Oggi 4 marzo la figura di un sottoufficiale della Guardia di Finanza in servizio al seggio elettorale del mio piccolo Comune mi ha regalato l’ispirazione per scrivere queste poche righe ad una manciata di minuti dalla chiusura delle votazioni per i Deputati ed i Senatori della 18^ Legislatura.
La prima volta che sono entrato in un seggio elettorale avevo 19 anni, ma non è stato per votare. Quella volta avevo il cappello da Alpino ed ero armato per garantire (non so bene come) in caso di necessità ordine e sicurezza in un momento considerato tanto importante per la vita democratica del nostro Paese. Erano i primi mesi da allievo ufficiale e quello è stato il nostro primo servizio istituzionale fuori dall’ambito strettamente militare.
Ricordo di aver dormito poco e male quella notte prima delle votazioni e non certo per il fatto che la brandina era eccessivamente morbida. Provavo l’agitazione della prima volta, della perfetta solitudine in una scuola di un paesone buio delle campagne canavesane e probabilmente ardevo dal desiderio di ben figurare di fronte ai tanti cittadini di cui avrei incrociato lo sguardo e scambiato un semplice saluto.
Quella notte, passata quasi insonne, durò comunque molto poco perché prestissimo al mattino avevo nuovamente calzato le scarpe lucidissime ed annodato bene la cravatta dell’uniforme per aprire le porte agli scrutinatori e per accogliere in seguito centinaia di cittadini che si dimostrarono estremamente cortesi e gentili con quel giovane alpino. Dopo aver richiuso le porte della scuola al termine di una giornata che era sembrata non finire mai ricordo di essermi finalmente coricato nella brandina esausto, ma particolarmente orgoglioso di aver fatto al meglio il mio dovere.
Dopo il servizio militare sono arrivati gli anni dell’università e nei seggi sono rientrato esclusivamente da elettore. In quel periodo l’entusiasmo di poter votare ed il desiderio di dare i miei primi voti in modo quanto più possibile consapevole e coerente, mi aveva spinto a documentarmi molto, ricercando (ancora senza internet!) e studiando programmi elettorali, partecipando a qualche comizio, seguendo dibattiti e trasmissioni in televisione. Dopo le elezioni conservavo i programmi con l’ambizione di monitorare se, nei fatti, quanto meno i macro impegni presi da coloro che avevano vinto venivano in qualche modo rispettati o meno. Con il passare degli anni una buona parte di quell’entusiasmo è progressivamente svanito anche perché, ad eccezione che per la piccola realtà comunale in cui vivevo, lo sforzo di comprendere se i vincitori rispettavano o meno le promesse elettorali risultava impresa estremamente complessa.
Per queste elezioni politiche 2018, a quasi 42 anni, ho riscoperto il desiderio di fare le cose per bene. Ho dedicato un po’ di tempo a documentarmi, a leggere i diversi programmi, ad ascoltare ed a confrontarmi in famiglia, con qualche amico ed anche con perfetti sconosciuti incontrati in quest’ultima settimana che, per una pura combinazione, ho avuto l’opportunità di trascorrere in diverse parti d’Italia. Non ho guardato televisione, ho ascoltato poca radio, ma ho parlato con persone piuttosto variegate quali, tra l’altro, alcuni agricoltori del Salento, studenti universitari di Lecce, benzinai dell’Abruzzo, tassisti ed impiegati di Bologna, un capo treno di Roma, private bankers e giovani startupper a Milano, professionisti di Langhe e Monferrato, pensionati, commercianti, insegnanti delle scuole elementari a Torino…
Pochissimi di loro hanno manifestato le proprie intenzioni di voto, ma in quasi tutti ho percepito il desiderio di andare a votare, di partecipare, di contribuire a cercare di migliorare la propria condizione di vita.
Un commercialista come me ogni tanto ha a che fare con gli uomini della Guardia di Finanza e, seppur nel massimo rispetto delle rispettive persone e del ruolo che ciascuno di noi ricopre, spesso non ci troviamo d’accordo nell’interpretare e giudicare fatti compiuti da terze parte. Oggi però nell’incontrare lo sguardo di quel sergente dalle scarpe lucide e con il nodo della cravatta ben stretto mi sono scoperto a lui molto vicino, rivedendomi nell’analogo ruolo istituzionale ricoperto diversi anni fa e mi ha fatto davvero piacere scambiare due parole anche con lui.
A prescindere da cosa sentenzierà questa notte lo scrutinio delle schede, mi auguro che tutti i nostri neoeletti rappresentanti possano innanzitutto “onorare” il ruolo istituzionale che andranno a ricoprire ed agire secondo coscienza, ma possibilmente con una visione di un po’ più ampio respiro rispetto a quella “affannata” vissuta nell’ultimo decennio, in modo che un giorno tutti noi, semplici Cittadini, attraversando l’Italia in qualsiasi senso di marcia potremo essere orgogliosi di vedere un grande campo ben coltivato.