SENZA COMPROMESSI

Milano la settimana scorsa ha accolto mezzo mondo al Salone del Mobile e Fuori tra le sue strade, piazze, i suoi palazzi, cortili, giardini, negozi, uffici, autorimesse, bar, ristoranti.

Si narra che durante la Design Week i proprietari di qualsiasi locale si ingegnino nei modi più disparati per liberarli dalle loro cose e metterli a disposizione per accogliere, ovviamente a pagamento, qualche visitatore o, meglio ancora, qualche espositore. C’è chi per affittare il proprio appartamento torna a casa dei genitori, chiede di poter dormire sul divano o anche solo sul tappeto al fondo del letto di qualche amico, trasferisce la famiglia in ufficio o si prende direttamente una settimana di vacanza e, pur volando fino in Giappone, riesce ancora a risparmiare qualcosa…

Ho concentrato il mio giro per la città nella giornata di sabato. Sveglia alle 5, treno alle 7 per essere poco dopo dell’alba alla Stazione Centrale  in compagnia solo di zainetto, monopattino da bambino e l’elenco degli “imperdibili” generosamente predisposto ed inviato la sera prima da Marco e Claudia. Quell’elenco è preziosissimo perché è frutto di un’intera, intensissima settimana trascorsa in città per lavoro e soprattutto perché loro sono cresciuti a pane e design ed hanno una sensibilità e un’esperienza in questo campo da veri fuoriclasse.

Nonostante avessi già potuto apprezzare la bontà e l’affidabilità dell’elenco degli imperdibili negli ultimi due anni, quest'anno ho osato curiosare sul portale dedicato agli eventi ed agli allestimenti e leggere qualche articoletto curioso pubblicato negli ultimi giorni. Mi sono quindi permesso di iniziare ad aggiungere altri “imperdibili” da vedere e da scoprire.

C’è un secondo “nonostante”... Per quanto mi sia sforzato di individuare sulla mappa della città la location per poterla inserire nell’elenco cercando di mantenere un ordine logico e ragionato che consentisse l’ottimizzazione delle distanze e dei tempi di trasferimento dopo il terzo “imperdibile aggiunto” mi sono completamente perso e ho proseguito limitandomi a raggrupparli per macro zone.

DA DOVE INIZIARE E COME PROSEGUIRE

Sono sceso dal treno con un elenco di imperdibili e di desideri aggiunti di oltre 25 punti: troppi anche per il monopattino da bambino con sole 10 ore di tempo a disposizione. Per la sera avevamo ospiti a cena e se avessi fatto tardi avrei corso il serio rischio di trovare ancora una volta la valigia fuori dalla porta di casa.

La scelta di che direzione prendere e da dove iniziare è stata però condizionata da qualcosa di non previsto in fase di pianificazione: l’orario di apertura delle location.

Ero arrivato troppo presto!

Per la prima tappa ho dunque ripiegato su un bar magnificamente rivisitato e trasformato dai fiorelloni della finlandese Marimekko.  Coda per fare lo scontrino, coda per caffè e cornetto, tavolino in condivisione con una paio di cinesi intente con i loro schermi. Vista l’ora e il posto decisamente poco centrale, ma in cui già si confondevano svariati idiomi, ho subito realizzato di non aver preso in considerazione un secondo aspetto nella mia fase di programmazione: i tempi d’attesa.  

E’ bastato un po’ di zucchero a velo sul cornetto per far prevalere da lì in poi l’improvvisazione e il sentimento su tanta pianificazione e ragion logica.

Questo non significa che lo studio e gli approfondimenti compiuti prima non siano serviti a nulla, anzi sono stati fondamentali nel guidare le scelte nel corso del mio peregrinare, ma in modo diverso da come avevo immaginato. La diversa realtà delle cose aveva reso preferibile e opportuno, sebbene non necessario, cambiare i programmi per sfruttare al meglio la giornata.

La rapidità nell’adattarsi ai cambiamenti, sapendo improvvisare nuove soluzioni, è uno degli elementi caratterizzanti la sopravvivenza e l’evoluzione delle specie teorizzata da Darwin.

Tra le specie, oltre a quelle di flora e fauna, potremmo includere anche quelle delle imprese!

