TASCHE BUCATE E SENSI DISTRATTI

IL PROGETTO

Da quando è nata Maya collezioniamo in una grande scatola un quotidiano cartaceo e fisico del giorno del suo compleanno: il 30 maggio.

Ci piace l’idea che un giorno, dando un'occhiata in quella scatola, possa avere concreta evidenza di come fosse cambiato (o meno) il mondo che l’ha accolta. Sfogliando i giornali (sempre continuino a stamparli) potrà scoprire che anno dopo anno saranno cambiati non solo i formati, gli stili, le pubblicità, i gusti, le sensibilità, i problemi, le soluzioni proposte, le aspettative, ma sarà cambiata anche lei insieme a questa nostra comunità sempre più glocal.

La scelta del quotidiano era naturalmente ricaduta su La Stampa, non tanto perchè tradizionalmente torinese sebbene di ampie vedute e comunque a tiratura nazionale, quanto piuttosto perché era stato molto facile reperirla.  Mio padre ne è stato fedele abbonato da che io ricordi e quindi fin che è rimasto in vita è stato semplice recuperare il giornale da mettere nella scatola. Da quando non c’è più, l’abbonamento non è stato rinnovato e dobbiamo ricordarci di passare in una qualche edicola.

L'AZIONE

Quest’anno nell’uscire di casa di prima mattina ho recuperato nello svuota tasche una bella moneta da due euro e dichiarato ad alta voce che me ne sarei occupato io pensando di acquistarlo a distanza di pochi minuti passando alla storica edicola sul colle di Superga. Quando sono arrivato in ufficio ho realizzato che non avevo comprato alcun giornale, pur essendo passato regolarmente davanti a quella piccola edicola e vicino a tante altre che però ai miei occhi ormai passano sempre più inosservate.

Fagocitato dal lavoro mi riprometto di acquistarlo in pausa pranzo.

La mattinata è stata produttiva e decido di festeggiare la bella giornata regalandomi una corsetta in collina.  Casco, zaino, batteria e in motorino raggiungo lo spogliatoio. Nell’armadietto mi aspettano le scarpe che non indossavo causa pioggia e lavoro da almeno una decina di giorni e indosso un paio di vecchi pantaloncini da tennis dotati di ampie tasche porta palline in cui sistemo una pesante e voluminosa moneta da 2 euro per comprare il famoso quotidiano al termine del mio breve allenamento.

L’aria è tiepida, il cielo azzurro cosparso qua e là di grossi e soffici nuvoloni bianchi, l’entusiasmo non manca, ma le gambe invece sì e così il giro in collina si chiude dopo appena una quarantina di minuti che comunque valgono sempre la pena.

IL CONTROLLO CONCOMITANTE

In prossimità dell’edicola infilo la mano in tasca per recuperare la mia moneta, ma non la trovo. Incredulo provo a sondare anche l’altra tasca ma niente nemmeno lì. Ritorno alla tasca sinistra, quella dove, giocando a tennis con il braccio destro, si tiene la seconda pallina del servizio. Dopo essermi ripetutamente battuto  sul fianco nella speranza di percepire da qualche parte lo spessore metallico mi fermo bruscamente ed estraggo la tasca per controllare con gli occhi come se del semplice tatto non volessi più fidarmi. Con grande stupore noto un piccolo buco nella retina che immediatamente spiega la perdita dei 2 euro. Il buco era decisamente piccolo, insignificante per le dimensioni di una pallina da tennis, un mazzo di chiavi, un pacchetto di fazzoletti ma più che sufficiente per lasciar passare una moneta che aveva ballato per 40 minuti. Oltre al dispiacere, mi chiedo come abbia fatto a non accorgermene prima, tradito oltre che dal tatto che non aveva percepito il buco anche dall’udito che non aveva sentito il classico tintinnio del metallo che sbatte sul terreno. Ripercorro velocemente il giro nella mia mente realizzando che ho posato i piedi oltre che sull’asfalto anche su sentieri in terra battuta, ghiaia e tratti in erba. Realizzando che il contatto della moneta con questi tipi di terreno non avrebbe potuto produrre alcun tintinnio e pensando che in ogni caso il rumore dei miei passi, tutt’altro che felpati, e quello di sottofondo avrebbero molto probabilmente sovrastato il tintinnio, divento un po’ più indulgente con me stesso ma comunque senza riuscire a perdonarmi.

Dopo la doccia recupero il porta monete elettroniche nell’armadietto ed accedendo all’unico micro scomparto dotato di cerniera verifico se c’è qualche altra moneta vera, ma recupero solo qualche pezzo da 10 e 20 centesimi. Per comprare finalmente il giornale ho dovuto estrarre il pezzo da 20 euro gelosamente conservato per le emergenze.

LE POLEMICHE E LE REAZIONI

Questa esperienza, associata alle polemiche sterili ed autolesioniste degli ultimi tempi sulla gestione dei fondi Next Generation EU mi ha portato a riflettere sull’importanza dei sistemi di controllo e prima ancora delle scelte di allocazione di tutti i soldi che sono stati destinati a finanziare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (o più famoso PNRR).

Negli ultimi giorni il dibattito pubblico si è concentrato sulla polemica in corso tra il governo e la Corte dei Conti.

Le valutazioni dell’organo di controllo sull’andamento della spesa diffuse lo scorso 25 maggio evidenziano come nel 2023 l’Italia abbia speso solo 1,2 miliardi dei 33,8 miliardi previsti per quest’anno.

Stiamo spendendo (o meglio investendo bene) poco per colpa dei processi burocratici troppo articolati e per amministrazioni carenti soprattutto nei piccoli comuni che sovente coincidono anche con quelli più svantaggiati.

La reazione del governo, invece di trovare una soluzione, è stata quella di chiedere alla Corte dei Conti di astenersi dall’alimentare ulteriori polemiche sull’argomento visto che dobbiamo ancora incassare dall’Europa la terza rata di fondi che era prevista per fine 2022 e che ancora non si è vista. A tal proposito è notizia di ieri che è stato approvato alla Camera anche un emendamento alla conversione in Legge di un DL per per ridurne le funzioni di "controllo concomitante" sulla gestione del Pnrr.

Il principio non mi piace ma nella sostanza non credo che faccia più di tanto la differenza. Proprio approfondendo questo tema ho scoperto l'esistenza di portali di monitoraggio civico come openpnrr.it realizzati per analizzare e approfondire in modo trasparente e diffuso l'avanzamento di tutti i progetti e tutte le misure strettamente correlate al piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Trovo infatti potenzialmente molto più efficace del controllo della corte dei conti la semplice diffusione continua di dati ed informazioni liberamente consultabili da milioni di cittadini europei che sono al tempo stesso contribuenti e destinatari delle risorse in questione.

Tra tutti sono convinto che si possa recuperare, fosse anche per puro caso, l'equivalente della moneta da due euro che ho "seminato" per strada. La semina delle monete non ha mai fatto crescere un solo albero di prosperità.

LA SINTESI CONCLUSIVA

Sul Pnrr il cammino mi pare sia ormai tracciato: serve avere le idee chiare e FARE presto. Il tempo delle parole e delle filosofie è ormai trascorso e bisogna passare all’azione.

Se l’Italia riuscirà, lo dirà il tempo e la capacità di fare tesoro degli errori passati includendo tra questi anche quello della mia tasca bucata e della delusione per l'incapacità dei miei "sensi" preposti anche al controllo di non aver saputo evitare o rimediare a quella semina infruttuosa.

I giornali conservati nella scatola di Maya lo racconteranno!

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