Dopo l’ennesima testata sbattuta sulle travi del soppalco decido arbitrariamente di rivoluzionare posizione ed ordine del letto e degli altri arredi. La mia mogliettina subito brontola, ma poi anche lei sembra apprezzare la nuova disposizione anche se rimane da risolvere un problema di illuminazione visto che prese e punti luce erano stati progettati al contrario. Per non rischiare che cambi idea, mi fiondo con l’auto in paese per acquistare dal ferramenta spine, prese e cavo elettrico da far passare o lungo i travi del tetto o tra un listellone e l’altro del grossolano pavimento in legno. Il caso ha voluto che trovassi parcheggio un po’ fuori mano e la curiosità mi ha portato ad andare esattamente dalla parte opposta alla bottega del ferramenta attratto da alcuni cartelli segnalateci di sentieri che non avevo mai visto prima. Mi colpisce quello che indica “Punta Melmise (per cresta) 3.00” e mentre torno dal ferramenta inizio a fantasticare la passeggiata della domenica mattina felice di essermi procurato una nuova piccola avventura!
Le creste delle montagne sono luoghi eccezionali, capaci di regalare emozioni molto forti, ma che ti costringono a tenere sempre alta l’attenzione. Rappresentano il culmine di due versanti opposti, due pendii sovente decisamente diversi tra loro per esposizione al sole, morfologia, pendenza, vegetazione, colori, storia.
La cresta è una sottile e continua linea di punti d’incontro.
Anche quella della Punta Melmise non ha tradito le aspettative. E’ esposta a sud e si inerpica verso nord. Questo significa che prende il sole da quando sorge a quando tramonta e che verso le 9 del mattino, dopo aver già preso un minimo di quota, mentre sistemavo l’ultimo strato di calore nello zaino per rimanere in maglietta, osservavo sui versanti opposti il brulichio di gente che si affannava alla partenza di cabinovie e seggiovie nel gelo più assoluto.
Nonostante la favorevolissima esposizione dopo poche centinaia di metri di dislivello sulla cresta compare nuovamente la neve, compatta e trasformata che regge senza problemi il mio peso almeno fin oltre quota 2000 quando diventa preferibile indossare i ciaspoloni, più per i mini ramponi che portano con sé che per il rischio di sprofondare. Continuando a salire si arriva ad un punto in cui la montagna diventa così severa ed inospitale che non consente più agli alberi di crescere ne su un lato ne sull’altro della cresta esponendola, se possibile ancor di più, alla forza dei venti. Questi, giocando con la neve, hanno creato una splendida cornice che sporge sul versante più ripido che guarda a sud-est. Il ricciolo della cornice di neve gelata è esposto nel vuoto esattamente come quello delle grandi onde del mare che, proiettate in avanti, sfidano la legge di gravità gonfiandosi sempre di più. Al contrario del surfista per l’alpinista è però vivamente consigliato muoversi dietro il ricciolo della cornice e possibilmente stando anche qualche metro dal bordo. Osservando la cornice in sezione è evidente il buon senso di tali indicazioni, ma quando ci sei sopra e la neve indurita dal vento, non solo sembra tutta uguale, ma sembra anche estremamente solida bisogna trattenersi non poco dalla tentazione di voler tornare a camminare sul filo di cresta dove lo sguardo può spaziare anche dall’altro lato. Questi banali accorgimenti oggi mi sembrano innati e spontanei, ma in realtà sono frutto dell’insegnamento di coloro che mi ha accompagnato in montagna da ragazzino e dallo spirito di osservazione che mi hanno inculcato.
Non ci sarà però mai nessuno che ci dirà esattamente dove mettere i piedi, ma guardandoci attorno con un po’ di esperienza, un sano desiderio di avventura ed un pizzico di prudenza si riuscirà ad arrivare in quel punto tanto ambito dove si incontrano tutti i versanti ed il panorama spazia a 360°!
Morale della storia letta (scritta) da un commercialista.
Ogni imprenditore si trova spesso ad agire in un contesto estremamente variegato in cui ci sono una quantità enorme di fattori di cui tener conto e di leggi da rispettare tra cui anche quelle recentissime sulla crisi d’impresa. Per quanto possano essere sofisticati e precisi i suoi strumenti di analisi saranno sempre necessari il suo intuito, la sua esperienza e la sua propensione al rischio per interpretarli e per spostarsi continuamente sul punto giusto anche quando la via, agli occhi dei più, potrebbe risultare già tracciata in modo quasi naturale soprattutto se osservata a posteriori, in sezione e magari per il tramite di qualche miliardo di megapixel e con l’aiuto anche di qualche filtro.
Sovente ci sono ampi margini di tolleranza che attutiscono l’errore di interpretazione e l’eventuale momento di distrazione ma più il filo di cresta si fa sottile e ripidi i versanti che la formano più si corre il rischio di spiccare il volo. In tutti i sensi!