E’ domenica.
Piove: finalmente come si deve.
Accendiamo la stufa, sbrighiamo un po’ di faccende domestiche e Maya fa i compiti giocando con il cane. Tutto con buona lentezza e con la discreta svogliatezza imposta dalla giornata.
DEMOLIRE O CONSERVARE?
Ad un certo punto uno slancio di entusiasmo creativo: “Papà giochiamo con i Lego?!”
Risposta: “Sì dai! Costruiamo qualcosa!”
Recuperiamo il sacco dei pezzi: è di stoffa e chiuso da un cordino. Lo allarghiamo e incominciamo ad affondare le mani tra quei mattoncini colorati, mescolando alla rinfusa senza cercare niente in particolare, ma scoprendo, stupendoci ed entusiasmandoci a vicenda di alcuni pezzi unici che ci capitano tra le mani: le salsicce, la buca delle lettere, il cagnolino, la macchina fotografica…
“Svuotiamo il sacco!” dico io e prontamente Maya: “Nooo papà che vanno tutti in giro, Joy li mangia e mamma ci sgrida…”
Detto. Fatto prima che lei finisca di parlare. Ed in men che non si dica tutti i pezzi vengono allargati sul pavimento di legno ben illuminati dalla luce che proviene dalla finestra. Sebbene siano comunque tanti, sembrano molti meno di quanti fossero nel sacco un istante prima e ad un primo colpo d’occhio mi rendo conto che ci sono una miriade di magnifici dettagli (pezzi lisci, curvi, inclinati, arbusti, fiori, personaggi…) ma mancano piattaforme e mattoncini “seri” per innalzare muri e costruire case, ruote per assemblare auto, trattori, rimorchi, treni…
“Forse dovremmo rompere qualcosa di quello che abbiamo già costruito...” propongo a Maya con minor determinazione rispetto all’idea di svuotare il sacco di poco prima. La bimba subito pare essere d'accordo e corre recuperare alcune creazioni di bei momenti trascorsi insieme o con qualche suo amico/a che conservava in bella mostra su una sorta di mensola espositiva. Ogni costruzione aveva un nome, una storia e rievocava momenti trascorsi insieme molto ben individuabili nella memoria della bambina e molto meno nella mia. La dimostrazione che per lei quelle costruzioni erano importanti è stata dimostrata dal fatto che me le ha portate a vedere, ma non voleva assolutamente distruggerle...“Perché ci sono affezionata...” dice sommessamente.
Perché oltre a far parte della sua vita e rievocarle senz’altro dei bei momenti e dei bei ricordi, sono il frutto del suo lavoro, di idee, visione ed immaginazione che hanno preso forma concreta e che ora testimoniavano una persona che oggi sente di essere un po' diversa ed un’epoca che, per quanto vicina possa sembrare, non c’è più. Quelle costruzioni sono testimonianza di quello che eravamo, ci dispiace romperle perché probabilmente siamo consapevoli che contestualmente verrebbe meno anche qualcosa di noi stessi.
Senza troppa convinzione provo a convincerla che il divertimento si concentra nel creare qualcosa di nuovo, mettere insieme i medesimi pezzi in ordine diverso per ottenere un'altra cosa. Un qualsiasi cosa che oggi ci va di fare.
DUBBI E SOLUZIONI
Ora che scrivo mi sorgono spontanee alcune ulteriori domande rispetto a quella domenica mattina in cui tentavo di spiegare a Maya l’opportunità di demolire per cercare di ricostruire meglio di prima…
Dubbi del tipo: “Ma se il risultato poi fosse peggiore invece che migliore? Più brutto invece che più bello?” o semplicemente “meno armonioso e più spigoloso? Più banale invece che più originale?” O peggio ancora: “E se ci stufassimo di giocare, di costruire prima di aver ricostruito qualcosa di senso compiuto?” o ancora “E se dopo aver distrutto tutto non trovassimo nemmeno l’ispirazione e lo stimolo per iniziare a costruire qualcosa di nuovo?
Nonostante la mia scarsa convinzione Maya si persuade e, con la semplicità e la concretezza che solo i bambini hanno, in un sol colpo ha dato soluzione a tutti i dubbi di cui sopra.
“Va bene papà distruggiamo qualcosa ma non proprio tutto e prima decidiamo cosa fare di nuovo. Fai una foto di quello che distruggiamo.”
