talmente basso che pensiamo che il traporto non costi nulla.
L’Agenzia delle Entrate ci prepara il 730 accollando al sistema produttivo di questo Paese i relativi oneri per l’acquisizione delle informazioni necessarie.
L’autovettura oggi rallenta, accelera e segue la strada: presto potrà guidare al posto mio.
Ikea ora ci offre gratuitamente l’opportunità di cambiare idea dopo aver utilizzato i suoi mobili per un anno intero.
Vorrei sbagliarmi, ma temo che questa tendenza ad avere tutto, subito e soprattutto gratis e con pochissimo impegno da parte nostra prima o poi la pagheremo decisamente cara.
Non so voi, ma nonostante internet l’impegno ed il livello di attenzione che viene richiesto quotidianamente nel mio lavoro è sempre maggiore e sempre più faticoso tante sono le nuove bucce di banana che mi vengono imposte e su cui potrei scivolare...
La miriade di nuove norme ed il proliferare di procedure burocratiche è solo uno degli onerosissimi prezzi che dovremo pagare per la società sempre più deresponsabilizzata che, con tanto amore, stiamo costruendo con le nostre stesse mani.