Ricorderò l’estate 2017, oltre che sicuramente per la frattura del gomito, anche per un paio di esperienze tanto semplici quanto entusiasmanti ed illuminanti per l’indiretto insegnamento che mi hanno regalato.
Il primo episodio è capitato qualche giorno prima dell’incidente…
Per far camminare in montagna nostra figlia di appena 3 anni abbiamo giocato a rincorrerci, gare di velocità corse sulle brevi distanze, partenze differenziate io qualche metro indietro e lei un po’ più avanti, la mamma scandiva il pronti, partenza…VIA! Ma Maya non partiva fino a quando non vedeva che io iniziavo correre; non c’è stato modo di farle capire che doveva scattare guardando avanti per non perdere tempo nel girarsi…a lei interessava correre insieme, che io la rincorressi, la superassi a fatica con un crescendo di risate reciproche e che mi facessi inseguire per qualche ulteriore metro posticipando il traguardo fino a quando le risate ci toglievano il respiro! Corsa dopo corsa siamo arrivati, senza accorgercene, in prossimità della meta: una solitaria borgata alpina circondata da splendidi prati falciati di recente. Smettiamo di correre e vedendo quei pendii, nemmeno troppi dolci, mi viene subito la tentazione di buttarmi per terra ed iniziare a rotolare. Dopo la prima rotolata che, per il piacere improvvisamente riscoperto, è stata prolungata oltremisura mi sono alzato in piedi di colpo allargando le braccia e tutto ha continuato a girarmi attorno: i prati, le montagne sullo sfondo, mamma e bimba rimaste impietrite e piacevolmente sorprese dal mio gesto. Pochi istanti per assaporare quella sensazione e sono rimpiombato sul prato continuando a godere delle nuvole in giostra! Maya ha subito voluto imitarmi, ma nonostante l’entusiasmo non riusciva perché l’erba pungente le dava troppo fastidio…per non tradire il suo desiderio e la sua curiosità irrefrenabile l’ho fatta sdraiare sulla mia pancia, stendere le gambe tra le mie ed abbracciandola abbiamo cominciato a rotolare urlando e ridendo di paura misto gioia e da quel momento ancora ripetizioni, e poi ancora, ancora papà…fino a quando la testa ha incominciato a girare anche a lei!
Dopo la caduta in moto invece ho dovuto necessariamente stare a riposo…un riposo che è andato ben oltre a quello tipico vacanziero. Non abbiamo però rinunciato, anche perché non era nulla di particolarmente grave, a trascorrere la decina di giorni che avevamo programmato a Trieste.
Ho avuto quindi la (s!)fortuna di essere trasportato in auto da mia moglie seduto sul sedile posteriore come un bimbo e diverse occasioni per rimanere sdraiato. Così dal tetto panoramico dell’auto ho potuto riscoprire il piacere di guardare in alto: il cielo, l’evoluzione dei passaggi nuvolosi, l’alternarsi ed il susseguirsi di rami, alberi, giochi di ombre, luci, colori e gli affascinanti piani alti dei palazzi cittadini comprese le antenne TV ed i relativi cavi spenzolanti disordinatamente dai cornicioni. Dal lettino della spiaggia ho potuto osservare scorci di cielo tra gli ombrelloni, voli di gabbiani, planate di aquiloni, passaggi di areoplani a quote elevate…da quello del terrazzo nel cuore della notte ho espresso desideri al passaggio di stelle cadenti, ammirato il movimento di alcuni satelliti e fantasticato sull’alternato luccichio tracciato da innumerevoli areoplani…
Mi piace associare alle esperienze estive sopradescritte alcune indicazioni che potrebbero tornarci utili nel riprendere le nostre attività ordinarie ed il nostro lavoro quotidiano, a prescindere che sia quello di uno studente, di un professionista come me, di un agricoltore, di un dipendente, di un artigiano, di un imprenditore o quello di un qualsiasi volontario (nonni compresi!).
1) Qualsiasi lavoro o impegno diventano enormemente più leggeri, efficaci e magari anche redditizi se frazionati in obiettivi più piccoli e soprattutto se gestiti non da soli: il sentirsi parte di una squadra, anche minima, è stimolante, gratificante e, a prescindere dal ruolo di ciascuno, consente di superare difficoltà che se affrontate individualmente potrebbero scoraggiare anche i più caparbi.
2) Siamo continuamente alla ricerca di nuovi stimoli attraverso i canali più disparati, di idee interessanti e creative, investiamo tempo e denaro per innovare (cercare di mettere in pratica le idee migliori) e questo è un bene, ma non dobbiamo dimenticare quanto possano essere ancora stimolanti, entusiasmanti, travolgenti ed ispiranti oltre che piacevoli le esperienze più semplici della vita (rotolarsi in un prato, arrampicarsi su un albero, far scorrere un pezzo di corteccia nella corrente di un ruscello…) che spesso da adulti non prendiamo più in considerazione, ma che sovente rischiamo di impedire anche ai più piccoli l’opportunità di sperimentare.
3) La routine quotidiana, il susseguirsi incessante degli impegni ci porta sovente a non trovare mai il tempo per alzare la testa, prendere fiato e guardare un po’ più lontano per riscoprire la visione d’insieme, cercare di valutare o abbozzare una qualche strategia d’azione che potrebbe migliorarci significativamente la vita nel medio/lungo periodo.
Cercherò di far tesoro dell’esperienza maturata durante queste vacanze anche grazie all’incidente in moto!