L'ACCORDO
Troviamo velocemente l’accordo nel costruire qualcosa di nuovo seguendo le istruzioni di uno dei vari libretti che Maya conserva in modo ordinato. In questo modo abbiamo entrambi idea del risultato finale a cui potremo arrivare. Da un libretto della serie “CREATOR”, scatole i cui pezzi possono essere assemblati in almeno tre modi diversi dando origine ad altrettante costruzioni, scegliamo di realizzare un catamarano che veleggia lentamente nei larghi fiumi dei Territori del Nord dell’Australia in mezzo a coccodrilli enormi e volatili di ogni tipo…questi dettagli nelle istruzioni non c’erano ma noi avevamo già iniziato a viaggiare con la fantasia!
Passo dunque a fotografare l’atollo tropicale, il salone del parrucchiere, la casetta con passerella sullo stango, l’affollatissima cucina di Poppy e diverse altre piccole creazioni in massima parte realizzate con i pezzi disponibili dell’epoca e seguendo solo la nostra immaginazione.
Fotografo senza troppa attenzione, tanto per fare il gesto e rendere contenta Maya, con l’idea che tanto quelle foto non le avremmo mai più viste.
LA DEMOLIZIONE
Maya procede spedita a rompere e smontare. E’ ora impaziente di iniziare la nuova costruzione e quindi la sua demolizione è un po’ grossolana e tanti pezzi rimangono ancora un assemblaggio di più pezzi. Alcuni sono “duri” da togliere: richiedono unghie lunghe e dita forti. A volte non è sufficiente nemmeno la maggiore forza delle mie mani e quindi bisogna aguzzare l’ingegno e dobbiamo utilizzare lo specifico attrezzino di smontaggio. Lavora facendo leva ed utilizzando gli angoli secondo principi che non ho mai assimilato a dovere quando ho avuto l’occasione di studiare la fisica.
Ma senza farla troppo lunga e senza guardare troppo per il sottile smontiamo e buttiamo nel mucchio.
Non ci viene minimamente in mente di fare, mentre ci siamo, dei mucchietti ordinati per tipologia di pezzo o secondo qualche diverso ordine o criterio. La varietà dei pezzi è veramente enorme, l’impegno sarebbe senz’altro superiore ai risparmi di tempo (tutt’altro che certi) che si potrebbero conseguire cercando dopo.
IL MANUALE DELLE ISTRUZIONI
Il progetto del catamarano viene illustrano in ogni sua fase nel cosiddetto manuale delle istruzioni di montaggio.
La redazione di quel manuale è pensata, studiata, ragionata, curata e si vede semplicemente sfogliandola.
La prima pagina di copertina propone l’immagine del risultato finale che è interessato a raggiungere chi prende in mano il manuale e si appresta a lavorare.
E’ fondamentale per qualsiasi attività aver sempre chiara la visione di insieme e l’obiettivo finale da perseguire.
Le pagine interne entrano direttamente nel merito.
La parte alta di ciascuna pagina riporta sistematicamente la tipologia ed il numero dei pezzi da cercare. A seguire vengono proposti i disegni della modalità e del punto esatto in cui assemblare i pezzi proposti. La successione dei disegni è ordinata, cronologica ed aggiorna continuamente lo stato avanzamento lavori raggiunto abbinandolo ad un ingrandimento del punto in cui aggiungere quell’ulteriore pezzo.
Se la costruzione è particolarmente complessa, il lavoro viene suddiviso in diverse fasi per far si che i blocchi che ne risulteranno possano poi essere assemblati tra loro successivamente.
Quelli della Lego sono gli unici manuali di istruzioni che trovo interessanti: mescolano in modo armonioso e naturale artisticità e rigore ingegneristico.
Non solo rendono facile la realizzazione di cose difficili, ma sono belli a tal punto da poter risultare piacevoli da sfogliare anche ad una persona che non fosse minimamente interessata a costruire…altro che le istruzioni dell’Agenzia delle Entrate!
LA RICERCA DEI PEZZI ED IL LORO ASSEMBLAGGIO
Con Maya ormai siamo rodati e ci ripartiamo i compiti in modo sostanzialmente automatico capendoci al volo praticamente senza necessità di parlarci.
Io do un occhio alle istruzioni e descrivo i pezzi da cercare con un linguaggio che credo possa essere comprensibile solo tra noi due e poi entrambi iniziamo a rovistare nel mucchio dei pezzi allargato. Ognuno scandaglia una parte del mucchio con un limite non ben definito e non rigido. Dopo un certo tempo, anche qui non ben definito e non sempre uguale, quando la ricerca non porta risultati ciascuno allarga la ricerca anche alla parte di mucchio di competenza dell’altro, ma rigorosamente senza scambiarci di posizione. E’ curioso constatare come spesso il pezzo salti fuori senza nemmeno la necessità di mescolare il mucchio.
