TODAY PAREJ: IMPRESA QUOTIDIANA

La paternità di TODAY PAREJ è di Luisa ed Andrea. Lei con sopraffina sensibilità e con istintivo colpo d’occhio accorcia, acconcia e modella il capo di Signore, Signori, ragazzine e ragazzini; lui invece, dopo anni trascorsi a disegnare con matita e computer, si è messo a dare sfogo alla sua perfezionistica creatività in cucina. Insieme al loro amico, nonché storico socio Frank, hanno realizzato il 16Pincopallo Barbiere-Bistrot tutto in uno riadattando i locali di una vecchia officina in cui per decenni si sono riparate e truccate le motociclette. La loro nuova impresa e la nostra reciproca conoscenza coincide temporalmente con la mia più recente esperienza lavorativa che mi ha portato non solo a cambiare ufficio e colleghi, ma che sta anche comportando una progressiva reinterpretazione della professione del dottore commercialista. OGGI VA COSI’ potrebbe essere la più fedele traduzione di TODAY PAREJ. Esclamazione nata in uno di quei giorni di totale stravaganza in cui Luisa si sarà presentata al Pincopallo con la tuta da meccanico o con delle scarpe improbabili, con i capelli dritti o con il risultato originale di qualche orgoglioso acquisto ad un mercatino.

TODAY PAREJ è quindi figlio dell’umore, delle sensazioni e delle emozioni di tutti i giorni esattamente come quelle che proviamo quando apriamo gli occhi al mattino e, dopo aver recuperato le energie, ci apprestiamo ad affrontare una nuova giornata. A prescindere che ci aspetti una giornata di ozio, divertimento, studio o lavoro ci portiamo dietro qualcosa della notte appena trascorsa che, spesso, ha la magica capacità di farci ritrovare il senso delle cose o quantomeno la direzione da prendere.

TODAY PAREJ però è anche figlio della contaminazione di esperienze, culture, emozioni maturate nel susseguirsi dei giorni e delle primavere. E’ l’intelligenza che si diverte e ci da stimolo per fare, creare,  innovare o semplicemente contemplare, ascoltare, ascoltarci per poi confrontarci, condividere, donare.

La contaminazione è un processo assolutamente normale nell’evoluzione delle lingue e così l’inglese, internazionale e globale, si fonde con il piemontese che, sebbene ci dicano non essere una vera e propria lingua, è legato al locale, al particolare, alla tradizione. Sono opposti che si uniscono trovando equilibrio ed armonia. Mi piacciono proprio perché vanno d’accordo sebbene tanto diversi!

TODAY PAREJ è GLOCAL!

Contaminazione come quella che, grazie agli amici di Axieme ho avuto l’opportunità di respirare per 3 giorni a Maratea all’edizione 2019 di Heroes. Nella splendida cornice di un paesino della Basilicata a picco sul mare, in un Sud Italia che tende progressivamente ad invecchiare ed a spopolarsi si incontrano decine di nuove imprese e centinaia di giovani, entusiasti e curiosi, provenienti da tutto il Paese ed anche dall’estero. Le aspettative per chi partecipa ad un evento del genere sono molteplici, ma sicuramente rientra il desiderio di raccontarsi e confrontarsi, di mescolare le proprie impressioni, di condividere le idee e le tante difficoltà che si incontrano quotidianamente nel metterle in pratica.  Le relazioni umane tessute, gli spunti tecnici acquisiti e le storie di successo ascoltate regalano nuove energie per poter riprendere il lavoro di tutti i giorni necessario per cercare di dare consistenza al segno che si vorrebbe lasciare in un mondo che si trasforma sempre più velocemente non solo nel tempo, ma anche nello spazio.

Ad Heroes si sarebbe potuto tranquillamente raccontare anche la storia di Riccardo Gualino, capitano d’industria (imprenditore) e finanziere (investitore), ma anche raffinato amante dell’arte ed illuminato mecenate che, a partire dai primi anni del ‘900, ha iniziato a realizzare imprese eccezionali in un contesto che, visto con il senno di poi e con il distacco della storia, mi sembra ancora più rivoluzionario di quello che stiamo attraversando attualmente. Considerata la serialità con cui “Il Grande Gualino” (titolo del libro di Giorgio Caponetti – UTET editore - letto quest’estate durante la mia forzata “villeggiatura” alla Città della Salute e della Scienza) ha continuamente avviato nuove imprese nel corso della sua vita potremmo facilmente considerarlo un convinto “startupper” della seconda rivoluzione industriale.

Per rendere meglio l’idea accennerò ad alcuni dei cambiamenti vissuti da quest’uomo nato a Biella nel 1879 e vissuto per 85 anni tra Genova, Torino, Lipari (in confino), Roma e Firenze, che ha saputo cavalcare, riuscendo spesso a trasformare in opportunità per nuove Imprese. Gualino è partito dal legno e dai cavalli (da corsa), per passare alle materie plastiche e sintetiche, passando dal cemento e dalle automobili per terminare alla distribuzione e produzione cinematografica. Ha fondato compagnie di navigazione, costruito ferrovie, realizzato immobili e quartieri interi rivolti al futuro (a San Pietroburgo aveva addirittura avviato un primo progetto paragonabile a quello delle attuali “smart city”), ha fabbricato e venduto in giro per il mondo milioni di tonnellate di cioccolato, di seta artificiale, di fertilizzanti, di sapone ed altri cosmetici.

Nell’arco di 60 anni è passato dal muoversi a cavallo a volare in aeroplano, ha potuto sfruttare la forza del vapore ed apprezzare la versatilità dell’energia elettrica, è passato dal comunicare di persona o a mezzo corrispondenza al poter mandare messaggi in tutto il mondo con il telegrafo per poi poter addirittura dialogare a distanza grazie al telefono. Le informazioni sono passate a circolare dalla carta stampata alla televisione passando per la radio ed il cinema. E con esse lo spettacolo, l’arte e nuove forme di comunicazione.

Tante imprese sono state possibili ed hanno avuto enorme successo anche grazie alla finanza e ad un credito bancario che possiamo proprio definire d’altri tempi. Attività cresciute velocemente che, in alcuni casi, ancor più rapidamente sono fallite e l’imprenditore/finanziere ha dovuto risollevarsi e ripartire tra due guerre mondiali, gli espropri del comunismo russo, un ventennio di dittatura, la grande crisi del ’29 e chissà cos’altro ancora.

Leggendo la storia di questo grande imprenditore mi ha anche colpito come questi avesse limitato l’uso del piemontese, di cui era madrelingua, esclusivamente alla sfera più intima e privata mentre con il resto del mondo parlava in italiano, francese ed inglese, ma sono convinto che nei suoi pensieri così come nel suo stomaco queste si mescolassero ed alimentassero reciprocamente…

TODAY PAREJ gli sarebbe piaciuto!

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