Tra i quadretti mi sono sempre trovato a mio agio.
Ho sempre considerato numeri, esercizi, assi cartesiani, equazioni, funzioni come giochi con cui cimentarsi per risolvere problemi. Mi divertivo a trovare il risultato di una semplice operazione algebrica sebbene in origine ricordo che disegnavo materialmente le mele tra i quadretti! Ancor più divertente ed interessante è stato, ai tempi del liceo e dell’università, disegnare funzioni e scoprire che forma potevano assumere le relazioni tra più variabili.
Da quando mi è stata concessa la libertà di scegliere i quaderni in autonomia quelli a quadretti sono diventati i miei preferiti. Mi piacevano in particolare quelli piccoli, ma quanto più spessi possibile e con i quadretti grandi, quelli da mezzo centimetro per intenderci. Ne avrò riempiti centinaia ed ovviamente non solo di numeri, ma anche di chilometri di appunti, disegni, colori, giochi…quei quaderni erano piccoli ma con elevato peso specifico, densissimi di contenuti e mi dispiaceva finirli. Forse perché inconsciamente sapevo che dopo aver riempito l’ultima pagina quei quaderni me li sarei sempre portati dentro di me, ma non li avrei mai più né rivisti né tanto meno riaperti.
Ancora oggi quando vado al supermercato, se per caso passo tra gli scaffali della cancelleria, mi devo trattenere dal comprarne qualcuno. Ogni tanto mi lascio tentare e la scelta ricade sempre su uno con la copertina rigorosamente tinta unita, ma ogni volta di un colore diverso, anche quelli inguardabili, a seconda dell’umore, del tempo o di chissà cos’altro!
Ho invece sempre un po’ disprezzato le povere righe.
Forse perché mi lasciavano troppa libertà, non mi ponevano dei limiti, se non quelli dei margini che invece mi infastidivano e nella pratica spesso sorpassavo. Le righe sono sempre state dedicate ad accogliere le mie riflessioni più personali, i miei pensieri, le mie opinioni. Dai pensierini al tema, dalle tesi per spiegare, ai contratti per impegnarsi, a queste storie per raccontare, sebbene ormai siano solo più quelle immaginarie della pagina bianca ed ancor più inquietante proposta dal computer.
Le righe danno poca confidenza, invitano al rispetto, forse incutono addirittura un po’ più paura, ti costringono a pensare, ma se si trova il coraggio o si ha la sfacciataggine di colmare le distanze per riuscire a riempirle diventano anch’esse estremamente affascinanti ed a loro modo divertenti. A tal punto che spesso, diversamente da quanto accade con i quadretti, mi capita di tornare a cercarle per rileggerne il contenuto. Sebbene quest’ultimo sia sempre il medesimo ne scopro spesso un diverso significato. Mi aiutano a ricordare chi ero ed a smascherare chi sono.
Righe e quadretti sono due facce della stessa medaglia e spesso bisogna guardarle entrambe per comprendere quello di cui stiamo parlando.
Esattamente come ci viene richiesto per la redazione del bilancio di un’impresa. I numeri da soli potrebbero non essere sufficienti per capire come stanno andando le cose, specie se questi sono l’aggregato sintetico di tante voci, decisioni, azioni, impegni, emozioni, pezzi di vita.
Il commercialista quando affianca l’imprenditore nel redigere qualsiasi bilancio diventa il "cantastorie della sua impresa" e di tutte le persone che è riuscito a coinvolgere e che lo hanno accompagnato. Un narratore, una terza persona che dovrebbe essere in grado di comprendere, ma anche di aiutare a far comprendere il senso complessivo di un anno di storia.
Sarà deformazione professionale, ma se fossi un tipografo metterei senz’altro in produzione anche dei quaderni con quadretti sul fronte e righe nel retro delle pagine!
Il nostro biglietto d’auguri per il Natale 2019 potrebbe esserne un primo inconsapevole esperimento! Ai quadretti ed alle righe abbiamo però aggiunto anche una pagina di alberi e stelle.
Per noi, per me in particolare ed in questo anno 2019, se possibile, ancor di più, hanno assunto un significato davvero speciale. Per me quest’anno è stato Natale nel vero senso della parola e spero di non stancarmi mai di ringraziare...