LIBERTA’ DI MOVIMENTO

Agosto mi ha donato l’opportunità di trascorrere un po’ più di tempo con la piccola Maya ed è stato sempre bel tempo!

L’osservazione di alcuni suoi comportamenti mi hanno ancora una volta dato spunto per riflettere su quanto sia naturale per un bambino fare quello che risulta anche di fondamentale importanza per rendere una professione ed un’impresa sostenibili nel tempo, ma che, con il passare degli anni, diventa per tutti noi più difficile e meno istintivo.

Sebbene fosse piena estate, in montagna, era un pomeriggio piovoso e piuttosto fresco quando con Maya abbiamo fatto il nostro primo ingresso in una “palestrina” di arrampicata. C’erano alcuni bambini un po’ più grandi che arrampicavano, cadevano e si tuffavano sui materassoni urlando e ridendo alla base delle pareti. Maya ha trascorso almeno un’ora, nonostante le mie sollecitazioni, senza volersi in alcun modo avvicinare alle pareti…è stata seduta ai bordi del materasso ad osservare gli altri e di tanto in tanto mi veniva a domandare qualche perché o a chiedere qualche chiarimento sul che cosa stesse facendo qualcuno: il come lo vedeva e lo assimilava da sola. Era rimasta particolarmente affascinata da una ragazzina di una dozzina d’anni, alta e magra che effettivamente sembrava una spidergirl. Arrampicava con disinvoltura su pareti strapiombanti in cui io non sarei nemmeno riuscito a staccare i piedi da terra stante l’esiguità degli appigli, sui tratti più facili e meno verticali si divertiva addirittura a salire e scendere faccia a valle e quando era a terra si “rilassava” facendo sui materassi salti (mortali!) e capriole d’ogni sorta. Dopo che il maschietto più esagitato che aveva scambiato la parete per un trampolino da cui fare i tuffi, è andato via, finalmente anche Maya mi ha chiesto di accompagnarla al suo angolo di parete. Ha iniziato a salire senza esitazioni e con estrema naturalezza tanto che al nastro blu dei 3 metri di altezza ho dovuto ricordarle che quello era il limite oltre il quale non doveva andare. Si è girata verso di me ridendo per dirmi: “Mi butto?!” ed io: “NOOO!!!”; “Papà mi prendi?!” ed io terrorizzato: “NOOO! Scendi un po’ più in basso!”. Non è stato necessario che le spiegassi che per scendere doveva prima abbassare le mani (uscendo dalla sua “zona di confort”) e poi i piedi, l’aveva già fatto e mi chiede direttamente: “Dove metto il piede?”. Con perfetta complicità la “guido” in discesa ed a poco più di un metro da terra: “Dai ora tuffati!”. Si gira, guarda giù, guarda me e con un “No papà prendimi tu!” si lancia aggrappandosi al mio collo.

E da lì è stato un crescendo di sali, scendi, arrampicare lateralmente, tuffarsi in braccio a papà e poi direttamente sui materassi da altezze sempre maggiori, fare capriole in avanti ed indietro nei momenti di relax…la ragazzina più grande ha iniziato a darle corda e l’ha presa in simpatia tanto da invitarla alla sua festa di compleanno nei giorni successivi.

Quel pomeriggio siamo usciti per ultimi: erano quasi le 8 ed aveva smesso di piovere!

Siamo andati altre volte in quella palestra, ma nei giorni successivi abbiamo preferito sperimentare l’arrampicata all’aria aperta su staccionate, fontane, grossi massi, muretti di pietra a secco, alberi e persino sugli scogli del mare. “Maya NO! Lì NO che se scivoli in acqua vai a fondo come una pera!” e lei: “Papà lasciami! Guarda che sono capace io!”.

In questo crescendo di esperienze ho notato che la piccola è sempre stata assolutamente consapevole dei propri limiti, mentre io, nel ruolo di papà istruttore, controllore e compagno di avventure, ho faticato a fidarmi delle sue capacità e sovente ho dovuto sforzarmi di concederle libertà di azione. Spero che le mie ansie trattenute ed i timori non manifestati le abbiano consentito di crescere divertendosi.

Gli elementi necessari, ma non sufficienti, per far durare ed evolvere positivamente una qualsiasi attività economica sono dunque l’innovazione, la formazione ed il coinvolgimento delle persone che partecipano all’impresa. A questi fattori ne dobbiamo aggiungere uno rappresentato un po’ semplicisticamente dall’Autorità che dovrebbe stimolare, regolare, controllare e giudicare i comportamenti dei singoli attori che cercano la migliore via per scalare la propria parete.

Sarebbe magnifico se anche i nostri legislatori di vario livello ed i nostri burocrati di ogni specie e grado ricominciassero a credere nelle capacità e nel buon senso dei propri concittadini e questi, senza tradire la fiducia ricevuta, potessero riappropriarsi del piacere, non solo in vacanza, di scoprire, inventare, creare, fare, ma anche di rischiare assumendosene le relative responsabilità.

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