A volte è sufficiente cambiare punto di vista per trovare soluzione ai nostri problemi e quando non si è in grado di cambiare punto di vista è opportuno avere qualcuno fidato a cui poter chiedere una mano.
Se anche dopo aver messo in pratica questo trucchetto la ricerca continua a non dare risultati si inizia a ripiegare su un Piano B.
Iniziamo con ma che sarà mai un pezzo verde scuro invece che verde chiaro,
proseguiamo con ma che sarà mai un pezzo marrone invece che verde chiaro,
degeneriamo con ma che sarà mai un pezzo gruttuluto invece lisco, un pezzo quadrato invece che rotondo…
Più trascorre tempo senza che la ricerca dia risultati più il nostro ma che sarà mai si fa generoso ed accomodante.
L’importante è solo più trovare un pezzo compatibile che consenta di proseguire la costruzione.
Maya assembla i pezzi trovati mentre io giro pagina e proseguo la ricerca raccontando cosa cerco solo se non trovo nel mucchio prima che lei finisca di montare.
Il ritmo è serrato, ma i tempi di realizzazione sono comunque lunghi, sempre più lunghi di quelli con cui viaggiano il pensiero e la fantasia e di quanto si potesse immaginare mettendoci all’opera, anche se noi non ne avevamo immaginato nessuno e soprattutto non ce ne eravamo dato alcuno.
Nelle nostre attività di tutti i giorni però non è sempre una domenica piovosa senza null’altro da fare se non mangiare, dormire e giocare.
I tempi di realizzazione sono importanti per il successo o la semplice sostenibilità, anche economica, di qualsiasi attività.
Anche quella domenica priva di fretta sia io che Maya dopo un po’ ci saremmo stufati di continuare a ad osservare e mescolare centinaia (forse migliaia) di piccoli pezzi colorati nel mucchio senza riuscire ad andare avanti nella costruzione. Non ci saremmo divertiti se l’obiettivo che ci fossimo dati fosse risultato impossibile o esageratamente faticoso. Ed alla fine l'esercizio invece che regalare soddisfazione ed autostima avrebbe rischiato potuto portare delusione e frustrazione.
Entrambi eravamo però certi che il lavoro non fosse impossibile e ci eravamo tacitamente organizzati, trovando una perfetta comunione di intenti per fare in modo che non risultasse troppo faticoso.
CONCLUSIONE DEI LAVORI E MORALE DELLA STORIA
Quando carichiamo la coppia di esploratori sul catamarano e salpiamo alla ricerca dei giganteschi coccodrilli di acqua salata la mamma ha già lanciato ben due richiami per dirci che il pranzo era pronto.
Sapendo che il terzo richiamo sarebbe stato un urlo o peggio ancora un assordante silenzio la ricerca e l’assemblaggio degli ultimissimi pezzi sono stati un po’ più affannati, ma quando ci alziamo da terra siamo entrambi molto soddisfatti, contenti e un po’ anchilosati.
Durante i lavori tutti i piani B che avevamo dovuto mettere in pratica erano stati successivamente superati dal reperimento casuale dei pezzi che tanto avevamo cercato invano. Quasi sempre abbiamo fatto retromarcia sui nostri “ma che sarà mai” andando a sostituire il famoso pezzo compatibile, ma qualche volta non l’abbiamo fatto convenendo che il nostro pezzo compatibile fosse addirittura meglio di quello originale rendendo il “nostro” catamarano un pezzo unico.
Il mucchio di pezzi è rimasto sparso a terra ben oltre la fine del pranzo, nessun micro tassello è volato giù dalla scala e quindi Joy non ne ha potuto mangiare nessuno!
E’ sicuro che un giorno anche catamarano e coCCodrillo verranno demoliti, ma questa volta li ho già ampiamente fotografati.
“Papà perché quando ci impegniamo tanto per cercare qualcosa facciamo fatica a trovarla e poco dopo che rinunciamo a cercarla ci capita di trovarcela tra le mani?”
Non ho saputo, forse non voluto rispondere.
Oggi mi permetto però di augurarle di:
-
non farsi mai spaventare dal timore di non trovare o peggio ancora di far troppa fatica;
-
non stancarsi mai del desiderio di mettere in discussione qualche pezzo del passato per provare a costruire un futuro migliore;
-
non rinunciare mai a fare qualcosa di nuovo per paura di sbagliare o per quella di perdere tutto.
Spera di aver quanto più a lungo possibile l’entusiasmo, la volontà e la forza di cercare, cercare e cercare ancora…
Questa è la morale della storia.