STERCO DI ELEFANTE

Ho letto il claim “NO COMPROMISED” nel cortile di un liceo classico in zona Brera che ospitava “solo” due ombrelloni chiusi, qualche tavolino e qualche sedia, dei bei cubi colorati, alcune immagini di elefanti e un maxischermo che trasmetteva immagini di paesi esotici che ho poi scoperto essere riferiti alla Thailandia.

Sono entrato perché non solo non c’era coda, ma non c’era proprio nessuno.

Dopo l’esperienza della coda al bar e di alcune esageratamente lunghe viste successivamente in strada per qualche altra “imperdibile” location in cui la gente nemmeno sapeva cosa stesse andando a vedere (lo scrivo a ragion veduta dopo essermi fermato a chiedere in più occasioni) avevo semplicemente deciso che la mia giornata a Milano non doveva essere trascorsa nell’attesa di qualcosa di “probabilmente” eccezionale.

Nel cortile del liceo Parini non c’era nessuno, ma quel cubotto colorato era uno sedia fatta con sterco di elefante che aveva vinto il premio per l’impatto sociale di un’intera Design Week 2024 proprio dedicata ai materiali e all’impatto ambientale e sociale che questi possono e potranno avere.

Mi chiedo in quanti abbiano avuto la fortuna di vederlo e soprattutto di comprendere la filosofia e il pensiero che questo rappresentava.

Qualsiasi processo decisionale o creativo è complesso. Ci sono sempre forze che interferiscono con l’idea originale: limiti tecnologici, bisogni sociali, interessi contrapposti, costi, mercati aspettative commerciali…

I compromessi sembrano così essere l’unica soluzione per riuscire a realizzare concretamente quanto si era immaginato e desiderato, ma spesso può capitare che il risultato convinca poco e nella pratica funzioni ancora meno.

Queste considerazioni diventano tanto più veritiere e attuali se giudichiamo e critichiamo (con intento costruttivo) i risultati di decisioni e scelte prese in passato con il senno di poi.

L’evoluzione passa necessariamente attraverso aggiustamenti successivi, figli di un mare di errori, innumerevoli tentativi ed una continua sperimentazione, ma non è detto che il processo decisionale  che premia il compromesso possa sempre essere considerato il migliore.

Un elefante adulto mangia oltre 150 kg di vegetazione al giorno che il suo intestino trita, mescola, sintetizza e compatta proprio come potrebbe fare una macchina industriale richiedendo tanta più energia.

Pensate quante sedie da pochi chili l’una potremmo realizzare e quanta energia risparmiare!

MILANO: ITALIA SENZA COMPROMESSI

Quella scelta un po’ azzardata di rinunciare alle code mi ha portato a scoprire le potenzialità delle foglie del rosmarino, dei semi di finocchietto selvatico e della lolla di riso. Mi ha consentito di visitare la Galleria d’Arte Moderna e rendermi conto della “reale grandezza” del Quarto Stato di Pelizza da Volpedo, di emozionarmi fino a piangere per la fatica di vivere che traspariva dai volti dipinti di persone vissute in quella stessa città fino un centinaio di anni prima, di ricordare quanta bellezza e quanta ispirazione la natura e il paesaggio che ci circonda sono in grado di offrirci e delle straordinarie capacità innovative e creative di cui sono in grado le mani e la testa degli uomini.

Ho visto una splendida barca in una piscina, una gigante luna riflettere in pieno giorno, grattacieli di cassette della frutta, microvetture in cui si entra dal parabrezza, autorimesse abbandonate trasformate in show-room da urlo ed infine mi hanno accolto montagne innevate quando sono tornato alla stazione Centrale per prendere il treno.

Con quell’ultima installazione ho avuto l’impressione che Milano mi stesse già invitando a rivederci alle prossime Olimpiadi invernali con la promessa di potermi offrire un nuovo grande spettacolo.

LA FORZA DELL’IMMAGINAZIONE

Ogni volta che torno a Milano ho l’impressione di trovarmi in un grande teatro a cielo aperto in cui tutto sembra essere installato, creato in modo artificioso e artificiale proprio per stimolare l’immaginazione del visitatore e farlo rimare a bocca aperta.

Il teatro però è reale come quello della vita.

Ed io quando torno sul treno della fantasia continuo ad immaginare un futuro possibile, migliore, più libero e felice del presente di oggi.

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