UNA NAVE CHE VOLA, MA IL CIELO E’ SEMPRE PIU’ BLU

Immaginate di essere nel cuore dell’estate e di trovarvi all’ingresso di una spiaggia con la vostra famiglia. La spiaggia è una di quelle cittadine e quindi con strade, giardini, case, alberghi e negozi alle spalle come se ne possono trovare molte lungo le nostre coste. Ha però la caratteristica di essere racchiusa nell’ambito di un golfo non troppo ampio e quindi protetta dalle colline relativamente ripide che la circondano. Avete appena finito di salutare una coppia di amici che torna a casa dopo aver condiviso un bel pezzo di vacanza insieme quando la vostra attenzione viene momentaneamente catturata dal rumore lontano dei motori di un aeroplano che sta sbucando dal promontorio del golfo opposto a dove vi trovate e si sta avvicinando con il carrello già abbassato per atterrare al di là della collina dopo aver sorvolato tutto il golfo. Giusto il tempo di posare le classiche sacche da mare piene di teli, secchielli, palette, biglie e racchettoni ed aprire l’ombrellone che il vostro sguardo è nuovamente rivolto verso l’alto ad osservare l’aereo che eccessivamente basso sopra le vostre teste spinge nuovamente i motori su di giri per riprendere quota facendo rientrare il carrello. “Guarda Maya!” esclamo io per renderla partecipe di una scena sicuramente mai vista prima che lei stava già osservando con gli occhi sbarrati e spaventati da quel gigante dei cieli che faceva così tanto rumore… “Non ti preoccupare cucciola! A volte può capitare che il pilota sbagli l’approccio alla pista di atterraggio scendendo troppo di quota o con troppa velocità o potrebbe anche capitare che ci sia un problema a terra e così dalla torre di controllo danno ordine di riprendere quota per riorganizzare successivamente l’atterraggio…” . Tutto nella norma quindi, noi grandi siamo sereni ed i piccoli sono tranquilli.

Proseguiamo spalmando la crema solare sulla schiena… “Papà anche quell’aereo che sta arrivando deve atterrare?” Non sentendo alcun rumore, non do troppa importanza alle parole della bimba, e rispondo in modo automatico e svogliato proseguendo nel mio intento seduto sul lettino sotto l’ombrellone. Ma non appena la luce del sole viene meno come se fosse comparso all’improvviso un grosso nuvolone, mi alzo e sporgendo la testa fuori dall’ombrellone i miei occhi non riescono a credere a ciò che vedono.

Un’enorme nave da crociera, di quelle più grandi dei palazzi, sta planando lenta e silenziosa sopra di noi dirigendosi verso il mare…sicuramente se qualcuno avesse avuto modo di osservare i miei occhi sarebbero risultati, se possibile, ancora più sgomenti e terrorizzati di quelli della bimba vedendo l’aereo di poco prima, ma la testa viaggia veloce e, senza che ci sia stato il tempo di fare alcun calcolo, spinto dal puro istinto di sopravvivenza carico brutalmente la piccola in spalle come un sacco di patate che ovviamente inizia a piangere e urlo alla mamma di muoversi sebbene continui a rimanere attonita. Strattono via anche lei ed iniziamo a correre verso la collina alle nostre spalle.

Dopo poco appena usciti dalla sabbia della spiaggia mi volto indietro per osservare nuovamente quella nave, ma questa volta per calcolare: provo infatti a stimare, in base alla sua quota ed alla lentezza di spostamento e caduta, quanto tempo avremo da correre prima che l’enorme bulbo di prua rosso fuoco tocchi l’acqua. Ammarando quell’enorme massa di ferro solleverà un’onda altissima, di una tale forza che in un attimo spazzerà via tutto quello che incontrerà sulla sua strada…all’idea dello tsunami ho riaperto gli occhi interrompendo l’incubo.

Immagino che l’ennesima trasmissione serale sull’evoluzione della diffusione del corona virus in Italia, in Europa e nel mondo intero abbiano condizionato il mio inconscio ed il mio sonno, ma è curioso come abbia potuto proseguire a ragionare e fantasticare anche dopo essermi risvegliato dall’incubo e come non riuscissi a togliermi dalla testa l’immagine di quell’enorme nave volante.

Oggi è domenica, le giornate si allungano, la primavera scalpita, sbocciano nuove gemme e cantano gli uccellini ignari del corona virus.

Sono trascorse oltre 24 ore dalla fine di quell’incubo ed a sangue freddo mi piace immaginare che quell’enorme nave che volava silenziosa nel cielo oscurando la luce del sole altro non fosse che una gigante mongolfiera e che con un po’ di calore in più potrà nuovamente guadagnare quota e che in ogni caso il suo ammaraggio sarà dolce e la sua massa così leggera da non alzare alcun genere di onda anomala.

Apriamo gli occhi e facciamo passare la nottata…Stasera l’appuntamento sui balconi con il flash-mob delle 18 è per cantare “Ma il cielo è sempre più blu” di Rino Gaetano.

Noi ci saremo!

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